È quanto emerge da un progetto di ricerca, durato un anno e mezzo, svolto nell’ambito delle cure simultanee sul cancro del polmone a piccole cellule (SCLC) che ha coinvolto ben 15 centri di cura oncologica nel Lazio. In Italia l’incidenza del tumore al polmone è stimata in 40mila nuovi casi all’anno, di cui il 15% sono diagnosi di microcitoma che è una delle patologie più aggressive in oncologia. La standardizzazione del percorso assistenziale, unita ad un’integrazione tra le cure attive e quelle di supporto integrate come le cure simultanee, potrebbero consentire una corretta gestione e risposta a tutti quei bisogni di cui ha necessità il paziente con microcitoma riuscendo a migliorare la qualità di vita e allungando la durata della stessa
Un progetto per mappare lo stato dell’arte clinico e organizzativo nel Lazio, nell’ambito delle cure simultanee per il microcitoma (SCLC), una tipologia di tumore molto aggressiva che ha origine dalle cellule neuroendocrine dei polmoni e ha una rapida evoluzione, sviluppandosi prevalentemente a livello delle vie aeree centrali. Il percorso, durato un anno e mezzo, ha visto il coinvolgimento di un’equipe multidisciplinare composta da 12 professionisti tra oncologi, radioterapisti, palliativisti e psicologi, attivi presso 15 tra i principali centri oncologici del Lazio. Tra questi, 8 strutture sono state coinvolte fin dal 2023, anno di avvio del progetto, mentre le altre 7 sono salite a bordo in un secondo momento all’inizio del 2024. In Italia si stima un’incidenza media annuale di nuove diagnosi di tumore al polmone pari a 40mila casi; di questi il 15% (circa 6mila casi) è rappresentato dal microcitoma. A causa delle comorbidità e del suo comportamento aggressivo, i pazienti sono altamente sintomatici anche in uno stadio non metastatico. Ciò che manca, come emerso chiaramente nelle fasi preliminari del progetto, è un’uniformità nel coinvolgimento dei medici palliativisti e nell’uso contemporaneo delle cure palliative e delle terapie antitumorali. La standardizzazione del percorso assistenziale mediante l’elaborazione e lo sviluppo, da parte del gruppo di lavoro, di una serie di raccomandazioni sia a livello clinico che organizzativo, unito ad un’integrazione tra le cure attive e quelle di supporto integrate quali sono le cure simultanee potrebbero quindi consentire una corretta gestione e risposta a tutti quei bisogni di cui il paziente con microcitoma ha necessità, riuscendo a migliorare la qualità di vita e ad allungare la durata della stessa.
“Il tumore del polmone a piccole cellule o microcitoma è una delle patologie più aggressive in oncologia – spiega Sabrina Mariotti dell’UOSD Oncologia Medica presso il Policlinico Tor Vergata di Roma – Già all’esordio si manifesta con sintomi invalidanti in pazienti di età medio-alta che hanno già delle comorbidità significative. L’unione tra i sintomi legati alla malattia e le comorbidità rende una buona percentuale di questi pazienti non suscettibile di cure attive e da qui nasce perciò l’esigenza di gestire questa sintomatologia, cercando laddove possibile di portare alla curabilità quei pazienti che altrimenti perderebbero un’opportunità terapeutica. Oggi, infatti, il microcitoma si avvale di una nuova opportunità terapeutica che è l’immunoterapia, la quale soprattutto in uno stadio avanzato della malattia e nei trattamenti di prima linea e di mantenimento riesce a migliorare l’aspettativa di vita. L’esigenza di un’integrazione tra cure attive e cure di supporto integrate quali sono le cure simultanee – conclude Mariotti – diventa prioritaria perché è in grado di migliorare non solo la qualità di vita dei pazienti con microcitoma ma anche l’aspettativa di vita”.
I 15 centri oncologici attivi nel Lazio sono stati oggetto di una survey i cui risultati sono stati presentati in occasione della tappa finale di questo percorso che ha avuto luogo a Roma nell’ambito dell’evento ECM “Le cure simultanee nel SCLC nella Regione Lazio: stato dell’arte e prospettive future”. Un appuntamento, realizzato con il contributo non condizionante di Roche e il supporto tecnico-organizzativo di OPT Spa, che ha visto la partecipazione delle Istituzioni (Ministero della Salute) e delle associazioni pazienti (FAVO – Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia e WALCE – Women Against Lung Cancer in Europe) e che ha ottenuto il patrocinio delle principali società scientifiche italiane attive in ambito oncologico (la Sezione Regione Lazio dell’AIOM – Associazione Italiana Oncologia Medica, AIRO – Associazione Italiana Radioterapia e Oncologia clinica, CIPOMO – Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri, SICP – Società Italiana di Cure Palliative). Nel Lazio l’incidenza del microcitoma (SCLC) è pari a 400/600 casi all’anno su un totale di 4mila diagnosi annue di tumore del polmone ed i centri oncologici oggetto dell’indagine, nel corso del 2022, hanno gestito 325 pazienti con microcitoma che rappresentano tra il 55% e l’80% dei casi di cancro del polmone a piccole cellule dell’intera Regione.
Entrando nel dettaglio dei principali risultati della survey emerge come, a livello di offerta di cure simultanee, i 15 centri oncologici della regione Lazio, nel 74% dei casi sono in grado di garantire l’invio a percorsi di disassuefazione dal fumo di sigaretta mentre i percorsi di riabilitazione fisica e di esercizio vengono assicurati in 7 centri su dieci (72%). Rispetto alla multidisciplinarietà interna delle strutture di cura oncologica, il palliativista viene coinvolto al momento della diagnosi solo nel 35% dei centri. Passando al livello organizzativo nel 20% dei centri non è formalizzato un PDTA – Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale polmone, nel 60% dei centri non è attivo un percorso dedicato alle cure simultanee e nel 34% delle strutture non viene eseguito l’assessment completo del paziente. Per quanto concerne gli indicatori, nel 40% dei casi la Quality of life (QoL) del paziente non viene monitorata durante l’intero percorso di presa in carico. Infine, nel 40% delle strutture i professionisti coinvolti non sono adeguatamente formati nell’ambito delle cure simultanee.
Il gruppo di lavoro coinvolto nel progetto per la presa in carico dei pazienti con microcitoma, partendo dalle necessità emerse dalla survey, ha elaborato una serie di raccomandazioni pratiche relative a quattro aree (cliniche, organizzative, panel di indicatori per il monitoraggio, sviluppo soft skills e inclusione del paziente). “Oggigiorno diventa sempre più evidente come l’espressione prendersi cura di un paziente oncologico diventi sempre più importante – spiega Mario Rosario D’Andrea, Responsabile Rete Oncologica e Rete Cure Palliative, ASL Roma 4 – Dove prendersi cura anziché curare implica il prendersi carico di tutte quelle componenti, sia sanitarie che socio-sanitarie, che circondano il paziente. Insieme ad un team formato da professionisti e operatori sanitari abbiamo affrontato questa progettualità, con l’obiettivo di portare avanti un discorso più profondo che riguarda l’integrazione del palliativista nei gruppi di lavoro multidisciplinari in modo da riuscire a gestire, sin dall’inizio della presa in carico del paziente, tutti i percorsi, cercando quindi di dare delle soluzioni a un problema che diventerà sempre più complesso e articolato, non solo in ospedale ma anche sul territorio. L’obiettivo del progetto sul microcitoma è quello di portare avanti un pensiero, un nuovo paradigma terapeutico”.
Di fronte all’importante riscontro di partecipazione avuto dal progetto Lorenza Landi, UOSD Sperimentazioni cliniche: Fase 1 e Medicina di Precisione presso l’Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena” di Roma si mostra fiduciosa di questo primo importante punto di partenza raggiunto: “Un progetto molto partecipato nel quale è stato possibile affrontare e discutere, insieme ai colleghi, tutte le sfaccettature che riguardano la patologia microcitoma quali il percorso organizzativo e la presa in carico. In altre parole tutto quello che serve per migliorare la qualità di cura di questa patologia. È chiaramente un punto di partenza e dovremmo già pensare a come muovere i prossimi passi ma quello in cui crediamo e di cui siamo convinti è che di qui in avanti possiamo soltanto migliorare i nostri percorsi diagnostici e di presa in carico ma soprattutto anche l’aderenza del paziente con microcitoma alle terapie più innovative che è una dimensione estremamente complessa”.
“L’evento ha coinvolto varie realtà laziali e i partecipanti si sono confrontati sui temi emersi come punti fondamentali per l’impostazione di un ipotetico percorso, prevedendo un futuro dove l’implementazione delle cure simultanee, di una precoce presa in carico del paziente con microcitoma possa riguardare la maggior parte dei soggetti – spiega Gabriele Minuti, UOSD Sperimentazioni cliniche: Fase 1 e Medicina di Precisione, Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena” di Roma – Sicuramente la discussione è stata molto stimolante e questo porterà sicuramente, ed è quello che ci auguriamo, a delle possibili conseguenze anche in termini organizzativi da un punto di vista di ragionamento per quanto riguarda i percorsi regionali”.
“Le cure simultanee costituiscono un modello che unisce innovazione clinica a modelli organizzativi efficaci, un connubio che rappresenta al meglio quello che OPT Spa fa da oltre 30 anni – dichiara Davide Lucano, amministratore delegato di OPT Spa, società leader nel mercato italiano della consulenza in ambito sanitario – La presenza di Istituzioni, società scientifiche e associazioni pazienti conferma la rilevanza delle tematiche trattate. Ci auguriamo che altri tavoli di lavoro vengano presto costituiti in questo rilevante ambito”.