Coldiretti Lazio lancia il grido d’allarme e paventa la crisi del settore
Recentemente Coldiretti Lazio ha chiesto alla Regione la convocazione di un tavolo di crisi per affrontare il calo produttivo delle nocciole, la continua aggressione delle greggi di pecore da parte dei lupi e il momento di grave crisi dell’allevamento delle bufale da latte.
Aiuti
Sicuramente gli agricoltori e gli allevatori riceveranno degli aiuti per affrontare i danni nel breve termine, ma per evitare il periodico ripresentarsi di queste crisi è necessario un intervento radicale che tenga conto delle conseguenze sul lungo termine.
Queste azioni immediate sono importanti perché chi coltiva la terra e alleva gli animali che producono cibo ha un ruolo fondamentale e insostituibile per la salute e la prosperità dell’uomo. Quello che serve, e che molti chiedono, sono però profondi cambiamenti strutturali la cui costituzione spetta alla politica.
Il cibo naturale viene purtroppo ancora gestito come una qualsiasi merce primaria, come ad esempio i combustibili, il cemento e quant’altro. Queste merci vengono classificate come commodity, ossia prodotti la cui provenienza ha poca importanza e il cui prezzo è determinato dal mercato, ovvero dal rapporto tra la domanda e l’offerta, o dalle speculazioni finanziarie.
I prezzi
Il prezzo del grano, della frutta, della verdura, del latte e della carne non la fa chi vende ma chi compra. Molti, anzi moltissimi, sono gli agricoltori e gli allevatori, pochi quelli che comprano, cioè l’industria di trasformazione, e pochissimi quelli che vendono questi prodotti alla gente, ossia i super e gli ipermercati.
Oltre alla speculazione finanziaria e l’industria di trasformazione a volte senza scrupoli, anche noi consumatori abbiamo qualche responsabilità quando compriamo i generi alimentari sottocosto. Molti lo fanno per necessità, e ciò è assolutamente legittimo, ma le conseguenze per i produttori sono un ulteriore taglio dei loro ricavi.
Basta vedere la differenza che c’è tra il prezzo all’origine dei prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento e quello praticato nei punti vendita per cogliere il significato di questa ingiustizia. La prima soluzione strutturale può essere quindi quella di accorciare la filiera, acquistando direttamente dai produttori.
L’altro aspetto che sta diventando sempre più delicato è la convivenza delle aziende agricole e zootecniche con i predatori e gli ungulati selvatici. Stiamo parlando essenzialmente della diffusione senza controllo dei lupi e dei cinghiali. Profondamente sbagliato è volerne nuovamente l’estinzione, ma il loro controllo numerico e l’aiutare concretamente gli allevatori a difendere i propri animali è possibile e dovrebbe essere reso strutturale, non occasionale.
Sara Fantini