Negli ultimi anni, la carne grass-fed ha guadagnato popolarità tra i consumatori attenti alla salute e all’ambiente. Ma cosa significa esattamente “grass-fed” e quali sono i benefici che derivano dal consumo di questo tipo di carne rispetto a quella convenzionale?
Il termine “grass-fed” si riferisce all’alimentazione degli animali, che in questo caso è basata esclusivamente o principalmente su erba e foraggio naturale, e significa letteralmente in inglese “nutrito a erba”. Gli animali sono quindi allevati al pascolo per l’intero ciclo di vita.
Dal punto di vista dell’aspetto, la carne grass-fed ha un colore più scuro rispetto a quello più rosato della carne convenzionale, con un grasso più tendente al giallo rispetto al bianco che siamo più abituati a vedere.
Ma la differenza principale sta nella composizione di questo grasso che è più ricco di acidi grassi insaturi nel caso degli animali alimentati al pascolo e contiene quindi meno acidi grassi saturi.
I grassi insaturi, anche detti PUFA, soprattutto del tipo omega 3, hanno notevoli e accertati effetti positivi sulla salute umana. I medici lo sanno bene, al punto da consigliare alle persone di mangiare spesso mandorle e pesce azzurro, che contengono alte quantità di questo tipo di grassi.
Importante è anche sapere che l’erba o fieno dei prati permanenti di cui si nutrono gli animali arricchiscono la carne e il latte di carotenoidi e flavonoidi, e di e importanti vitamine come la A, la D e la E. La carne grass-fed ha quindi livelli più alti di antiossidanti, che aiutano a combattere i radicali liberi nel corpo.
Questo tipo di carne ha però solitamente un costo maggiore rispetto a quella convenzionale. Gli animali che mangiano grandi quantità di cereali hanno infatti produzioni maggiori e l’allevamento estensivo può presentare delle difficoltà. Alcuni consumatori, inoltre, non ne apprezzano l’aspetto peculiare e il sapore molto deciso, che le rendono più simile alla selvaggina.
Un altro aspetto da considerare è che questo tipo di allevamento permette di sfruttare e valorizzare quelle zone del nostro paese in cui non c’è una grande piovosità ed è impossibile innaffiare, e dove quindi non si possono fare colture orticole pregiate, e in cui è difficile sviluppare altri settori economici per motivi logistici e legati alla natura del territorio.
I ruminanti, ovvero i bovini, le pecore, le capre e i bufali, hanno la capacità di utilizzare, per vivere, crescere e produrre latte e carne, degli alimenti che per l’uomo non hanno alcun valore nutritivo, come l’erba e i foraggi spontanei, ma anche quelli coltivati e i tanti i sottoprodotti dell’industria alimentare come i cruscami e gli scarti di estrazione dell’olio e dello zucchero. Questi animali permettono quindi di valorizzare questi alimenti trasformandoli in cibi adatti all’uomo ad alto valore biologico.
Sara Fantini
Redattrice L’agone