28 Settembre, 2024
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I buchi neri dell’autonomia differenziata

Da Zanardelli al referendum, un secolo di storia d’Italia

Da sempre per medicare disagi gravi a porzioni di territorio i governanti sono ricorsi a forme di autonomie e sussidi senza però eradicare le cause. Un tema vecchio di oltre un secolo. All’inizio del Novecento Giuseppe Zanardelli poneva rimedio con una prima legge speciale per correggere gli squilibri. Con Alcide De Gasperi nel 1950 si pensò di istituire la Cassa del Mezzogiorno. Con Berlusconi e la Lega le priorità sono passate al nord.

L’articolo 116/Costituzione cita Sicilia, Sardegna, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Valle d’Aosta, che sono in autonomia, e la prevede per altre regioni nel rispetto dell’art.119/Costituzione. Sul tema esiste la legge 281/70 (avvio regioni), la legge 382/75, la legge 59/97, il d.lgs.112/98, la legge n.1/99 Cost. (elez. diretta pres. Giunta/Reg.). In seguito, la legge n.3/01 Costituzione (art.114) ha inserito il federalismo equiparando Stato, Regioni, Enti locali, come costitutivi della Repubblica, e ha introdotto competenza legislativa e principio di autonomia finanziaria, che però è ancora da definire.

Gli anni Duemila

Nel 2005 la riforma della II parte/ Costituzione di Umberto Bossi, col  2° referendum/Cost. del 2006, è stata respinta. Nel 2016 la riforma Renzi-Boschi col 3° referendum/Costituzione, è stata respinta. Dal susseguirsi delle leggi si comprendono rischi e difficoltà.

I rischi

Secondo Banca d’Italia, l’autonomia porta due rischi, e li ha resi noti nel documento del 13 giugno 2023.  Al primo punto afferma che le autonomie richiedono sempre una disamina accurata dei vantaggi e degli svantaggi. “Si è discusso dei LEP e non dei fondi per finanziarli, ma senza ragionare in termini di efficienza”. Al secondo punto pone il rischio della coesione del Paese.

L’avvio delle Regioni nel ’70  faceva presagire un rinnovamento della politica e maggiore partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica, presto smentito dalla decrescente  percentuale dei votanti.

Sogno che svanisce

Un sogno svanito perché politici e amministratori senza scrupoli si sono appropriati di tutto, seguendo l’andazzo nazionale. Finanziamenti finiti nei rivoli del niente, progetti rimasti sulla carta, sanità allo sbando.

Così le regioni Abruzzo, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Lazio, Liguria, Piemonte, rischiano il default.

L’autonomia differenziata concepita da Calderoli è la direzione di un processo di accumulo di risorse e interessi di capitale e mercato, che porta ai ricchi che continuano ad arricchirsi e i poveri a impoverirsi. Nel mondo dei giusti l’autonomia favorirebbe l’equilibrio armonico del territorio e con esso i cittadini che lo abitano, ma questo non è dato nel mondo di ladri e approfittatori. La legge 86/24 è procedurale e va respinta; non va incontro ai bisogni e ai LEP, i cui dettagli sono ancora da scrivere.

Dubbi e finanziamenti

Banca d’Italia a giugno ha prodotto un documento di allarme riguardo la spesa complessiva a motivo della frammentazione dei servizi. C’è chi ritiene che è un pericolo che disgrega il Paese. Il Gimbe teme il colpo di grazia alla sanità. L’Anief teme il divario scolastico tra nord e sud e il valore legale dei titoli di studio. Per i Vescovi è una minaccia alla solidarietà tra le regioni.

L’Unione europea

L’Unione europea, nel Country Report Italia, ritiene che la devoluzione di altre competenze alle regioni comporti rischi per la coesione e le finanze pubbliche. L’agone aggiunge che il groviglio delle competenze potrebbe accrescere il contenzioso, tra Stato e Regioni, alla Corte Costituzione, già aumentato con la riforma del Titoli V.

La promulgazione  

A smentita delle fake news, si precisa che la legge 86 è stata promulgata dal Presidente della Repubblica perché “la norma non presenta manifesti profili di illegittimità rispetto alla Costituzione”. Ciò vuol dire che rilievi  di costituzionalità possano nascere in fase applicativa  della legge, e in quel caso spetterà al giudice trasferire la competenza alla Corte costituzionale.

Il referendum

La legge procedurale 86/2024 sull’autonomia differenziata per essere respinta ha bisogno di un referendum abrogativo che raggiunga il risultato del 50% + 1 degli aventi diritto al voto, validamente espresso.

Il comitato promotore del referendum è guidato da Giovanni Maria Flick, ex guardasigilli e presidente emerito della Corte Costituzionale, ed è composto da PD, M5s, +Europa, Verdi, Sinistra, Cgil, Uil. Un plauso alle forze politiche e sindacali per l’iniziativa. la tempestività e la coesione.

Le firme

II ringraziamento dei cittadini sta nel risultato ottenuto per la raccolta delle 500.000 firme, in così breve tempo. L’agone è convinto che la riforma così concepita è solo un danno e si augura che nessuno manchi al voto e che nessuno dica “a me non interessa”, perché la posta è alta e interessa tutti.

Franco Marzo

 

 

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