Con l’appello di Coldiretti Lazio alla Regione per la riapertura del dossier “Cacio Romano” inizia un nuovo capitolo del travagliato percorso verso il riconoscimento come DOP (Denominazione di Origine Protetta) di questo prodotto caseario tipico del Lazio.
Prodotto molto diffuso nella tradizione culinaria romana e laziale, il Cacio Romano è un formaggio a pasta dura e cotta a media stagionatura prodotto soprattutto nella campagna romana a partire dal latte intero delle pecore (prevalentemente di razza Sarda ma anche Comisana, Sopravvisana, Massese o i loro incroci) che pascolano in questo territorio.
L’agognato riconoscimento come DOP, il più importante dei marchi di qualità riconosciuti anche a livello UE, rappresenterebbe un traguardo importante andando a sugellare l’unicità di questo prodotto e il suo indissolubile legame con il territorio, oltre a preservare i metodi di produzione e le tradizioni gastronomiche dell’areale di produzione.
A riportare l’attenzione sulla domanda di riconoscimento, ormai ferma da molto tempo sui tavoli del ministero, è stato nei giorni scorsi il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri, in occasione dell’annuncio da parte dell’assessore all’agricoltura Giancarlo Righini di nuove misure di sostegno alle aziende agricole da latte bovino.
«Alla luce delle risoluzioni ministeriali – ha dichiarato Granieri – crediamo sia arrivato il momento di sbloccare la situazione e di procedere con il riconoscimento del marchio Dop del Cacio Romano, la cui mancanza penalizza fortemente il Lazio».
«È di fondamentale importanza – ha concluso il presidente di Coldiretti Lazio – avere la possibilità di utilizzare latte ovino e vaccino per la realizzazione di un prodotto lattiero caseario, che sia distintivo e rappresentativo del nostro territorio. Il Cacio Romano è destinato ad avere successo e ci consentirà di valorizzare la filiera del latte, un prodotto che vive di una grande incertezza di mercato. Questa scelta valorizzerebbe, inoltre, tutto il sistema zootecnico laziale e nel favorirebbe il suo sviluppo».
Lo scorso 24 maggio Coldiretti Lazio ha così scritto all’assessore per sollecitare la riapertura del dossier “Cacio Romano”, un prodotto che testimonia l’importanza del settore dell’allevamento ovino per la nostra regione che, con i suoi cinquemila allevamenti di pecore e gli oltre 800 mila capi, si posiziona al terzo posto in Italia per la consistenza del patrimonio ovino.
A riaprire la strada verso il riconoscimento del marchio DOP anche la sentenza della Cassazione di aprile 2023, che ha evidenziato le peculiarità del Cacio Romano e le sue caratteristiche uniche.
La sentenza ha sancito la fine della battaglia tra il Consorzio per la tutela del Formaggio Pecorino Romano Dop, formaggio prodotto con latte ovino prevalentemente sardo ma anche (in misura minore) toscano e laziale, e i produttori del Cacio Romano, prodotto con latte laziale.
Al termine della diatriba legale, che ha avuto per oggetto sia il nome che le caratteristiche dei due formaggi, la Cassazione ha determinato che esistono differenze sostanziali tra i due, riconoscendo l’unicità del cacio romano e riaccendendo le speranze per la DOP.
Sara Fantini
Redattrice L’agone