Secondo i dati resi noti oggi dall’Inps, nel 2023 i pensionati che hanno avuto un reddito da pensione complessivo inferiore a 500 euro al mese sono stati 1.699.780, pari al 10,5% del totale, ma costano allo Stato solo l’1,7% della spesa pensionistica complessiva, 5.998 milioni, mentre chi percepisce oltre 5000 euro costa il 9,9% del totale.
“Se le pensioni d’oro sopra i 5000 euro, pur riguardando solo il 2,6% dei pensionati, costano allo Stato 34.438 milioni, oltre 5,7 volte in più rispetto ai redditi pensionistici sotto i 500 euro, che costano appena l’1,7% della spesa complessiva, allora vuol dire che il nostro sistema pensionistico è iniquo e andrebbe rivisto, visto che la linea di povertà per un single è di 726,53 euro” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
“Nessuno vuole togliere i diritti acquisiti, ma bisognerebbe che almeno non ci fossero pensionati costretti a chiedere le elemosina per strada o a mettersi in fila alle mense della Caritas, cose non degne di un Paese che vuole definirsi civile. Inoltre, nulla vieta, nel rispetto dei pronunciamenti della Consulta, di ripristinare in via temporanea e una tantum, con questa manovra, il contributo di solidarietà per le pensioni più elevate” conclude Dona