“E’ falso quanto dichiarato ieri e oggi da alcuni esponenti politici, ossia che la nuova versione del redditometro è stata preventivamente condivisa con le associazioni dei consumatori. Noi abbiamo partecipato alla consultazione del giugno 2021 ma le nostre proposte non sono state accolte” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
“Nel decreto, ad esempio, si insiste nell’errore di considerare le soglie di povertà assoluta come se rappresentassero il livello minimo di sussistenza, mentre non è così. Per questo avevamo chiesto che nelle spese dal contenuto induttivo si includessero gli alimentari ma non le bevande, l’abbigliamento, le calzature o i fitti figurativi, ancor più arbitrari e presunti o i pezzi di ricambio e riparazione auto, troppo variabili a seconda dei chilometri annui percorsi o dell’anno dell’auto” prosegue Dona.
“Per compensare queste criticità, ed evitare il rischio della media del pollo di Trilussa, avevamo poi chiesto di intervenire a monte, modificando l’articolo 38, del D.P.R. n. 600/73 che prevede che sia sufficiente uno scostamento di appena il 20% del reddito dichiarato per far scattare la determinazione sintetica del reddito complessivo” aggiunge Dona.
“Avevamo dato, infine, suggerimenti, come la proposta di considerare anche la frequenza di acquisto come parametro utile per valutare l’incongruità con il reddito dichiarato, dato che alcuni beni si possono anche acquistare una tantum, dalla macchina allo smartphone alla moda, ma se si cambiano troppo spesso allora non sono più spese congrue, oppure come quello che se si consideravano le spese degli altri familiari allora andava valutato anche il reddito complessivo della famiglia” aggiunge Dona.
“Nessuna di queste proposte è stata accettata, Diciamo no, quindi, a questo redditometro” conclude Dona.