13 Novembre, 2024
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Le urne (vuote) e il botteghino

A bocca aperta, ammirati dal film di Paola Cortellesi, “C’è ancora domani”. Una proiezione in bianco e nero, che fa immedesimare la platea nei tempi che furono. E la vittoria, la grande conquista del voto alle donne. Roba d’una ottantina d’anni fa. E i premi per il film, apprezzato da pubblico e critica, e i Nastri d’argento a raffica. Che bella cosa, quel voto alle donne, prima agognato e poi raggiunto. Poi, si arriva a oggi, elezioni 2024, che fanno seguito alle precedenti tornate elettorali. E la gente non va a votare. Un popolo che non si sente rappresentato dalla classe politica d’un oggi costellato dai soliti nani, dalle solite ballerine, dal consueto chiacchiericcio d’un linguaggio politichese che sa di insipido. Un discorso che interessa soprattutto i giovani, primi a scendere in piazza per protestare, ultimi nella classifica dei votanti. Una controtendenza per certi versi inspiegabile, qua ci si lamenta di tutto, ma poi si evita di scegliere, come se il malaffare d’una politica dimentica dei problemi degli italiani interessasse gli altri, non chi ha evitato le urne. E l’esclamazione “che peccato!” si aggiunge al pensiero di aver perso l’ennesima occasione. Ride il botteghino (della Cortellesi), piangono le urne, soffre l’Italia. Qua mancano i tasselli d’un Paese che ogni giorno perde qualcosa. E si, “che peccato!”.

Massimiliano Morelli

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