“Nei primi due mesi del 2024 le morti sul lavoro sono aumentate del 19% e le denunce di infortunio del 7,2%. Da Brandizzo a Firenze, le cause che portano agli incidenti si ripetono: mancanza di tutele, scarsa efficacia dei controlli, esternalizzazioni incontrollate, come nel cantiere di Firenze dove lavoravano circa 60 imprese. E un denominatore comune: il lavoro sempre più povero e vulnerabile”.
Così Giuseppino Santoianni, Presidente dell’Associazione Italiana Coltivatori in occasione del Primo Maggio.
I dati Eurostat dicono che in Italia l’11,7% dei lavoratori dipendenti riceve un salario inferiore ai minimi contrattuali, la media Ue è del 9,6%. Inoltre dati Inail alla mano, nel 2023 le denunce di malattia professionale sono state 72.754 (+19,7% rispetto al 2022) mentre nel primo bimestre del 2024 siamo già a 14.099, il 35,6% in più rispetto allo stesso periodo del 2023. “L’ennesimo caso di sfruttamento nei campi di Piombino riporta sotto i riflettori la piaga del caporalato, con persone che lavoravano più di 10 ore al giorno per salari in un caso addirittura sotto all’euro l’ora – sottolinea Santoianni – un’emergenza diffusa da nord a sud, dalle Langhe, dove nel mese di marzo sono stati individuati 40 braccianti sfruttati nei vigneti, all’entroterra siciliano. In questo contesto è urgente dare un valore socialmente condiviso alla retribuzione dei lavoratori, con misure che permettano alle persone di vivere dignitosamente. Il salario minimo è uno degli strumenti da attivare ma è necessario affiancarlo allo sblocco degli investimenti nella prevenzione infortuni e a politiche lungimiranti sugli effetti dei cambiamenti climatici. A livello globale le esposizioni al calore provocano 22,85 milioni di infortuni sul lavoro all’anno e in Italia si prevede un’altra estate in cui bisognerà ricorrere a misure emergenziali per i lavoratori dei campi”.