La violenza contro le donne è una piaga che, purtroppo, non conosce confini geografici, culturali o sociali. Ogni anno, milioni di donne in tutto il mondo subiscono abusi fisici, psicologici ed economici, spesso in silenzio, per paura o per mancanza di supporto. Il 25 novembre, in occasione della “giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, è importante fermarsi a riflettere su questo tema, ma anche agire. Una delle forme più efficaci per sensibilizzare è attraverso le storie, quelle vere, che raccontano il coraggio di chi è riuscito a sopravvivere e a rinascere.
Le storie di donne che hanno subito violenza e sono riuscite a ritrovare la propria forza interiore sono un faro di speranza. Una di queste storie è quella di Lucia Annibali, raccontata nel libro “Io ci sono”, avvocato e donna coraggiosa, è sopravvissuta a un’aggressione con l’acido da parte del suo ex compagno. Nonostante le gravi ferite fisiche e psicologiche, Lucia ha trovato la forza di rimettersi in piedi e di raccontare la sua esperienza. Oggi è diventata un simbolo di resilienza, mostrando come una donna possa rinascere dopo la violenza e, anzi, diventare una voce forte per tutte le altre che non riescono a parlare. La sua storia ci insegna che, anche nelle circostanze più devastanti, c’è sempre la possibilità di ricostruirsi.
Un altro esempio di coraggio lo troviamo nel libro “Ferite a morte” di Serena Dandini, che raccoglie una serie di monologhi di donne che hanno perso la vita per mano di uomini violenti. I racconti sono ispirati a storie vere e mostrano come, troppo spesso, le vittime non abbiano avuto la possibilità di reagire, ma anche come la loro memoria e la loro sofferenza possano servire a sensibilizzare e a prevenire ulteriori tragedie. La raccolta di Dandini non è solo un atto di denuncia, ma anche un invito a riflettere sull’importanza di una società che protegge le donne e le ragazze, impedendo che violenze e abusi possano passare inosservati.
Ma le storie di violenza non sono solo racconti di dolore. Sono anche storie di riscatto e di lotta per la propria libertà. Pensiamo a Malala Yousafzai, la giovane pakistana che ha lottato per il diritto all’istruzione delle ragazze e che ha sopravvissuto a un attentato dei talebani. Malala, con il suo coraggio, è riuscita a far sentire la voce delle donne in un contesto di oppressione e violenza. La sua storia, raccontata nel libro “Storia di Malala” di Viviana Mazza, è la prova che anche le donne più giovani, anche in condizioni estremamente difficili, possano diventare testimonianze di speranza.
Infine, non possiamo dimenticare il potente messaggio che ci arriva dalle parole di Margaret Atwood poetessa, scrittrice, critica letteraria e ambientalista canadese, nel suo romanzo distopico “Il racconto dell’ancella”. Sebbene l’ambientazione sia quella di un futuro distopico, la storia di Offred, una donna costretta a diventare un’ancella in un regime totalitario, parla della sottomissione forzata delle donne e della lotta per la libertà e la dignità. In un mondo in cui la violenza contro le donne è sistematica, il romanzo ci ricorda che il coraggio di lottare e di non arrendersi può aprire la strada alla resistenza e alla rinascita.
In questa giornata, è importante non solo ricordare, ma anche agire. La violenza contro le donne non è solo un problema delle vittime, ma di tutta la società. Solo un impegno collettivo, che coinvolga la scuola, la famiglia, le istituzioni e la comunità in generale, può creare una cultura di prevenzione e di rispetto.
Le storie di queste donne appena citate e tante altre sono la prova che il cambiamento è possibile. E che, seppur in un mondo ancora segnato dalla violenza, ogni donna ha il diritto di essere protetta, rispettata e di vivere senza paura.
Il coraggio di chi ha vissuto la violenza e ha trovato la forza di ricominciare deve diventare un esempio per tutte noi. Ogni donna merita di essere libera di scegliere la propria vita, senza timore.
Pola Forte
Redattrice L’agone