22 Dicembre, 2024
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I formaggi dop italiani sono leader negli Usa

Corre l’export dei nostri formaggi Dop verso gli USA: con oltre 30mila tonnellate esportate nel 2023 (+3% sul 2022), i prodotti caseari a indicazione geografica certificata hanno messo a segno un +7% a valore per un fatturato pari a 390 milioni di euro, trainati da Grana Padano, Parmigiano Reggiano e pecorini.  Dati che attestano l’importanza dei formaggi DOP e IGP sull’export caseario nazionale verso gli Stati Uniti, rispetto al quale rappresentano quasi l’80% dei volumi e il 90% del valore.

 

Nei primi tre mesi 2024 si registrano, complessivamente, nuovi importanti incrementi, a due cifre percentuali per Grana Padano, Parmigiano Reggiano e pecorini, formaggi da sempre vincenti e trainanti sul mercato USA. I primi due crescono a volume nel I trimestre del +28% mentre il Pecorino Romano di oltre il 20%.

A dare i numeri è Afidop, Associazione Formaggi Italiani DOP e IGP, alla vigilia del Summer Fancy Food in programma a New York dal 23 al 25 giugno prossimi, dove l’associazione sarà presente con i consorzi di tutela di Gorgonzola, Grana Padano, Mozzarella di Bufala Campana, Parmigiano Reggiano, Pecorino Romano, Pecorino Toscano e Piave per promuovere i propri formaggi negli USA, dove l’Italia detiene il primato mondiale per l’export di prodotti caseari.

Per Antonio Auricchio, Presidente Afidop: “Il Summer Fancy Food rappresenta l’occasione chiave per promuovere le nostre denominazioni ad un pubblico privilegiato come quello statunitense. Quello a stelle e strisce è un mercato dinamico che assorbe quasi il 12% delle esportazioni complessive di formaggi DOP e IGP italiani, a dimostrazione dell’efficacia del lavoro di promozione svolto in questi anni. Un mercato strategico su cui però occorre continuare lavorare per combattere l‘italian sounding, facendo più cultura sui prodotti made in Italy nei luoghi stessi di consumo dei prodotti italiani, anche attraverso le nostre linee guida per i ristoranti, che presto saranno disponibili anche per i ristoratori USA. I formaggi sono infatti il prodotto italiano più utilizzato nei ristoranti esteri (94,7%) dopo il vino, seguiti da olio e pasta e infine i salumi”.

Tra le attività di promozione previstela cena di gala con degustazioni dei formaggi DOP al The Pierre, alla presenza del Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, e del Presidente ICE, Matteo Zoppas, in programma il 22 giugno. Il 24 giugno riflettori puntati sui formaggi DOP e IGP all’interno del padiglione ICE con la degustazione in fiera “A Taste of Excellence! AFIDOP Presents the Italian PDO and PGI Cheeses” (24 giugno ore 15.00-16.00). Un’occasione per ribadire l’impegno di Afidop nella promozione delle linee guida per la valorizzazione dei formaggi DOP e IGP nei ristoranti in Italia e a breve anche all’estero.

Le linee guida messe a punto da AFIDOP in collaborazione con FIPE puntano anche a contrastare il falso Made in Italy dell’italian sounding, che genera un giro d’affari stimato in oltre 90 miliardi di euro (dati Ismea-MASAF). I formaggi certificati sono, da sempre, tra le vittime preferite di questo fenomeno, che tocca anche il fuori casa. Secondo le stime FIPE, nel mondo esistono circa 600mila ristoranti che si autodefiniscono italiani. Di questi soltanto 2.218 lo sono davvero. All’estero, esistono esercizi commerciali (ristoranti, bar, pasticcerie) che offrono servizi, hanno layout, possiedono gli stessi loghi e presentano la stessa offerta di quelli presenti nelle metropoli del nostro Paese. Almeno sulla carta. In realtà, i menù di questi pseudo “italian restaurant” non hanno nulla a che vedere con quelli che pretendono di imitare, senza conoscerne la qualità. Secondo un’indagine del Centro Studi Fipe del 2021 rivolta ai ristoranti certificati italiani all’estero, è emerso che nei loro Paesi, il 94% degli intervistati rileva nei competitor non certificati contraffazione dei prodotti, l’89% vede contraffazione nelle ricette, non conformi a quelle autentiche, mentre il 60% trova ristoranti falsi italiani e il 43% ha dubbi sull’origine dei prodotti.

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