22 Novembre, 2024
spot_imgspot_img

Un milione e trecentomila firme contro l’autonomia

In soli due mesi si è più che raddoppiata la soglia minima prevista per la richiesta di referendum, precisamente 1.291.488 firme tra cartacee e online. Due mesi che hanno attraversato l’estate e la giusta voglia di vacanza, eppure in tanti e tante si sono fermati ai banchetti o hanno aperto il pc per esprimere la propria contrarietà al disegno di Calderoli e della Lega, sostenuto dalla maggioranza di destra, di spaccare il Paese, dare più risorse alle regioni del Nord e lasciare quelle del Sud al proprio destino, dimenticando la Costituzione che afferma: L’Italia è una Repubblica indivisibile, tutti i cittadini e le cittadine hanno diritto alla sanità all’istruzionealla mobilità, nello stesso modo in tutto il Paese.

Quanti hanno sottoscritto il quesito non si sono espressi soltanto contro l’autonomia di Calderoli, ma hanno contemporaneamente espresso uno straordinario bisogno e volontà di partecipazione. Vogliamo essere noi cittadini e cittadini a esprimerci sulle cose fondamentali che ci riguardano. Ne parliamo con Christian Ferrari, segretario nazionale della Cgil.

Ben oltre il milione di firme in Cassazione in calce al quesito referendario per abolire la legge sull’autonomia differenziata. Il doppio di quelle necessarie in meno di due mesi. Un successo?
Si tratta, indubbiamente, di un successo, che in pochi prevedevano. Va anche sottolineato che il risultato è stato raggiunto non solo sulla piattaforma online, ma anche grazie alle firme cartacee raccolte nelle migliaia di banchetti che abbiamo organizzato capillarmente in tutto il Paese: dalle grandi città ai piccoli comuni, dalle feste di partito ai luoghi di vacanza, in un periodo per nulla favorevole a questo genere di iniziative come quello estivo, con il “generale agosto” che solitamente addormenta completamente il dibattito pubblico. Vanno ringraziate, per questo, i nostri militanti, tutte le compagne e i compagni che hanno reso possibile un esito inaspettato.

Perché, secondo te, tanta partecipazione contro la legge Calderoli?
C’è stata una partecipazione trasversale, sia geograficamente che politicamente. Hanno sicuramente firmato il quesito molti elettori dei partiti di opposizione, ma abbiamo registrato la condivisione anche di cittadine e cittadini che alle ultime elezioni hanno votato per le forze di maggioranza. Del resto, sono tanti gli amministratori di centrodestra che hanno espresso perplessità, se non aperta contrarietà alla Legge Calderoli. Va sottolineato, in particolare, il protagonismo dei sindaci sia delle realtà urbane più importanti che di quelle interne. Evidentemente hanno capito benissimo che questo progetto ha l’obiettivo di sostituire a un presunto neocentralismo statale, un neocentralismo regionale, che marginalizza i territori. E che questo sia l’indirizzo del governo lo dimostra, senza tema di smentita, il ritorno dei tagli lineari agli Enti locali già in corso e che rischiano di peggiorare con la prossima manovra di bilancio.

Stefano Carofei/Sintesi
Roma, 20 luglio, 2024 : Inizia la raccolta delle firme per il referendum contro l’ Autonomia differenziata Foto di © Stefano Carofei/Sintesi (Stefano Carofei/Sintesi)

Tante le firme al Sud, ma anche il Nord non si è tirato indietro. Quale il messaggio che comincia a passare?
Il messaggio che noi abbiamo provato a far passare è che le persone che rappresentiamo, lavoratori e pensionati, non hanno nulla da guadagnare dall’Autonomia differenziata, ovunque risiedano. Perché mette in discussione il contratto collettivo nazionale (hanno rispolverato perfino le gabbie salariali); frammenta la legislazione su salute e sicurezza sul lavoro, favorendo il dumping anche su questo terreno, sulla pelle dei lavoratori; regionalizza l’Istruzione pubblica, un pilastro dell’identità culturale nazionale; lasciando il residuo fiscale nelle Regioni più ricche, rende praticamente impossibili le politiche industriali di cui abbiamo urgente bisogno per contrastare il declino che sta subendo il nostro sistema economico; accelera la privatizzazione della sanità, assestando un colpo definitivo al Ssn, che è ormai sull’orlo dell’implosione; e potrei proseguire. È evidente che a pagare il prezzo più salato sarebbe il Meridione, ma questa deriva non conviene neppure al sistema produttivo settentrionale che, a quanto pare, se ne sta rendendo conto. Cominciano a comprendere che venti regimi giuridici diversi su materie cruciali costituirebbero una giungla burocratica inestricabile per le stesse imprese. Il dato di fondo è che, senza rilanciare la domanda interna, a partire da dove è più bassa, l’Italia – con le crisi geopolitiche in corso e le loro inevitabili ricadute sulle esportazioni – non avrebbe alcuna possibilità di agganciare una crescita solida e duratura.

(fonte “Collettiva”, per gentile concessione)

Ultimi articoli