Bracciano Basket, un approfondimento col presidente
Il presidente dell’associazione sportiva dilettantistica Bracciano basket Luciano Cioce ha risposto agli interrogativi de L’agone, così da permettere ai curiosi di conoscere quegli aspetti che non si possono vedere dall’esterno.
Come vengono organizzati gli allenamenti?
«I ragazzi vengono divisi in base all’età, noi seguiamo le direttive della Federazione italiana pallacanestro e anche del Centro sportivo italiano e praticamente quest’anno siamo segnati ai campionati under 19, under 17, under 15, under 14 e under 13, parlando del settore giovanile.
In più abbiamo una serie C maschile, siamo stati promossi pochi mesi fa, ai primi di giugno dalla serie DR1, ex serie D, alla serie C.
In più abbiamo una serie DR3, che è un campionato, sempre seniores, organizzato dalla federazione a cui partecipano i giovani, che a oggi stanno un po’ più avanti rispetto agli altri. Poi in base agli allenamenti, ai ragazzi, alla disponibilità del campo organizziamo. Oltre al senior settore giovanile abbiamo tutto il centro mini basket e anche lì sono suddivisi per età; e abbiamo la categoria pulcini e la categoria scoiattoli e aquilotti ed esordienti».
I ragazzi che decidono di provare vengono volentieri? Quanti sono?
«In linea di massima tutti gli anni tesseriamo quasi cento bambini dai 5 ai 12 anni. Poi va detto che non diciamo “no” a nessuno, e anche se si presentano dei ragazzi di 13, 14, 15 anni che non hanno mai fatto attività diamo l’opportunità a tutti di svolgere l’attività. Mi auguro sempre annuale, poi alla fine dell’anno decidono se continuare o meno.
Diciamo che con i numeri non stiamo male, ormai sono 25 anni che facciamo attività nel territorio e siamo una tra le società più attive sul territorio. L’anno scorso abbiamo chiuso con 195 iscritti e quest’anno cerchiamo di fare altrettanto. Oltre a ciò penso che più della quantità la nostra forza sia nella qualità dei nostri allenatori, capaci di invogliare gli iscritti a migliorare».
Quali sono le qualità che la pallacanestro può insegnare ai giovani?
«Soprattutto il rispetto. Il rispetto nei confronti dei compagni di squadra, il rispetto nei confronti della società e, naturalmente, dello staff e, soprattutto, il rispetto nei confronti dell’avversario. Questo accade quando si giocano le partite o le gare di campionato, perché la rabbia provocata da una sconfitta può far sì che un ragazzo si comporti in maniera irrispettosa e maleducata nei riguardi dei membri della squadra rivale; e noi puntiamo molto sul fatto i ragazzi non dimentichino mai il modo giusto di giocare. Altre qualità, che si imparano giocando sono la sportività, l’accettazione della sconfitta e la consapevolezza del saper vincere, bisogna capire con chi si è vinto.
Non dico che è antisportivo, però se c’è una squadra più debole, cerchiamo eventualmente di controllare il risultato finale, perché bisogna avere rispetto anche degli sforzi di quei bambini che magari stanno alle prime armi e di quelle società che non sono di vecchia data come la nostra».
Claudio Colantuono