Il dolore cronico e la depressione sono due sfide comuni tra gli anziani, spesso interconnesse e in grado di compromettere significativamente la qualità della vita, vediamo in questa intervista, come è possibile gestire questi disturbi e migliorare il benessere generale. Di questo e molto altro, ne parliamo con la Dott.ssa Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista ordinario della società psicoanalitica italiana, in occasione della settimana dell’Alzheimer
Che differenza c’è tra dolore acuto e dolore cronico?
Il dolore acuto è un’esperienza comune ed è un prezioso sistema di allarme per il corpo e la mente. Il dolore cronico (che persiste per almeno tre mesi), invece, è comune negli anziani e può associarsi a depressione. Attualmente, non è più classificato come un semplice sintomo, ma come una malattia a se stante, di cui si occupano specialisti e ricercatori in ambito geriatrico, neurologico, anestesiologico e psicologico.
I principali disturbi dolorosi negli anziani sono correlati a condizioni neurodegenerative e muscoloscheletriche, malattie vascolari periferiche, artrite e osteoartrite, malattie oncologiche che contribuiscono a una scarsa qualità della vita, isolamento sociale, attività fisica compromessa e dipendenza dallo svolgimento delle attività quotidiane.
In che modo, sono correlati invecchiamento, dolore cronico e depressione negli anziani?
L’invecchiamento è un processo naturale ed è accompagnato, nel tempo, da cambiamenti corporei e mentali. Questi cambiamenti includono la maturità emotiva, la saggezza, una migliore gestione delle relazioni familiari, ma anche il presentarsi di alcune patologie fisiche, alcune parte del processo d’invecchiamento (processi artrosici, neurodegenerativi, etc.), altre patologie specifiche a maggior insorgenza nella terza età (demenze e Alzheimer, malattia di Parkinson, malattie cerebrovascolari, patologie oncologiche, etc.). Le persone anziane sono naturalmente tutte diverse dal punto di vista della personalità, della vita personale, delle capacità relazionali e psichiche. I cambiamenti corporei, soprattutto quando compare dolore cronico, possono causare depressione anche in persone che non hanno mai avuto episodi depressivi importanti nel corso della propria vita.
Studi recenti mostrano che la prevalenza della depressione severa nelle persone sopra i 50 anni, nei paesi occidentali è del 16,5% e che l’incidenza (il numero dei nuovi casi) aumenta con l’età. Questo aumento è correlato alla presenza di patologie associate a dolore cronico che a loro volta causano depressione.
Quali sono i principali fattori psicologici che possono contribuire allo sviluppo della depressione negli anziani, soprattutto in presenza di dolore cronico?
Lo sviluppo della depressione è stato studiato a fondo dalla comunità scientifica ed è unanimemente riconosciuto come il problema di salute mentale più diffuso e il più curabile nell’anziano. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che circa 350 milioni di persone soffrano di depressione ed è una delle principali cause di disabilità in tutto il mondo. È noto che la depressione agisce negativamente anche sulla salute fisica e può aggravare il decorso e l’aderenza alle cure, in qualsiasi malattia.
Sulla base di studi sulla popolazione tra 55 e 72 anni, si stima che la prevalenza del dolore cronico va dal 15,1% in Canada, 66 anni al 48,9% in Svezia. Negli anziani può raggiungere il 55% tra i 60 e i 67 anni e il 62% dopo i 75 anni. In uno studio pubblicato sul Cureus Journal of Medical Science (2022), la prevalenza della depressione nei pazienti con dolore cronico va dal 12% al 56,8%. Questo aumento è collegato al peggioramento del dolore.
In che modo, la psicoanalisi può aiutare gli anziani a gestire il dolore cronico e a migliorare la loro qualità della vita?
Ogni paziente riceve un trattamento per ciascuna malattia fisica, secondo le linee guida, per la cura della depressione sono indicati approcci farmacologici e psicoterapeutici dinamici. Il ruolo della psicoterapia analitica e della psicoanalisi è cruciale, poiché permette di gestire le reazioni ansiose, lo scoraggiamento, la stanchezza mentale e a comprendere a fondo quello che sta accadendo. Inoltre, supporta nell’accettare la propria età e viverla più coraggiosamente. Numerosi studi dimostrano che da un punto di vista psicologico, il peso emotivo delle esperienze negative accumulate nella vita può portare negli anziani ad una depressione reattiva, come accade in seguito di traumi e lutti. In alcuni casi, invece può essere il ripresentarsi di una depressione giovanile.
Quanto incide il dolore cronico sulla salute mentale degli anziani e come la depressione può amplificare la percezione del dolore?
Il dolore ha componenti non solo intellettive, razionali, ma anche simboliche, emozionali e inconsce, un approccio psicoanalitico alla sua gestione è considerato ottimale da specialisti di molte branche mediche. Riflettere e confrontarsi con un’analista sulle esperienze negative causate dal dolore, può portare alla riduzione della sua percezione. Studi pubblicati sul Cochrane Database of Systematic Reviews, hanno rilevato che la percezione del dolore è più correlata all’ansia per il dolore atteso, che alla sua intensità reale.
Quali sono i trattamenti non farmacologici più efficaci per affrontare la depressione e il dolore cronico negli anziani?
Oltre al trattamento per ciascuna malattia fisica e del dolore cronico conseguente, secondo le linee guida, sono utilizzati trattamenti farmacologici con farmaci antidepressivi, farmaci per la terapia del dolore neuropatico, che hanno anche un’azione di stabilizzazione dell’umore. Inoltre, sono utilizzati integratori e nutraceutici specifici, prescritti dagli specialisti. Tutti gli studi indicano necessario un trattamento psicoterapeutico dinamico o psicoanalitico, in associazione agli altri trattamenti. Infatti, riformulare il significato di un evento e reinterpretarne il significato è l’obiettivo, l’intervento psicoanalitico che aiuta a riflettere su se stessi, annullare l’ansia anticipatoria, a non arrendersi alla depressione. Quindi, le aspettative positive e la fiducia nelle terapie con contemporanea diminuzione dell’ansia e dell’angoscia, riducono la percezione del dolore.
Come si può aiutare un anziano a riformulare il significato di un corpo che cambia e che soffre, per ridurre la percezione del dolore e migliorare il benessere emotivo con la psicoanalisi?
Da un punto di vista psicologico, il peso emotivo delle esperienze negative accumulate nella vita può portare negli anziani, ad una depressione reattiva, come accade in seguito di traumi e lutti. In alcuni casi, invece può essere il ripresentarsi di una depressione giovanile. Il trattamento psicoanalitico permette di trovare significati e dare un senso alla propria esistenza in un corpo che cambia e che si ammala, allontana la percezione depressiva di avere un corpo che non è più un alleato, ma ostile, che fa soffrire fisicamente e che toglie le forze. La terapia psicoanalitica è una cura e anche una protezione efficace contro il ripresentarsi di episodi depressivi. È un lavoro su se stessi che allevia il dolore fisico e che agisce positivamente sulla qualità della propria vita, sulle relazioni familiari, sulla rete amicale e sociale.
Quali strategie consiglierebbe ai familiari e caregiver per supportare un anziano che soffre di dolore cronico e depressione, aiutandolo a migliorare la sua qualità della vita?
Il primo passo logico è valutare accuratamente il dolore e il livello di sofferenza, consultando e restando in contatto costante con i Medici curanti:
Prestare attenzione poiché gli anziani, per molti motivi, spesso non segnalano o sottovalutano il dolore. In questi casi, la sofferenza si manifesta poi sotto forma più marcatamente depressiva;
Attenzione, poiché alcuni anziani potrebbero avere difficoltà a comunicare il loro dolore a causa di un deterioramento emotivo e depressivo, ma anche per un iniziale deterioramento delle funzioni superiori (cognitive, associative, mnesiche, etc.) come accade nelle sindromi demenziali e nell’Alzheimer;
Alcune delle migliori prove di dolore acuto o cronico potrebbero essere una maggiore agitazione, cambiamenti nella postura del corpo, nei movimenti e nell’andatura, e isolamento familiare e sociale. Appena si inizia a notare uno di questi sintomi, potrebbe essere il momento giusto per fare una valutazione del dolore con la persona cara;
Il dolore cronico non è necessariamente un aspetto inevitabile dell’invecchiamento. Prevenire e affrontare le cause e predisposizioni note al dolore cronico, permette di aiutare a persona cara a vivere una vita più attiva, migliore e felice;
L’intervento psicoanalitico aiuta a riflettere su se stessi, annulla l’ansia anticipatoria e la comprensione che la percezione del dolore temuto e atteso, è sempre superiore a quello reale.
Inoltre, sostiene nel non arrendersi alla depressione. Quindi, le aspettative positive e la fiducia nelle terapie con contemporanea diminuzione dell’ansia e dell’angoscia, riducono la percezione del dolore;
Intraprendere sempre un percosso psicoterapeutico psiconalitico unitamente ai trattamenti farmacologici per il dolore cronico prescritti dagli altri specialisti.
La psicoanalisi è un lavoro su se stessi che allevia il dolore fisico e che agisce positivamente sulla qualità della propria vita, sulle relazioni familiari, sulla rete amicale e sociale.
Marialuisa Roscino