22 Novembre, 2024
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Monterano, premio della Città d’Arte all’artista Fabrizio Nicoletti

Il Comune di Canale Monterano in collaborazione con l’Accademia Internazionale di Significazione Poesia e Arte Contemporanea conferisce il Premio della Città d’Arte Canale Monterano di Roma all’artista Fabrizio Nicoletti, che offre in lascito la sua opera “Tangere intatto” per esposizione permanente nella galleria comunale in Piazza Tübingen, con inaugurazione il 10 agosto 2024 alle ore 19.00.

La cerimonia conferisce la medaglia del Leone Aureo, effigie del leone berniniano della Fontana di Palazzo Altieri dell’antica Monterano, simbolo della città, realizzata con fusione artigianale del laboratorio orafo Rocchi di Via Margutta 51 in Roma. L’artista è insignito inoltre del Diploma del Comune e dell’Accademia, in Convenzione formativa con l’Università degli Studi di Roma Tre, accreditata dalla Regione Lazio, iscritta all’albo di Roma Capitale e della Critica in semiotica estetica della presidente dell’Accademia, prof.ssa Fulvia Minetti, esposta in connubio all’opera dell’artista.

La Galleria Accademica d’Arte Contemporanea della Città d’Arte Canale Monterano di Roma in Corso della Repubblica n.50 invita alla mostra personale dell’artista, dedicata alle risorse naturali e culturali della città: la Fontana del Bernini e il Convento di San Bonaventura, il fico centenario, il campanile dell’antica Chiesa di Santa Maria Assunta, il geosito della Solfatara, Porta Cretella, l’acquedotto dell’Antica Monterano, il Leone berniniano di Palazzo Altieri, la Cascata della Diosilla e le antiche querce. L’esposizione resterà aperta al pubblico fino al 24 agosto 2024 ore 10,30-12,30 con ingresso gratuito.

Fabrizio Nicoletti è nato a Tivoli nel 1976, ha frequentato il Liceo Classico, ha conseguito la laurea in Architettura in ambito di “Tecnica di progettazione del Paesaggio e dei Giardini”, presso Università degli Studi di Roma La Sapienza, ove ha anche acquisito la laurea magistrale in “Architettura del Paesaggio”, specializzando l’attività di design di esterni. Ha collaborato con il fotografo cinematografico Riccardo Ghilardi nella postproduzione grafica. Ha esposto nell’Auditorium Parco della Musica a Roma l’istallazione di urban design “Follow me”. È illustratore grafico del manuale ufficiale del Corso di formazione per “Soccorritore aeroportuale Vigili del Fuoco”. Nel 2016 è finalista al concorso della NASA “In-Space Manufacturing” per l’ideazione di un logo. Nel 2023 è insignito del trofeo argenteo brunito al Premio Accademico Internazionale di Poesia e Arte Contemporanea Apollo dionisiaco, con esposizione presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma e mostra personale “Degenerazione e innaturazione” presso la Galleria Accademica d’Arte Contemporanea della città d’Arte Canale Monterano di Roma, con video di presentazione delle opere e catalogo edito dall’Accademia Internazionale di Significazione Poesia e Arte Contemporanea con analisi critica in semiotica estetica della prof.ssa Fulvia Minetti. Occasionalmente realizza opere di design finalizzate alla produzione artigianale e industriale di oggetti. Partecipa annualmente alla “Mostra Integr’Azione” per espressione artistica integrata con i ragazzi diversamente abili degli istituti di Roma. Espone alla collettiva degli artisti del territorio della Tuscia “Arte in chiasmo” per un incontro di confronto e di rifigurazione delle prospettive d’arte e di vita. È stato insignito del Primo premio al disegno artistico e del premio all’immaginazione al Premio Franz Kafka Italia, con nomina permanente ad artista esclusivo del premio, che conferisce ai vincitori la stampa di un’opera personale. Il 10 agosto 2024 riceverà per mano dell’autorità comunale il Leone Aureo del Premio della Città d’Arte di Canale Monterano di Roma in collaborazione critica con l’Accademia Internazionale di Significazione Poesia e Arte Contemporanea, con esposizione permanente di una sua opera nella galleria del Comune, per aver dedicato la sua arte ad omaggio e in valorizzazione delle bellezze storico-naturali del territorio. Lavora presso Vigili del Fuoco, prestando soccorso in via operativa diretta presso il distaccamento di Fiumicino Aeroporto, con intervento straordinario di supporto alle vittime del terremoto dell’Aquila nel 2009. Suona la chitarra classica in connubio espressivo alle opere artistiche di vari artisti contemporanei, creando sinestesie linguistiche e ama improvvisazioni di composizione personale. Accompagna musicalmente letture e poesie di autori e poeti contemporanei alle presentazioni dei libri ed in occasione di eventi culturali. Frequenta il Corso di chitarra classica con il Maestro Giulio Disposti per la preparazione finalizzata all’accesso al Biennio Superiore del Conservatorio e suona in concerti. Collabora con interventi grafici alla rivista online Remusic.it.

Il mundus imaginalis del Nicoletti è iniziazione profonda di rinascita, che sviluppa lungo la proiezione di sé all’axis mundi. L’asse del mondo è l’albero della vita, teso al fico secolare nel cuore del convento di San Bonaventura dell’antica Monterano, quale centro aggettante dell’universo, il luogo del principio, lo spazio mediano e transizionale, che accorda il dualismo, di tempo e d’eternità, di terra e di cielo, in un sacro sponsale di sintesi degli opposti, nell’estasi sfiorata di una ierogamia. Il movimento igneo del carboncino è plasmazione e l’acquerello è rapimento, in un’alchimia di sulphur e mercurius, per la comprensione di una totalità coessente dell’uomo alla natura, a reintegrare l’ombra del dolore, della dicotomia e della frammentazione, in movimento risorgente. La deità dell’umano è il senso, tutto nella sinestesia ossimorica di un tangere intatto, di un motivo in continuum che rinsalda le rovine della caduta nelle scissioni dei saperi della coscienza, che trasmuta la materia al respiro della provenienza originaria, nella carezza unitaria della destinazione, ove l’uomo rifonde essenzialmente alla natura e all’animalità.

L’artista vive ancora l’archetipico sentimento fremente dell’husserliano mondo della vita nell’abbraccio dell’indistinzione di soggetto e di oggetto e riflette sull’umana condizione costitutiva di mancanza, di una prima originaria pienezza perduta, in abbraccio al mondo, nella continuità dell’uomo alla materia madre elementare. La sinestesia dell’arte riapre il suono di presenza in assenza, quale presentificazione eternamente ritornante del rintocco grembale di sacre campane smarrite al campanile della vecchia Chiesa di Santa Maria Assunta e finanche i rami arborei, come incantati pentagrammi, sono a modulare note aeree, udibili e inaudite, forse suonate immaginariamente dai batacchi delle ghiande di quercia.

Di fuoco e di sangue è il palco cervino che sovrasta e completa la Porta Cretella. Lo sviluppo dei rami lega le forze inferiori alle superiori, con valore indicale di guida. Il cervo è la personificazione di una Diana-Ecate, che sovraintende ai misteri dell’iniziazione del viandante, che solca la soglia della morte per la vita. Le corna sono ramificate nei raggi del sole, nel fuoco di volontà ardente della coscienza, che risorge dalle tenebre. L’uomo rinasce dall’ombra, redime dalla nigredo del dolore dell’inconscio e s’irradia alla palingenesi dei colori della luce.

Un morso di notte affonda nella figurazione del leone della Fontana berniniana di Palazzo Orsini-Altieri ed è questa la dura prova della regale forza attiva della coscienza. Il radiale alone solare si apre a pensieri notturni, alle pulsioni istintuali dell’inconscio, all’ineffabilità del dolore. È il luogo siderale a trasmutare il buio in rinascente sentimento unitario: alle stelle è il sale che fissa la reminiscenza immemoriale dell’origine comune, oltre il divenire oppositivo d’emozione e di pensiero, che inizialmente e finalmente sta, nell’universale abbraccio essente.

Il geosito della solfatara di Monterano ai piedi della rupe tufacea evoca il simbolismo di cavità ossee, è un labirinto spaziale di morte interpretato dall’artista nel suo opposto complementare, come palpito cardiaco di vita, infino a nutrire gli alberi della rossa linfa stessa del battito. È questo un processo apotropaico, che sviluppa due momenti del movimento, con stessa direzione e inversione del verso, ad esorcizzare l’inconscia ed estrema solitudine fatale. Il rito invita ad una danza ritmica, che approssimi il flusso della vita dei danzanti intorno ad un centro invisibile, cui segue un distanziamento. L’avvicinamento è rappresentazione rituale di una sfida al più grande dei distacchi umani, la soglia irreversibile della morte e l’allontanamento è la celebrazione del superamento della morte e della vittoria della vita, a testimonianza del trionfo dell’Eros, che reintegra il Thanatos.

Oltre la morte è la Cascata della Diosilla, che trasmuta i rossi dell’ossido di ferro nel sentimento panico della passione. La giovane fanciulla, suicida fra le acque per il suo amato perduto, sublima l’identità umana in respiro divino. Il Nicoletti celebra la sacertà del dolore dell’impropria condizione di finitudine del corpo, in relazione all’eternità del sentimento d’amore. L’artista elargisce alla donna l’innaturazione al grembo animistico delle acque, per il superamento del confine identitario e del distacco del lutto, nella liquida catarsi di una commozione universale. Così solve la negazione antitetica in infinità consustanziale del soggetto all’oggetto del desiderio, in ultimo entrambi liberi e stessi nell’amore.

Memoria risorgente è la farfalla ad uscire dai cavi bozzoli di cielo fra la pietra dell’acquedotto dell’Antica Monterano, la nigredo notturna ed arborea è vinta nel primo lucore dell’albedo e nel compiacimento elettivo della citrinitas, nella libertà aperta d’essere oltre la forma. L’artista invita ad un’etica della conoscenza, alla meraviglia sempre prima della metamorfosi, alla catarsi della trasfigurazione per la rinascita. La morte crisalidea delle vetuste certezze si apre al descensus interiore, alla ricerca di una nuova verità, perché venga alla luce il volo di papilio di un’espressione che comprenda l’alterità reintegrata. L’integrità passa attraverso la decostruzione, supera il sacrificio della figura nel transito aperto, perché non ci sono che effimeri modi di sapersi e di sapere, di un unico sentire.

Aletheia, il disvelarsi dell’essere, un movimento verso la verità, include tuttavia il senso transeunte di un’apparizione a vanire, l’artista sfiora un desiderio di presentificazione già perduto, già fatto nostalgia e la fragilità dei rami esprime una dimensione dolorosamente effimera d’ineffabilità della coscienza. La fontana del Bernini rappresenta un luogo magico, franco e transizionale, fra sé e altro da sé, che converge la pienezza della congiunzione degli opposti, d’acqua e di fuoco. Così è l’alito del vento a spegnerne la fiamma in punta di candela, perché dal velo caliginoso del rimando, nasca diretta la visione dell’amata, a breve quanto intenso completamento di sé.

Arborea grazia è la ninfa delle linfe degli alberi silvani, abitante le sinfonie flessuose delle querce modulate in connubio alle rovine dell’antica Monterano. È questo il suggello del viaggio artistico del Nicoletti nelle meraviglie della città fantasma, il luogo ove la frammentazione della mancanza a essere dell’uomo, dimidiato dal grembo femminile naturale, trova il suo compimento di sintesi. La ninfa, che nasce in qualità di sposa velata, che declina il piacere in rimando di desiderio, è qui attesa in dono di vita fremente, diretta e irriflessa, al di là dell’antitetica dicotomia di bene e di male e senza rimando segnico, incarnata da un’Eva-Ecate nel giardino terrestre. È una discesa iniziatica al chasma della dea, ricetto della morte e della vita, a perdere il principio individuationis per la partecipazione a un vissuto di continuum all’alterità. L’estasi dell’indistinzione dell’eros è la matrice vitale a fondamento della rinascita del sapere e ciò che resta unitario è la deità dell’uomo, al senso.

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