19 Novembre, 2024
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E intanto i giovani non esercitano il proprio diritto al voto

La generazione Z non vota. Una amara conferma

I risultati delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo non erano ancora definitivi, ma era definitivo il dato della partecipazione, che i commenti degli analisti ripetevano una frase ascoltata più volte nelle ultime tornate elettorali “la disaffezione al voto è un problema per la democrazia, i giovani non esercitano il proprio diritto al voto”.

Non c’è ancora l’affluenza divisa per età, ma il dato della partecipazione degli studenti fuorisede qualche indicazione la fornisce. Il numero ufficiale degli studenti che studiano in un luogo diverso da quello di residenza è aggiornato al dicembre 2018, a quella data il numero di studenti fuorisede risultava di 591.507 (Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le riforme istituzionali, per la partecipazione dei cittadini: come ridurre l’astensionismo e agevolare il voto, 2022).  Probabilmente il numero di quelli che avevano la possibilità di partecipare al voto nel 2024 non è stato molto diverso, solo che hanno avanzato l’istanza di esercitare il proprio diritto di voto nel comune di studio soltanto in 23.734 (Eligendo, www.interno.gov.it) e di questi hanno votato in 17.442.

Insomma la generazione Z, i nati tra il 1997 e il 2012, non sembra interessata a esercitare il diritto fondamentale della democrazia, quello del voto. Eppure se si interroga un motore di ricerca basato sull’intelligenza artificiale la prima frase della risposta suona come “La generazione Z, è nota per il suo forte impegno civile e sociale. Questa generazione ha mostrato un interesse significativo per l’attivismo sociale e politico, promuovendo movimenti e proteste su questioni come il cambiamento climatico, l’uguaglianza di genere, la giustizia razziale e altre questioni sociali rilevanti”; continuando a leggere si apprende che il loro impegno non passa per i partiti politici tradizionali, emanazione di una classe politica da cui non si sentono rappresentati.

I conflitti generazionali sono stati una costante degli ultimi decenni dello scorso secolo, in alcune stagioni il conflitto è stato aspro e in alcuni casi anche violento, ma era comunque all’interno di organizzazioni politiche che aspiravano ad avere una rappresentanza in parlamento, da qui un’alta partecipazione alle varie tornate elettorali.

Roba da “boomer” direbbe la “Gen Z”, eppure il paradosso per cui giovani con un’elevata sensibilità per i temi che in un prossimo futuro dovremo inevitabilmente affrontare, ma che non utilizzano gli strumenti che li potrebbero far accedere ai luoghi in cui le decisioni sul loro futuro vengono prese deve essere risolto.  Chiedendo una probabile soluzione alla solita Intelligenza artificiale, tra le altre propone “la creazione di programmi specifici per i giovani, come ad esempio stage o borse di studio per attività politiche, può creare una maggiore consapevolezza delle opportunità offerte nell’ambito istituzionale”. Forse banale come risposta, ma in tempi di tagli per “sanità, istruzione e politiche abitative” (Europa Today, 8 aprile 2024) anche l’intelligenza artificiale appare più saggia delle intelligenze naturali.

Salvatore Scaglione

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