Le Nazioni Unite, nel 1981, fissarono al 3 dicembre la Giornata Internazionale dedicata alle persone con disabilità, per riconoscerne i diritti e favorirne la piena integrazione nella vita sociale, culturale, politica, economica. È un’occasione importante per riflettere sulle sfide che le persone con disabilità affrontano quotidianamente in tutto il mondo e per cercare soluzioni innovative.
È sempre più diffuso un desiderio di giustizia sociale, di uguaglianza e il riconoscimento che solo l’effettivo rispetto dei diritti umani di tutte le persone ci consentirà di costruire un mondo più vivibile per tutti. Ci sono stati molti sforzi volti a garantire che le persone con disabilità abbiano accesso all’istruzione e all’occupazione; tutte le città si sono dotate di politiche e regolamenti, purtroppo non sempre efficienti, che dispongono anche l’accessibilità ai trasporti pubblici e agli edifici. Ma non è abbastanza perché, oggi, in un periodo socialmente complesso, sono sempre più numerose le persone fragili che hanno difficoltà ad accedere a servizi di assistenza sanitaria, che vivono in povertà o subiscono discriminazioni. Sta a tutti noi realizzare azioni concrete, con attori diversi, per discutere di questi temi, diffondere la consapevolezza sulle barriere che ostacolano la piena inclusione nella vita, impegnarci nella ricerca di nuovi strumenti e nuovi metodi che favoriscano l’integrazione. Nelle scuole, sul lavoro in famiglia, nel mondo associativo dovremmo verificare quanto la nostra percezione sulla disabilità limiti, nei fatti, le opportunità di partecipazione sociale attiva.
Ogni anno la giornata è dedicata ad un tema specifico. Per il 2024 il tema centrale rimane l’inclusione, ma mirata a facilitare i soggetti con disabilità nel raggiungere più potere, per contribuire attivamente alla costruzione di una società più giusta in cui possano difendere i loro diritti e le loro aspirazioni. In concreto si dovrebbe facilitare il loro dialogo con le istituzioni e promuovere la loro partecipazione politica al voto. Ciò rischia di rimanere a livello di augurio se manca il riconoscimento del valore e del contributo che tutti possiamo apportare alla società.
Le nuove tecnologie e l’uso dell’intelligenza artificiale stanno consentendo enormi passi in avanti soprattutto sostenendo la persona con ausili che consentono di superare quelle barriere fisiche, sociali e attitudinali che limitano l’autonomia e il senso di autoefficacia.
Google, ritenendo che la tecnologia abbia il potere di migliorare la vita di tutte le persone, ha inaugurato a Milano l’Accessibility Discovery Center (Adc). È uno spazio dedicato alle tecnologie accessibili dove è possibile promuovere lo scambio di idee e la consapevolezza sulle esigenze delle persone con varie forme di disabilità cui sopperire utilizzando nuovi hardware, software e videogiochi. Si pensi alla possibilità di utilizzare l’ausilio Live Transcribe in soccorso della disabilità uditiva, o Guided Frame, per sopperire a quella visiva.
Il Discovery Center funge anche da spazio per piccoli workshop, tour guidati, corsi di formazione e per dimostrazioni di tecnologie assistive create per abbattere le barriere quotidiane, prodotti dallo stesso Google ma anche da altre Compagnie. Il concorso mondiale “Il digitale per una società inclusiva” che era stato bandito da Google è stato vinto dall’ingegnere e scrittore Guido Marangoni. Egli, mosso dall’amore per la ricerca ma anche spinto dall’amore di padre che vuole sostenere le difficoltà della figlia, è approdato all’invenzione di una nuova app denominata “Vite vere” che utilizza l’intelligenza artificiale per sostenere un percorso di autonomia. Interessante la app “Capisci a me”, che si rivela utilissima per chi ha una produzione vocale non perfetta perché è l’app a tradurre le parole con chiarezza. C’è un dialogo aperto tra Intelligenza Artificiale e mondo del lavoro, della scuola, dell’autonomia domestica. Al museo di scienza e della tecnica di Milano è attivo anche un Play Lab, cioè un laboratorio di gioco dove bambini da 3 a 6 anni esplorano, scoprono, trasformano.
Mi piace concludere con una frase di Marco Aime “La disabilità non sta nella persona, ma nella società che non è in grado di accoglierla e valorizzarla”.
Anna Maria Onelli
Redattore l’agone