Secondo l’Osservatorio Città Clima di Legambiente, nel 2023 in Italia si sono verificati 378 eventi meteo estremi, con un aumento del 22% rispetto all’anno precedente. Trombe d’aria, frane, mareggiate, grandinate, temperature eccezionali, piogge intense, alluvioni ed esondazioni come quelli che hanno flagellato di recente Emilia Romagna e Marche non sono più un’eccezione, bensì la triste normalità di una crisi climatica che nell’area del Mediterraneo colpisce più duramente rispetto alla situazione media globale: la temperatura del nostro mare questa estate è stata di 3 – 5 gradi più alta che nel passato, e questo costituisce un formidabile innesco di eventi meteo estremi, per i quali si prevede un incremento a fine secolo tra il 20% e il 50%. Nel decennio prima del 2022 in Italia ci sono stati circa 18.000 sfollati per maltempo, negli ultimi due anni il numero è pari al doppio, come afferma Virginia Della Sala, giornalista e autrice del libro Migrare in casa; i migranti climatici non ci sono più solo in Africa, in Asia o in Oceania, ma anche a casa nostra: molti cittadini cercano alloggi in luoghi più sicuri dopo aver subito più allagamenti nel giro di pochi mesi, e parecchie aziende hanno spostato o contano di spostare le linee di produzione.
Siamo nel pieno di una transizione climatica, ed eventi che fino a un recente passato avevano tempi di ritorno plurisecolari, ormai si ripetono nel giro di qualche anno o di alcuni mesi. Della necessità di aggiornare i parametri per la realizzazione delle infrastrutture, in conseguenza del clima che cambia, ne parlavo a fine anni ‘90 del secolo scorso – un quarto di secolo fa! – con Maria Rosa Vittadini, all’epoca Presidente della Commissione Nazionale per la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Da allora non credo sia stato fatto alcunché nel nostro Paese.
L’Italia, che emette grosso modo lo 0,7% delle emissioni totali di CO2, non può fare molto per fermare le emissioni globali di gas climalteranti, che continuano a crescere anno dopo anno; può, anzi deve adattarsi al clima che cambia per limitare i danni, e non lo sta facendo: il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici è gravemente carente, oltre che obsoleto, in quanto fa riferimento a condizioni climatiche di dieci e più anni fa, e poiché il clima attualmente non è in equilibrio è necessario elaborare piani che facciano riferimento alle situazioni attuali e future, e non a quelle passate (cfr. https://www.scienzainrete.it/articolo/piano-nazionale-di-adattamento-ai-cambiamenti-climatici-le-carenze-di-piano-strategico). Non resta che rimboccarsi le maniche a livello regionale e anche locale, magari consorziandosi tra comuni – se possibile a livello di bacino idrografico, che nel nostro caso significa considerare l’area vasta che ha i laghi di Bracciano e Martignano come fulcro – per attuare azioni efficaci di adattamento. Bisogna rendersi conto che le cose stanno cambiando e cambieranno ancor più nel futuro, e di conseguenza deve mutare la postura sia dei politici che delle istituzioni che dei singoli cittadini. Dopo il recente alluvione sento parlare di ripristino e di messa in sicurezza, il che è profondamente sbagliato: non c’è la sicurezza assoluta! Esiste la riduzione del rischio, ma non il rischio zero. Quanto al ripristino, non bisogna ripristinare, ma rimodellare profondamente il rapporto con il territorio, le infrastrutture, le abitazioni, gli insediamenti produttivi; consapevoli che i rischi ci sono, tenderanno a crescere nel tempo e bisogna attrezzarsi di conseguenza, anche da parte dei singoli cittadini: se la propria abitazione è a rischio di allagamento occorre premunirsi con pompe, barriere, paratie, scarichi di emergenza, con le opportune ridondanze in maniera che se, per esempio, la pompa non funziona, o non è sufficiente a smaltire tutta l’acqua che arriva, le altre salvaguardie riducono i danni: vivo ad Anguillara Sabazia e parlo per esperienza personale. In Giappone da turista mio nipote Riccardo ha partecipato, dietro sua richiesta e gratuitamente, ad una sessione di formazione della durata di circa due ore per sapere come comportarsi in caso di tifone, allagamento, terremoto, incendio, considerando varie intensità di questi eventi e varie situazioni (al chiuso, all’aperto, in macchina). Tutti eventi che – se si eccettuano i terremoti – a causa del clima che cambia in Italia saranno sempre più frequenti e intensi; sarebbe quanto mai utile dare questa possibilità – sia per bambini e ragazzi nelle scuole che per gli adulti e gli anziani, soprattutto disabili – anche in Italia.
Mi rendo conto che più di qualcuno, leggendo questa breve nota, rimarrà interdetto e potrebbe avere una reazione irritata, se non addirittura ostile: alla trasmissione Prima Pagina di Radio 3 del 6 settembre scorso, durante il filo diretto con gli ascoltatori, è intervenuto un climatologo dell’Emilia Romagna che ha descritto come e quanto il clima sia cambiato e cambierà rispetto ad alcuni decenni fa, e un altro ascoltatore ha definito la narrazione del climatologo “criminale” e “sbalorditiva”: un caso che illustra in maniera emblematica come accettare una realtà molto sgradevole – e quella del cambiamento climatico lo è – risulta estremamente difficile. Epperò rendersi conto di quello che sta accadendo, e che accadrà, è il primo passo per affrontare seriamente il problema, sia da parte dei politici che delle istituzioni che dei singoli cittadini, e in molti casi fa la differenza non solo in termini di danni subiti, ma tra la vita e la morte.
Mario Carmelo Cirillo