23 Novembre, 2024
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L’assordante silenzio di Abbas

Questo articolo non è né una ricerca giornalistica né una testimonianza, è piuttosto una riflessione di uno studente di relazioni internazionali appassionato dalla politica internazionale e dal Mondo arabo.

Riceviamo e pubblichiamo – Il 7 ottobre 2023 ha cambiato la politica dello Stato di Israele riguardo alla questione palestinese, per la prima volta dalla fine della guerra del 1967, ribattezzata “Guerra dei sei giorni”, contro Egitto, Giordania e Siria, le truppe di Hamas attaccano il territorio a sud di Israele uccidendo più di 1.400 persone e prendendo almeno 240 ostaggi, il primo ministro Benjamin Netanyahu dichiara: “Israele è in guerra” Israele lancia l’operazione “Spade di ferro” nella Striscia di Gaza, nei giorni a seguire quasi tutti i rappresentanti politici del mondo occidentale mostrano il proprio sostegno ad Israele, il Mondo ritorna alla guerra dei sei giorni, con due schieramenti contrapposti, i miliziani di Hamas attaccati con raid aeri dalle truppe del Israel Defense Forces (IDF),in mezzo al conflitto la popolazione palestinese di Gaza e i gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas, la comunità internazionale nei primi giorni non ha possibilità di manovra, il Consiglio di Sicurezza è bloccato dal diritto di Veto degli USA che rigettano ogni proposta diplomatica per fermare il conflitto in corso nella Striscia di Gaza, anche l’opinione pubblica è divisa tra chi sostiene il diritto di difendersi di Israele e chi sostiene il bisogno di creare uno Stato Palestinese indipendente, le piazze delle città del Nord Africa sono le prime che organizzano manifestazioni per la Palestina, città come Algeri, Tunisi e Rabat si riempiono di manifestanti che marciano con la bandiera Palestinese, queste manifestazioni mettono in imbarazzo i governi del Marocco, Emirati Arabi e Bahrain, che nel 2020 avevano firmato con gli Stati Uniti di Trump gli Accordi di Abramo. Nei quali normalizzavano le proprie relazioni diplomatiche con Israele, proprio questi accordi e le relazioni bilaterali di Paesi arabi come l’Arabia Saudita con gli Stati Uniti, maggior sostenitore della politica israeliana, a non permettere un vero appoggio diplomatico alla causa palestinese, l’opinione pubblica nei paesi arabi è la vera protagonista nelle manifestazioni per la Palestina, il canale televisivo del Qatar Al Jazeera documenta il conflitto con ore di diretta, le immagini dei bombardamenti fanno il giro del Mondo, oltre alle piazze delle città del Nord Africa iniziano manifestazioni anche nelle capitale europee e nelle città nord americane, giovani studenti organizzano manifestazioni per la Palestina, chiedendo il cessate il fuoco, a Roma, Berlino, Parigi e Dublino, con gli studenti scendono in piazza anche alcuni partiti politici, ciò colpisce la politica di sostegno a Israele di alcuni governi europei, come il governo socialista spagnolo di Pedro Sánchez.
Il governo israeliano nel conflitto non deve solo confrontarsi con le milizie di Hamas, è sotto la continua pressione dei famigliari degli ostaggi, che chiedono Benjamin Netanyahu di riportare a casa salvi i propri famigliari, ogni giorno nelle strade di Tel Aviv si riuniscono per la liberazione dei propri cari, con il passare dei giorni le manifestazioni si fanno più grandi e alcuni manifestanti sostengono di essere stati traditi dal governo, nel conflitto israeliano palestinese iniziato il 7 ottobre 2023 ci sono quasi tutti i protagonisti del conflitto, lo Stato di Israele con il sostegno americano che attacca la Striscia di Gaza contro il diritto internazionale, difeso dal Segretario Generale António Guterres, ex Primo Ministro portoghese e Alto Commissario per i Rifugiati, assume l’incarico di nono Segretario Generale delle Nazioni Unite, “Ho condannato inequivocabilmente gli orribili e senza precedenti atti terroristici compiuti da Hamas in Israele il 7 ottobre. Niente può giustificare l’uccisione deliberata, il ferimento e il rapimento di civili o il lancio di razzi contro obiettivi civili. Tutti gli ostaggi devono essere trattati umanamente e rilasciati immediatamente e senza condizioni. E con rispetto, constato pienamente la presenza tra noi di membri delle loro famiglie. È importante riconoscere anche che gli attacchi di Hamas non sono avvenuti dal nulla. Il popolo palestinese è stato sottoposto ad anni di soffocante occupazione”.
Il grande assente in questo conflitto è il rappresentante dell’OLP, Mahmūd Abbās,il suo silenzio potrebbe essere dovuto allo storico conflitto tra Al-Fatah e Hamas per la leadership del popolo palestinese, perciò si preferisce aspettare la fine del conflitto per permettere all’OLP di governare oltre alla Cisgiordania anche ciò che resta della Striscia di Gaza, il suo silenzio potrebbe essere per indebolire la guida di Hamas per poi arruolare i miliziani rimasti sotto la bandiera dell’OLP e ancora il silenzio potrebbe essere il sintomo di trattative con il governo di Israele, abbandonare la Striscia di Gaza per non perdere la Cisgiordania, queste e altre domande pone il silenzio assordante del rappresentante dell’OLP che sta guidando dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) dopo la morte sospetta del leader Yāsser ʿArafāt.
Salek Abdal-la Hosein

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