19 Luglio, 2024
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A proposito delle (presunte) violenze e torture su pazienti disabili nel Cem della Croce Rossa

«Conosciamo bene le realtà delle strutture sanitarie del Lazio, sia legate alla realtà privata accreditata che a quella pura. E sappiamo bene quanto impegno, quanta passione, quante competenze si celano dietro il lavoro di ogni giorno di chi le dirige e dei professionisti sanitari che vi lavorano, unendo esperienza e qualità umane.

A nome di Aisi, Associazione Imprese Sanitarie Indipendenti, sentiamo, per tanto, di dover e voler esprimere una forte e perentoria condanna riguardo ai riprovevoli episodi di violenza e tortura che vedrebbero coinvolti alcuni operatori socio sanitari, attualmente agli arresti domiciliari, rei, secondo le pesanti accuse rivolte in questo momento nei loro confronti, naturalmente da accertare, di aver commesso reiterate e barbare violenze, e addirittura presunte torture, nei confronti di alcuni pazienti disabili ricoverati presso il Centro di educazione motoria gestito dalla Croce Rossa di Roma.

Naturalmente, attendiamo che la magistratura faccia doverosamente chiarezza ma, se confermate, le accuse nei confronti degli operatori socio sanitari coinvolti, potrebbero essere davvero agghiaccianti.

Da parte di noi di Aisi non può che esserci vicinanza alle famiglie dei malati coinvolti e non possono non emergere anche severe e doverose analisi, da parte nostra, su quanto accaduto.

Siamo di fronte, come in questo caso, a soggetti fragili, a persone in palese difficoltà, fisica e psichica, che il nostro Servizio Sanitario Nazionale ha il dovere di tutelare in tutte le maniere possibili.

Ed è per questa ragione che occorre andare fino in fondo per accertare le reali responsabilità, così come riteniamo che sia necessario, all’interno delle strutture sanitarie private accreditate e a quelle ambulatoriali, di rafforzare, come chiediamo da tempo, gli strumenti di video sorveglianza.

Tutto questo allo scopo di infrangere sul nascere tali possibili vergognosi episodi che, se confermati, non appartengono assolutamente all’etica, alle competenze e alle qualità umane di tutti quei professionisti sanitari, il cui impegno quotidiano, il cui prodigarsi per i pazienti più bisognosi ogni giorno, sottraendo spesso tempo alla propria vita personale, non è assolutamente in discussione e non può e non deve minare la fiducia e la serenità tra i professionisti, da una parte, e i malati stessi e le loro famiglie dall’altra». Così Karin Saccomanno e Giovanni Onesti, Presidente e Direttore Generale di Aisi.

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