Nel tardo pomeriggio di sabato 14, nella Piazzetta dello Scambio di Trevignano si è tenuta la seconda serata di “Quel che affidiamo al vento”, rassegna di musica e teatro ideata e realizzata da Paola Lorenzoni. Spettacolo elegante, raffinato, che ha visto la partecipazione di artisti eccellenti.
L’esordio è stato affidato a Viviana Polic, una gran signora del Teatro, che ha ripreso il modulo della telefonata immaginaria già presente nella prima serata della Rassegna. Nel monologo, scritto da lei stessa, l’attrice ha montato con autoironia una seria di ricordi personali, ricostruendo una sintesi godibile del proprio percorso professionale. Vicende giovanili, viaggi, impegni di lavoro, incontri con personaggi dello spettacolo internazionale: il caleidoscopio di una vita intensa. L’artista contempla il suo percorso con sguardo ormai maturo, ma pieno di entusiasmo giovanile e della capacità di meravigliarsi sempre della bellezza della Vita. La Polic ha regalato una performance godibile e coinvolgente, in empatia con un pubblico vicinissimo ed attento.
La seconda performance è stata interpreta dalla stessa Paola Lorenzoni, che ha scelto un monologo insolito, un brano estrapolato dal romanzo dannunziano Il Fuoco, testo non molto noto al grande pubblico ma che è forse fra le più autentiche delle sue opere. D’annunzio vi rivela, con una sincerità di dettagli a volte crudele, la storia d’amore e di arte che lo ha legato per anni alla grande attrice Eleonora Duse. Il monologo della Lorenzoni è la citazione integrale di un brano del romanzo, in cui la Duse (nel romanzo è Foscarina) racconta in prima persona al suo amante Stelio (ben riconoscibile lo stesso D’annunzio) gli inizi giovanili della propria carriera. E Lorenzoni diventa lei stessa la Duse, mentre racconta a Stelio il caleidoscopio di emozioni che hanno segnato il suo esordio di attrice nel ruolo di Giulietta, all’arena di Verona. Così Paola, la donna, diventa l’attrice Paola Lorenzoni, che diventa l’attrice Duse, che diventa Giulietta: è un raffinato gioco di rimandi da una identità all’altra, la rappresentazione difficile di una profonda identificazione di anime femminili. E mentre ancora aleggia la voce di Giulietta, si materializza e prende il palcoscenico la giovane e bravissima ballerina Francesca Facciaroni, che suggerisce nei termini della “modern dance”, uno stile classico aperto a modulazioni acrobatiche, una leggiadra interpretazione dei tanti ritratti femminili appena proposti nel monologo. Il brano musicale su cui danza Francesca, “L’ascolto ritrovato”, è composto dal Maestro Nicola Buffa (era stato scelto come colonna sonora per un importante cortometraggio girato nel 2018).
E anche questa volta, come nella precedente serata, è ancora il jazz che conclude la rassegna: il Mediterranean Jazz Quartet offre un concerto di alto livello, con musicisti di interpretazione elegante e coinvolgente improvvisazione. Ci sono Nicola Buffa, direttore del gruppo, alla chitarra; alla tastiera Francesco Bignami; Fabrizio Scalzo al contrabbasso; Cesare Botta alla batteria. Il quartetto ha suonato alcuni brani scritti dallo stesso Maestro Buffa, alternati ad altri noti al grande pubblico. Il quartetto predilige un jazz dolce, morbido, dalle caratteristiche appunto mediterranee, come suggerisce il suo stesso nome.
Ci aspettiamo, e ci auguriamo, che la felice formula di questa Rassegna, così originale e gradita dal pubblico, diventi il format per successivi spettacoli della Lorenzoni. La regista è riuscita a fondere recitazione, danza e musica, creando una performance di alto livello, in cui la distanza ravvicinata con il pubblico, la scenografia minimale, lo spazio teatrale delineato dalle case del Borgo suscitano una empatia insolita e irripetibile.
Grazia Caruso