La solitudine e l’avanzare dell’età, difficile da accettare, spesso provocano conseguenze importanti sulla salute psicofisica, accorciando la durata la vita e procurando un’intensa sofferenza nella popolazione anziana.
Le ragioni possono essere molteplici: l’aumentare dei problemi di salute correlati all’età, l’avere avuto lutti importanti tra i propri cari e gli amici, impegni lavorativi che si protraggono anche in tarda età, la mancanza della desiderata presenza dei figli, il sentirsi abbandonati. Da non trascurare le conseguenze del pensionamento dal lavoro o dagli impegni domestici che per anni hanno rappresentato il fulcro della loro vita. L’inattività, la depressione, la perdita di speranza e altri fattori ancora, sempre più spesso spingono gli anziani a chiedere aiuto e sostegno psicoanalitico.
A spiegarlo è la psicoanalista ordinario e psichiatra della società psicoanalitica italiana Adelia Lucattini che evidenzia come oggigiorno anche nella terza età, è frequente il ricorso alla psicoanalisi.
“Da molti anni seguo persone anziane in analisi o psicoterapia analitica, sia nella terza (over 65) che nella quarta età tra 75 e 84 anni”, afferma Adelia Lucattini, che sul tema ha scritto il saggio “Un uomo in viaggio. Un’analisi nella terza età se il corpo s’ammala” nel libro “Il lato notturno della vita. Corpo malato e fiducia nella stanza d’analisi” (Franco Angeli, 2020).
La persona anziana che vive da sola spesso si sente non capita, emarginata, senza supporti nel momento del bisogno. La solitudine, il vuoto depressivo e l’angoscia, causano grande sofferenza personale, hanno risvolti somatici con conseguenze talvolta anche serie. Infatti, la depressione non curata, aumenta del 35% la mortalità, un dato paragonabile all’effetto di gravissime patologie fisiche. L’isolamento annulla la possibilità di una vita sociale, di trovare buona compagnia e godere delle gioie di vicinanze calorose”.
“La caratteristica comune”, evidenzia ancora Lucattini, “tra gli anziani che abbiano fatto un’analisi è che sono più sereni, maggiormente riflessivi, attenti a sé stessi e alla propria salute, affrontano con coraggio la depressione e la paura della fine della vita. Non di rado, sono più longevi a parità di malattie fisiche, rispetto ai loro coetanei che non hanno fatto una analisi, poiché si curano di più e hanno minore stress. Infatti, si osservano, pensano creativamente e sono più vivaci. Inoltre, sanno chiedere aiuto, non hanno timore a consultare i medici o a sottoporsi ad accertamenti, controlli e prevenzione. Tutto ciò dipende anche dal fatto che sviluppano un’abitudine a parlare di sé, a riflettere sulla propria vita, sulla famiglia di origine e quella attuale, ad ascoltare le emozioni e ad accettare il corpo che cambia e invecchia. Oltre a ciò, affrontano i traumi antichi e recenti, elaborano i lutti, reagiscono all’abbattimento, si riattivano mentalmente. Hanno più amore per sé stessi e affrontano con maggior decisione e pazienza le malattie croniche da cui sono affetti e le possibili riacutizzazioni. Grazie al lavoro analitico e alla relazione con il loro analista, recuperano un buon rapporto con i familiari che talvolta, chiamano in causa direttamene, chiedendo un colloquio congiunto. Parlano molto dell’amore sentimento sempre estremamente rivitalizzante che fa sentire il piacere di aver vissuto e di vivere ancora. Un’emozione forte che rende progettuali nel presente, espande il tempo, restituisce fiducia nel futuro e in una buona qualità della vita. Una forza trainante che consolida un senso compiuto e pieno dell’esistenza.
Con il supporto della psicoanalisi, conclude la psichiatra, si garantisce all’anziano il diritto ad una vita piena che permetta di realizzarsi anche in tarda età. Infatti, gli anziani saggi, tranquilli e un po’ gioiosi sanno essere efficaci e creativi, arricchendo la vita di chi li circonda”.