“Un Festival da vivere”, giunto alla V edizione, si è svolto il 21 e 22 settembre tra spettacoli, laboratori, green food e talks; con essi il pubblico, in un percorso a tappe, ha sperimentato la possibilità di un viaggio interiore in grado di ricongiungere corpo-cuore-mente, le tre dimensioni vitali che possono donarci benessere. Noi comunichiamo con il corpo, conosciamo con la mente, “sentiamo” con le emozioni. Sperimentarne le tre dimensioni ci consente di raggiungere un maggiore livello di consapevolezza di noi stessi, verso la ricerca del nostro benessere e di una felicità sostenibile.
Pensando all’ambiente, diciamo che sono sostenibili tutte quelle azioni dell’uomo che vuole mantenere in equilibrio l’ecosistema ponendosi tra gli altri elementi dell’universo, della natura, degli animali. Proprio il termine “sostenibilità” è stata la parola chiave al Festival NaturArte che ha visto la presenza del sindaco di Trevignano, Claudia Maciucchi, e del vice sindaco Luca Galloni. Moltissime e varie sono state le esperienze che il pubblico ha potuto percorrere.
Mi piace citare il prof Giacomo Visconti, docente di Italiano nella scuola secondaria di primo grado che, in un gradevole talk con due insegnanti, ha presentato il suo romanzo “Un anno quasi perfetto”. Da esso è emerso il rapporto bellissimo di un insegnante capace di “lasciare un segno” nei suoi allievi con i quali si relaziona nella consapevolezza che mentre a loro insegna, da loro impara. Occorre “inseguire i desideri per spiccare il volo – dice l’autore – perché il primo significato di studiare, in latino studeo, era proprio desiderare”. A condividere l’esperienza e a dialogare nel talk vi erano le insegnanti Antonella Muratori, di scuola primaria e Alessandra Plos, docente nella scuola secondaria di secondo grado.
È emerso un quadro in cui, per sentirsi adulti appagati, gli alunni dovrebbero essere lasciati liberi di desiderare cosa voler fare da grandi, senza lasciarsi soffocare da voci adulte. Insegniamo loro a coltivare i desideri, quelli che nella nostra cultura occidentale tendiamo sempre a mantenere nascosti. Dai desideri nel cassetto, alle speranze inespresse con le stelle cadenti, o con lo spegnimento delle candeline sulla torta, tutti dovremmo assumere l’abitudine a comunicare i sogni che, come affermano le culture orientali, andrebbero espressi ad alta voce, andrebbero scritti, proprio perché si realizzino. << Non per distruggere la cultura di oggi ma per recuperare ciò che stiamo perdendo – dice l’insegnante Antonella – rispetto al passato in cui si voleva essere pittori, ballerine, insegnanti, astronauti oggi in classe i sogni puntano su due aspirazioni: essere influencer e/o calciatori. Molti bambini giungono in prima classe che non sanno né tagliare, né colorare, ci vorrebbero più spazi dove curare la creatività, la manualità, l’ambiente in cui i sogni cresceranno>>. << Spesso interagiamo con i figli – afferma l’insegnante Alessandra – chiedendo: come sei andato a scuola, che voto hai preso? e gli altri quanto hanno preso? Qualsiasi sia la risposta, le aspettative del genitore sono sempre troppo alte. Genera ansia nell’alunno il fatto di essere visto per il risultato ottenuto e non per ciò che lui è. Perché la scuola diventi un luogo di felicità sostenibile non basta fare progetti sulla “riciclata” ma occorre mettere al centro le persone, gli studenti, non come noi li vorremmo o come noi li sogniamo ma per quello che loro sono>>. È sostenibile la scuola che aiuta i ragazzi a inseguire i loro desideri, a vedere oltre, ad accogliersi per come sono con le loro imperfezioni e le loro fragilità. La scuola sostenibile si realizza quando genitori e docenti entreranno nell’ottica in cui il genitore si affida al lavoro del docente e non si sostituisce all’alunno nel fare i compiti. Solo così questi imparerà che può raggiungere l’obiettivo anche da solo e potrà percepire ed affrontare le sfide che seguiranno.
Il genitore può rendere la scuola sostenibile concentrarsi meno sul voto e sul registro elettronico e ponendosi in ascolto del figlio e dei suoi desideri. L’autore cita quanto avviene nella cultura giapponese dove il genitore è “colui che sta su un albero e guarda”, non è dunque quello che anticipa ma quello che interviene solo in caso di bisogno del figlio. Lasciamo pure che i figli sbaglino, anch’essi hanno diritto all’errore, ma non spegniamo i loro desideri. Compito degli insegnanti è educare guidando i ragazzi verso le stelle come fece Virgilio con Dante nella Divina Commedia. L’insegnante è in grado di accendere sogni o di spegnere desideri per questo deve affiancare lo studente ed essere sempre pronto a mettersi in discussione. Una scuola non sostenibile è quella in cui un insegnante è afflitto da un eccesso di burocrazia e di rendicontazione.
Giovanni Furgiuele, presidente dell’Associazione Culturale No profit “L’agone nuovo”, presente all’evento, si è complimento con gli amministratori e gli organizzatori per l’accoglienza e la professionalità di quanti hanno coinvolto il pubblico nel percorso esperienziale.
Anna Maria Onelli
Redattore L’agone