23 Dicembre, 2024
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Familicidi, Gianluca Mineo: «Esiste sempre un perché»

Fatti di cronaca come la rinominata strage di Paderno Dugnano, dove un diciassettenne ha ucciso genitori e fratellino, riempiono i talk televisivi concentrandosi, per ragioni di share, su aspetti morbosi. Con Gianluca Mineo, psicologo, psicoterapeuta e psicoanalista approfondiamo alcuni aspetti.

L’adolescenza porta con sé un certo grado di conflitto con i genitori. Cosa può aver spinto un adolescente a superare quel limite?

«L’adolescenza è un periodo di cambiamenti intensi, un processo, spesso non lineare che, per determinare la propria identità, passa attraverso la disidentificazione con le figure genitoriali o i caregiver, da cui i noti contrasti di quell’età. Superare il limite, con comportamenti aggressivi, può essere il segnale di un malessere più profondo, derivante da traumi passati non superati che frammentano l’identità o dall’incapacità di gestire emozioni complesse, causata da modelli familiari disfunzionali, che hanno portato l’adolescente a non avere gli strumenti necessari per affrontarle. L’angoscia e il panico che ne conseguono possono spingere a superare il limite».

Incapacità di gestire le emozioni, analfabetismo emotivo… quali segnali devono allarmare?

«L’analfabetismo emotivo rappresenta una difficoltà nel saper riconoscere e gestire le proprie emozioni e può manifestarsi nella tendenza a reagire in maniera impulsiva e spropositata, nella difficoltà a esprimere i propri sentimenti in parole o comportamenti, nell’abitudine a somatizzare il disagio emotivo in sintomi fisici come mal di testa o tensioni muscolari. Un’altra polarità dell’analfabetismo emotivo è rappresentata dal costante evitamento sia dei conflitti sia delle emozioni più intense, che spesso portano a incomprensioni e risonanze tossiche nelle relazioni».

La semplificazione “ha ucciso senza un perché” rischia di generare paura irrazionale. Esiste sempre un perché?

«Dietro un gesto estremo c’è un motivo sottostante, anche se non facilmente decifrabile. Nei casi di violenza estrema, come l’omicidio, le cause possono essere complesse e radicate in dinamiche psicologiche profonde: traumi non elaborati, dissociazioni interne o disturbi della personalità. L’idea del “senza un perché” spesso deriva dalla difficoltà di accettare che tali gesti, per quanto deplorevoli, possano far parte della natura umana e risiedono nelle dinamiche angosciose dell’inconscio. Analizzarle è fondamentale per far evolvere le cure, evitando fobie sociali o gesti emulativi, e per cercare di prevenire ulteriori tragedie attraverso sensibilizzazione e campagne informative».

Fabio Rollo

 

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