Come chiamare, d’altra parte, il tentativo antistorico di proporre la costituzione di una nuova provincia per una porzione di territorio così legato alla Capitale?
Quale magnifica prospettiva di assetto istituzionale ha convinto i promotori della bontà di tale idea, al punto di coinvolgere qualche altro sindaco a calpestare i cittadini e portare, in fretta e furia, tali decisioni nelle massime assise cittadine?
Sin dall’inizio, il Partito Democratico ha sottolineato le preoccupazioni per un assetto istituzionale che avrebbe indebolito il territorio, conducendolo all’isolamento e realizzando un ulteriore ente senza alcuna tenuta economico-finanziaria, incapace di dare risposte alla cittadinanza e che avrebbe compromesso la sua stessa esistenza nel giro di pochi anni.
Abbiamo spiegato in diverse assemblee territoriali che dal punto di vista normativo non ci sono le condizioni per la creazione di una nuova provincia, poiché la scelta è assolutamente in controtendenza con le volontà del legislatore e i parametri da tenere in considerazione: dimensione territoriale non inferiore a duemilacinquecento chilometri quadrati e una popolazione residente non inferiore a trecentocinquantamila abitanti.
Abbiamo chiesto di fare uno studio indipendente, dando un incarico a docenti universitari e professionisti per analizzare nel dettaglio tutti gli aspetti di un nuovo ente di prossimità, invece è stato prodotto dai promotori uno studio di parte che somiglia più a un libro dei sogni o un catalogo dell’Alpitour.
Abbiamo, infine, chiesto che, per una proposta così impattante sulla governance del territorio e sulla vita dei suoi cittadini, fosse imprescindibile coinvolgere la popolazione tramite un referendum, ma siamo stati ignorati o addirittura sbeffeggiati.
La Baccini&co ha voluto, invece, forzare la mano e andare di corsa nei consigli comunali per sbandierare una proposta sulla quale neanche le forze politiche del centrodestra si sono mai espresse, e che probabilmente non sarebbe mai passata in parlamento.
I proponenti hanno registrato prima l’indisponibilità dei comuni lacustri e via via degli altri comuni, che inizialmente si erano mostrati interessati, restando fermi al palo con l’adesione di soli 5 comuni. Peraltro in uno di questi, infilandosi all’interno di una crisi di maggioranza per far passare la proposta.
Stop a “Porta d’Italia”, il plauso del Pd locale
Dopo circa un anno di narrazioni fantasy, si chiude una parabola che ha invaso il territorio di nebbia e fumo per nascondere le intenzioni furbastre di qualche politicante e di alcuni potentati locali.
Oggi il Consiglio Comunale di Civitavecchia, guidato dal Sindaco Marco Piendibene, ha voluto mettere finalmente la parola fine a una forzatura istituzionale che, più che guardare all’interesse del territorio, mirava ad ambizioni personali.
Coordinamento PD – Litorale / Roma Nord