È la tortora selvatica il simbolo del sanguinario rituale dell’apertura anticipata della caccia nel nostro Paese, nonostante la Commissione Europea, qualche mese fa, abbia chiesto all’Italia di sospendere gli spari, perché questa specie si trova in una situazione gravissima. E, nonostante il “timido” intervento del ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, che ha fatto solo appello alle regioni e alla loro “sensibilità”- per evitare una procedura di infrazione europea- domenica 1° settembre – e non solo – alla tortora selvatica – e ad altre specie – si sparerà nelle Marche, in Basilicata, in Umbria, nel Lazio, in Calabria, in Puglia, in Sicilia.
“Vista la mala politica del Governo nei confronti della vita selvatica, ridotta ormai allo stremo con atti e decisioni serie, l’Enpa e le associazioni ambientaliste e animaliste sono costrette a ricorrere ai TAR. I primi risultati sono arrivati: il Veneto e l’Umbria hanno dovuto sospendere gli spari alla tortora selvatica e la Campania non potrà effettuare l’apertura anticipata.”
La legge quadro pone precise condizioni per “concedere” la preapertura della caccia: necessario il parere ISPRA – notoriamente contrario – e un piano faunistico venatorio regionale adeguato di cui alcune regioni, dopo 32 anni dalla nascita della legge 157, non si sono ancora dotate, come la Lombardia e la Sardegna . “Oltretutto, non solo siamo in violazione delle direttive “Uccelli” e “Habitat” – ma anche del Regolamento Europeo 57 /2021 che vieta l’uso del piombo nei proiettili, grave causa di inquinamento e morie di selvatici.”
È molto grave che, nonostante la recente messa in mora da parte dell’UE, che anticipa sanzioni, il Governo sfidi l’Europa, continuando a sparare sulla legge 157 del 1992 sulla protezione della fauna selvatica, per concedere sempre di più ai cacciatori: strada intrapresa dal ministro Lollobrigida e dal parlamentare Bruzzone(Lega), una “caccia selvaggia” criticata persino da alcuni esponenti venatori.
È paradossale e grave, poi, che regioni come la Sicilia, dove è stato dichiarato lo stato di emergenza per le terribili condizioni climatiche e gli incendi che hanno distrutto interi habitat, regalino ai cacciatori la facoltà di uccidere specie anche rare, come appunto la Tortora, dal 1° settembre.
Ci chiediamo dove sia il rispetto dell’art. 9 della Costituzione, che ha affermato la tutela dell’ambiente e della biodiversità come dovere dello Stato, dove sia il rispetto per la natura, la scienza, le leggi e il rispetto della maggior parte dei cittadini e dei turisti, contrari alla caccia ma costretti a subire una pericolosa presenza nel territorio di persone armate.
L’Europa e la scienza ci impongono di diminuire la pressione venatoria per tutelare la fauna selvatica – in profonda crisi nell’era dei cambiamenti climatici, della cementificazione, dell’inquinamento. l’Italia, invece, continua a regalare concessioni e stragi di specie anche rare per accontentare l’interesse privato del mondo venatorio. Eppure, la caccia non è un diritto: il vero obbligo di ogni Stato, sancito dalle direttive, dalla Costituzione e dalle leggi, è proteggere e tutelare quel prezioso bene pubblico rappresentato dalla fauna selvatica: si arriverà al punto di far pagare a noi cittadini, con nuove tasse, i conti salati delle sanzioni in sede europea causate dal malgoverno della fauna in nome della caccia?