La partecipazione delle Associazioni d’Arma, delle Scuole di Canale e Montevirginio e della Fanfara del IV Reggimento dei Carabinieri a Cavallo hanno reso speciale una mattinata dedicata alla celebrazione dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate.
A tutti i partecipanti il sincero grazie dell’Amministrazione Comunale.
A seguire il discorso di oggi del Sindaco Alessandro Bettarelli
“Cari concittadine e concittadini, grazie per essere qui con noi a celebrare questo 4 Novembre, giorno dell’Unità nazionale e Giornata delle Forze Armate.
Un grazie speciale va alle autorità militari e religiose presenti, ai giovani studenti accompagnati dai loro insegnanti e alla Fanfara del IV Reggimento dei Carabinieri a Cavallo qui oggi con noi. È un piacere davvero riavere con noi questo splendido gruppo guidato dal maestro Antonio Moretti e che vanta tra le sue fila il nostro concittadino Valter Chiari.
Siamo sicuri che qualcosa rimarrà in tutti noi di questa mattinata, magari una maggiore consapevolezza sull’importanza del nostro essere italiani, di quanto sia un privilegio appartenere a questo splendido Paese, uomini e donne di colori, razze, religioni e appartenenze politiche diverse, uniti sotto un’unica nazione, un’unica bandiera che da sempre è simbolo di fratellanza, libertà, uguaglianza.
Il 4 novembre l’Italia celebra il Giorno dell’Unità nazionale e la Giornata delle Forze Armate: ricordiamo il 4 novembre 1918, anniversario della vittoria e del termine della Prima Guerra Mondiale. Quel giorno il Bollettino della Vittoria diede l’annuncio che l’Impero Austro-ungarico si arrendeva all’Italia, in base all’armistizio firmato a Villa Giusti, nei pressi di Padova: “I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza.” annunciava il generale Armando Diaz, comandante supremo del Regio Esercito.
Papa Benedetto XV, un anno prima, nel 1917, aveva definito la guerra un’inutile strage.
E in effetti se da una parte l’Italia completava l’unità nazionale
con l’annessione di Trento e Trieste, dall’altra circa 600mila giovani italiani non avrebbero fatto ritorno a casa, un milione e mezzo sarebbero tornati feriti o mutilati.
Se è quindi giusto ricordare questa giornata, una tra le più memorabili della nostra storia, è altrettanto giusto ricordare le vittime civili e militari e ripudiare la guerra stessa, come sottolinea la nostra Costituzione.
Ricordiamolo l’Art.11 della nostra Carta: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.»
Questo articolo venne approvato nel marzo del 1947 e i nostri padri Costituenti dibatterono a lungo sul verbo da scegliere per affermare un “no” deciso alla guerra come strumento di offesa agli altri popoli. Fu scelto come termine “ripudia” perché ritenuto un verbo che conteneva il duplice messaggio di rinuncia e condanna etica all’azione bellica: la guerra è sempre sbagliata! La guerra non è un gioco, non sono le immagini spettacolari che ci rimbalzano le tv e i giornali: è orrore, sofferenza, lacrime, sangue, famiglie distrutte, pianti e grida.
La guerra tanto decantata nella storia dell’uomo, ricordiamo “L’ira funesta del Pelide Achille”, ma anche le farneticanti affermazioni del Manifesto Futurista (Futurismo che va tanto di moda di questi tempi) che nel 1909 enunciava “Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna”!
La guerra tanto decanta, dicevo, è ormai raramente coraggio, valore, sprezzo del pericolo, ma fredda tecnologia di morte: gas venefici, bombe che cadono dal cielo per distruggere intere città, fosforo bianco che brucia la carne di civili e militari e, oggi, sempre più massicciamente questi piccoli aerei telecomandati che senza alcun rischio per chi li invia possono provocare la morte di migliaia di persone. Vince chi ne produce di più? Può essere questo il futuro dei popoli?
Il 4 novembre deve quindi spingerci ad una riflessione: meditiamo sulle inutili stragi. Hanno mai cambiato davvero qualcosa? Annettere un lembo di terra in più può cambiare il diritto degli uomini ad essere liberi? A scegliersi dove e con chi vivere? Oggi abbiamo deposto una corona d’alloro dinanzi alle lapidi che ricordano i morti a causa delle guerre, domani impegniamoci a contrastare le guerre presenti e quelle future.
Si affermi finalmente il diritto alla vita, al vivere in pace, non solo per noi ma per l’umanità intera.”
W LE FORZE ARMATE, STRUMENTO DI PACE AL SERVIZIO DELL’ITALIA UNITA E DEMOCRATICA!