Mercoledì 21 agosto, alle ore 20, alla Casa della Cultura di Valles, frazione di Rio di Pusteria (Bolzano), in occasione del Valles Fencing Camp 2024 organizzato dal Club Scherma Bolzano, si terrà un incontro sul tema “Scherma e psicoanalisi: sviluppare coraggio, resilienza e un buon carattere attraverso lo sport”. L’iniziativa vedrà la partecipazione della psichiatra e psicoanalista, ordinario della società psicoanalitica italiana, Adelia Lucattini, che ha pubblicato di recente il volume “Psicoanalisi e Bambini – Vademecum per i genitori” (Carena Editore). Il libro, che nasce dalla collaborazione con la giornalista scientifica Marialuisa Roscino, che ha realizzato le interviste, è scritto in modo scorrevole e con una robusta bibliografia di riferimento messa a disposizione del lettore.
“La “talking cure” è un aiuto per le persone, i bambini, i genitori, gli insegnanti e tutti coloro che possono utilizzarla per affrontare le proprie difficoltà e superarle”, evidenzia Adelia Lucattini, “È inoltre un metodo che permette l’osservazione di sé stessi, gli altri, le relazioni e gli eventi. Stimola la riflessività riguardo se stessi e la propria vita. È di grande aiuto nei rapporti umani, in famiglia, nelle amicizie e nel lavoro”.
In occasione della presentazione del libro, saranno presenti gli schermidori Francesca Cattaneo, Eleonora De Marchi, Daniel De Mola, Nicol Foietta, Giulio Gaetani, Roberta Marzani, Andrea Nigosanti (della nazionale Argentina), Isabella Signani. Inoltre, il maestro Guido Marzari CT della nazionale di spada alle Olimpiadi di Atlanta, vincitrice della medaglia d’oro a squadre e il maestro Lorenz Lauria che segue atleti anche negli Stati Uniti.
La scherma, uno degli sport più antichi e affascinanti al mondo, è molto più che una semplice disciplina fisica; è una vera e propria danza di precisione e strategia che richiede una combinazione di forza, agilità e resistenza. Praticata e amata in molti paesi, la scherma vanta centinaia di migliaia di atleti tra Italia, Francia, Russia, Ungheria e USA: secondo i dati della Federazione Internazionale (FIE) sono 1,3 milioni di schermidori di cui il 50% si trovano in Europa.
La scherma italiana ha dato vita a numerosi campioni del mondo e campioni olimpici, e continua ad essere un simbolo di disciplina, rispetto e spirito sportivo. Tuttavia, oltre agli evidenti benefici fisici, la scherma può anche fungere da potente strumento per il benessere psicologico degli atleti. In un mondo sempre più consapevole dell’importanza della salute mentale, il ruolo di insegnanti, maestri, preparatori nella promozione di una cultura di squadra che supporti il benessere psicologico è fondamentale. È essenziale che questi professionisti intercettino e supportino gli atleti nelle loro necessità anche psicologiche. Come altrettanto essenziale e la collaborazione dei genitori al fine di garantire un ambiente sano e stimolante a casa e in palestra, per tutti i praticanti.
“I giovani atleti possono scoprire se stessi e sviluppare correttamente una serie di qualità interiori e capacità fisiche, dei veri e propri “superpoteri ” praticando sport, parliamo di coraggio, resilienza e della formazione di un buon carattere”, spiega la psicoanalista Adelia Lucattini, “Insegnare ai ragazzi sportivi a essere “coraggiosi” significa incoraggiarli a provare qualcosa di nuovo o a mettersi alla prova in una o più abilità che siano ad un livello superiore rispetto a quelle attuali, il concetto è quello di preparare i bambini progressivamente a raggiungere dei successi personali e sociali, incoraggiandoli a compiere piccoli passi, all’interno di un processo di crescita e tenendo sempre presente l’età psicologica, non solo quella anagrafica o fisica.
Lo sviluppo psichico e la tenuta emotiva, le attitudini intellettive e l’intuitività, che è sia mentali, che corporea, permettono di sviluppare delle capacità al massimo delle proprie capacità personali e permettono di spingersi oltre di esse, facendo acquisire al bambino, in tal modo, abilità nuove possibili, ma non necessariamente visibili, che troveranno il loro completamento nell’adolescenza. Essere coraggiosi nello sport significa esserlo anche eticamente, significa creare un ambiente sportivo in cui i bambini abbiano il coraggio di fare la cosa giusta verso se stessi e i compagni e schierarsi a favore del fair play e della gentilezza fin da piccoli. Negli sport in cui si usano attrezzi o un’arma, come nella scherma ad esempio, gli aspetti etici sono particolarmente importanti, di per sé e poiché direttamente collegati alla sicurezza in pedana. La vittoria non può essere determinata dal ferire fisicamente l’altro, aggredirlo o umiliarlo a parole. Questo vale ancor di più per i maestri e gli insegnanti che si occupano dei bambini che si avvicinano a questa disciplina avendo tutte le potenzialità per poterla prendere e anche per sviluppare un talento specifico, ma questo deve essere veicolato da insegnamenti che non siano solo tecnici, ma che tengano fortemente in considerazione gli aspetti psicologici dell’apprendimento, oltre che della sensibilità dei bambini”.
La resilienza, dalla matrice latina “resilire”, da “re-salire”, saltare indietro, rimbalzare, è intesa come la capacità dell’individuo di fronteggiare una situazione stressante, acuta o cronica, ripristinando l’equilibrio psico-fisico precedente allo stress e, in certi casi, migliorandolo. “L’uso del termine nel campo delle scienze psicologiche”, prosegue Adelia Lucattini, “è usato per definire la capacità di reagire ai traumi e alle difficoltà ambientali e ritrovare l’equilibrio psichico perduto. La resilienza risulta un termine riduttivo quando riferito alla mente umana, che non funziona in modo meccanico, secondo una reattività fredda causa-effetto. Se, invece, la si associa alla “resistenza”, ovvero l’insieme delle qualità interiori anche inconsce che sono vive, vitali, cariche di desideri. Mentre la resilienza può essere fraintesa e interpretata implicitamente come una sorta di capacità di riparazione che riporta ad una sorta di “perfezione”, la “resistenza” fa dell’imperfezione la condizione del vivere che spinge a migliorarsi e ad apprendere e anche come parte del processo di creazione”.
Gli insegnanti e i genitori di piccoli sportivi possono iniziare insegnando nuovi modi per adattarsi e autoregolarsi quando aumentano le difficoltà o si trovano in difficoltà nell’attività sportiva. “Lo sport come la scuola, sono il luogo fisico e mentale in cui si incontrano le prime difficoltà che aumentano progressivamente di gradiente com’è normale che sia, si attiva la curiosità ma anche piccoli disagi e difficoltà di fronte al nuovo, importanti tuttavia, perché poi spingono alla crescita verso il non conosciuto e mai incontrato prima”, conclude Adelia Lucattini, “Sentimenti contrastanti s’incontrano e si scontrano, agli adulti il ruolo di “mediare”, fornendo strumenti mentali e insegnando metodi e tecniche per affrontare, apprendere, apprezzare, fare proprie e appassionarsi alle cose nuove. Genitori e maestri, ognuno con il proprio ruolo, ma collaborando e interagendo tra di loro, aiutando i bambini a creare un gruppo positivo, che sia di supporto, in questo caso, in un’arena, in un campo, in una pista, in una pedana su cui misurarsi in sicurezza e senza paura. Anche gli psicologi dello sport, psicoterapeuti psicodinamici e psicoanalisti, possono dare un loro contributo ad insegnanti, maestri, allenatori, genitori e anche ai piccoli sportivi e atleti”.