Venerdì 12 luglio il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, si è recato nel carcere di Viterbo, a seguito dei disordini che si sono verificati lo scorso 10 luglio, di cui avevano dato notizia alcune sigle sindacali della polizia penitenziaria. Il Garante è stato accolto dalla vicecomandante della Polizia penitenziaria, Mara Foti, che lo ha accompagnato nella seconda sezione, dove il garante ha parlato con alcuni detenuti. Mercoledì 10 alcuni detenuti si erano asserragliati, lanciando bombolette a gas, bruciando suppellettili e danneggiando il posto di guardia della polizia, dopo aver appreso del ritrovamento, nella mattina, del corpo di un detenuto senza vita nella terza sezione, la cui causa di morte è all’accertamento dell’autorità inquirente. All’ingresso in carcere, il detenuto aveva dichiarato di essere seguito dai servizi per le tossicodipendenze.
La seconda sezione è stata isolata dalle altre e, dopo l’ingresso della Polizia penitenziaria coadiuvata dai Vigili del fuoco, i detenuti sono rientrati nelle proprie celle. Secondo quanto appreso dal Garante, non ci sarebbe stato alcuno scontro diretto tra agenti e detenuti. Salvo due o tre detenuti che sono stati identificati e trasferiti in un altro istituto penitenziario, i detenuti della terza sezione, al momento della visita, erano chiusi nelle loro celle, a causa dell’inagibilità degli spazi comuni (per finestre rotte, vetri in terra ecc.). Al momento della visita, il garante ha potuto constatare che erano garantiti colloqui in presenza ma non le telefonate e le videochiamate e neppure le ore d’aria e di socialità previste dal regolamento, che sono state ripristinate nei giorni successivi.