“Immagina di dover mostrare solo una metà di te”, con l’hashtag #StopOmofobia è la campagna social e sui campi di gioco contro l’omofobia, che si traduce in un impegno quotidiano e concreto della Lega Nazionale Dilettanti in sinergia con Arcigay e Gaynet.
In particolare, il 17 maggio, in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia (IDAHOT), viene lanciato un messaggio ancora più forte.
Il progetto, che si sviluppa in tappe in programma da oggi a sabato 18 maggio, coinvolgerà le società sportive con una challenge social contro l’omofobia.
Nel mondo del calcio l’omosessualità è ancora un tabù.
Secondo la ricerca di Outsport, progetto europeo cofinanziato dal programma Erasmus+ della Commissione Europea, l’82% nei Paesi UE è stato testimone di linguaggio omotransfobico in contesti sportivi, 1 su 3 non fa alcun tipo coming out, il 16% dichiara di aver subito violenze verbali o fisiche nei 12 mesi precedenti.
Sia nel nostro Paese che in Europa, come rileva la ricerca, lo sport che si abbandona di più a causa dell’omotransfobia, è il calcio.
Lega Nazionale Dilettanti, Arcigay e Gaynet si uniscono contro l’omofobia in tutte le sue forme per contribuire a rendere il calcio un ambiente accogliente per tutte le persone della comunità LGBTQIA+.
“Come Lega Dilettanti crediamo che lo sport sia prima di tutto uno strumento di inclusione- dichiara Luca De Simoni, Coordinatore Area Responsabilità Sociale LND- perciò anche quest’anno insieme a Gaynet ed Arcigay vogliamo promuovere un messaggio di sensibilizzazione e allo stesso tempo di supporto per chi ancora oggi mostra solo una metà di se stesso/a”.
“Il calcio europeo, a partire da Paesi come la Germania – dichiarano Marco Arlati, Segreteria Nazionale Arcigay delega sport, e Rosario Coco, Presidente Gaynet, (che attualmente è anche calciatore apertamente omosessuale in seconda categoria) – ha ormai compreso che l’inclusione è una questione di diritti umani, responsabilità sociale e di risultati sportivi. Questa campagna racconta la lotta all’omofobia come una delle tappe necessarie per colmare il divario tra il nostro calcio e quello europeo, restituendo al movimento calcistico il suo ruolo educativo e consentendo di liberare il potenziale di ogni calciatore e calciatrice dentro e fuori dal campo, come testimoniato in più di un’occasione dalle dichiarazioni di Jakub Jankto. Lo sport, insieme alle famiglie e alla scuola sono i luoghi sociali dove una persona è formata al rispetto e alla valorizzazione delle differenze, che devono essere espresse in piena libertà da subito e non solamente dopo aver raggiunto risultati sportivi importanti o ritirandosi dall’attività professionale di giocatore/giocatrice. Ringraziamo la Lega Nazionale Dilettanti per aver scelto di non stare in silenzio, ma di agire a pieno nel suo ruolo di valorizzazione e formazione personale delle persone che agiscono e vivono il calcio.”