22 Dicembre, 2024
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Prodotti a base vegetale? Si potranno chiamare salsiccia, bistecca o hamburger

A stabilirlo all’inizio di inizio ottobre è stata la Corte di Giustizia dell’Unione europea

Gli Stati membri dell’Unione europea non potranno proibire l’uso di termini tradizionalmente legati ai prodotti di origine animale, come “bistecche” o “salsicce”, per indicare alimenti a base di proteine vegetali, a meno che non sia introdotta una specifica denominazione legale, ovvero una descrizione dell’alimento stabilita dalla legge.

Lo ha deciso a inizio ottobre la Corte di Giustizia dell’Ue con una sentenza che ha rappresentato un punto di svolta decisivo nel dibattito sull’etichettatura degli alimenti da proteine plant-based.

La vicenda è iniziata con un decreto presentato dal governo francese nel 2020 che vietava l’utilizzo di termini solitamente riferiti ai prodotti della carne per i prodotti vegetali, anche quando specificato che erano “vegetali” o “di soia”. La decisione, basata sull’idea che questi nomi avrebbero potuto generare confusione nei consumatori, aveva creato scalpore, dividendo l’opinione pubblica.

Dopo il ricorso presentato al Consiglio di Stato francese da quattro organizzazioni coinvolte nella promozione e nella produzione di alimenti vegetariani e vegani, che includono la famosa “Beyond Meat”, la questione è arrivata alla Corte di giustizia Ue, l’autorità principale per l’interpretazione del diritto dell’Unione europea.

La Corte ha quindi stabilito che uno Stato membro non può introdurre unilateralmente norme che impongano restrizioni aggiuntive o tenori minimi di proteine vegetali al di sotto dei quali sia vietato l’uso di determinati termini.

La decisione avrà senza dubbio un impatto nel nostro Paese, dove attraverso la legge che vieta la produzione e commercializzazione di carne coltivata è stato introdotto anche il divieto di “meat sounding” (nell’articolo 3 del provvedimento), ovvero dell’utilizzo di termini riferiti ai prodotti di origine animale per prodotti a base vegetale, divieto che risulterebbe quindi in conflitto con il diritto europeo.

La sentenza rappresenta sicuramente un momento importante per il settore degli alimenti da proteine vegetali, che negli ultimi anni ha registrato una crescita della domanda non trascurabile, in considerazione delle incertezze che persistono su come essi debbano essere etichettati e commercializzati all’interno del mercato unico.

La decisione della Corte mette in evidenza la necessità di una maggiore armonizzazione delle normative a livello Ue in materia di etichettatura dei prodotti alimentari. Sarà importante in futuro stabilire misure equilibrate che possano garantire la tutela dei consumatori e un’informazione trasparente, senza ostacolare l’innovazione nel settore agroalimentare.

Sara Fantini

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