22 Dicembre, 2024
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La difficoltà di comunicare. Dalla “generazione silenziosa” alla “generazione Alpha”

Erodoto, storico greco del V secolo a.C., scrisse che una generazione corrispondeva all’unità di tempo intercorrente tra la nascita dei genitori e quella dei loro figli. Una generazione durava 30 anni. Oggi il termine “generazione” indica l’insieme di persone che hanno vissuto nello stesso periodo storico, hanno condiviso esperienze mondiali e tendenze socio-culturali simili.
È la prima volta nella storia che almeno cinque generazioni si confrontano sul lavoro, sui modi di trascorrere il tempo libero, di utilizzare le nuove tecnologie, di fare acquisti e di socializzare. Le generazioni, soprattutto per utilità aziendali, sono state classificate in base all’età. È una classificazione molto criticata, sia perché è impossibile tracciare una linea netta tra l’inizio e la fine di ognuna, sia perché attribuire alle generazioni caratteristiche differenti ha consentito lo sviluppo di stereotipie sulle diverse età. Le generazioni sono state suddivise in sei gruppi:
– “Generazione Silenziosa”, rappresentata dai “veterani”, anche detti “tradizionalisti” o “builders”, nati prima del 1945. Sono cresciuti all’insegna della disciplina in un periodo di gravi difficoltà politico-economiche-sociali in cui il lavoro era un privilegio, anzi un dovere morale. Considerano ancora un valore la fedeltà al datore di lavoro, alla famiglia, alla patria.
– “Baby Boomers”, nati tra il 1945 e il 1960”, dopo la seconda guerra mondiale, in un periodo di grande ripresa economica e di boom demografico. I Boomers sono la generazione della modernizzazione e del cambiamento che ha introdotto l’uso di massa della televisione, della lavatrice, e del telefono.
– “Generazione X”, che comprende i nati tra la metà degli anni ’60 e la metà degli anni ’80. Hanno socializzato frequentando piazze e spazi comuni ed hanno aperto l’epoca dei nativi digitali. Sono un pilastro dell’economia ma sono definiti una generazione “invisibile, perché cresciuta all’ombra dei Baby Boomers che avrebbero imposto loro la propria visione del mondo e i propri assetti di potere.
– “Millennial o Generazione Y”, nati tra il 1985 e il 1995, sono definiti “la generazione connessa” ma anche “nativi digitali” perché sono cresciuti con Internet, computer e smartphone. Grazie alla “rete”, hanno abbattuto le barriere culturali, hanno una mentalità aperta e sentono di essere cittadini del mondo. Hanno molteplici interessi, sono ambiziosi e competitivi, ottimisti e tolleranti, collaborativi e incentrati sul raggiungimento del bene comune.
– “Generazione Z”, anche detta Centennials, perché comprende i nati tra la metà degli anni ’90 e il 2005. Sono completamente immersi nel mondo digitale, comunicano attraverso i social in modo diretto, breve, incisivo, autentico, senza fronzoli. Sensibili ai temi ambientali, sono ecologisti e aperti a un mondo multiculturale in cui la diversità e l’inclusività sono un valore. Sono esigenti, impazienti, dinamici, curiosi e indipendenti, amano il cambiamento e stanno sperimentando la duplice faccia della tecnologia che migliora e rende veloce la comunicazione, ma la impoverisce dal lato umano.
– “Generazione Alpha o degli screenagers”, così detti i giovani abili nell’uso degli schermi digitali e dei dispositivi tecnologici a cui non sanno rinunciare. Comprende i nati dal 2006 al 2023. Il loro equilibrio psico-fisico e la loro socialità hanno risentito moltissimo della pandemia da covid. I sociologi li vedono come bambini alla ricerca di attenzioni, che si annoiano velocemente, sono costantemente connessi e si aspettano soluzioni immediate alle loro esigenze. Credono nella sostenibilità, nell’inclusione, nella solidarietà e nella parità di genere. Vivranno appieno il periodo dell’Intelligenza Artificiale e della robotica, in un mondo nuovo, in cui gli adulti non avranno esperienze vissute da proporre.

Per evitare le incomprensioni intergenerazionali, in famiglia e nella società, sarebbe utile cogliere i punti di forza che stanno dietro ai valori di ogni generazione, quindi occorre fermarsi a cogliere il significato, a volte nascosto, di quello che ogni generazione ha da dire, senza interpretare i fenomeni dando risposte stereotipate. Solo così troveremo il modo giusto per comunicare, perché nessuna generazione da sola potrà risolvere i problemi delle altre, sia nella vita, sia nel lavoro.

Anna Maria Onelli
Redattore L’agone

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