16 Dicembre, 2024
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Bracciano. Il prof. Francesco Dipalo disserta sull’utilità e sul valore della filosofia oggi.

Il professore di filosofia, docente e consulente filosofico, Francesco Dipalo, nell’aula consiliare del Comune, ha presentato il testo LIBERI DENTRO. Vivere secondo il “Manuale” di Epitteto. Presenti l’assessore alle Politiche Sociali, Inclusione e Accoglienza, Massimo Guitarrini, la docente Rita Orecchioni, nonché un pubblico composto da studenti e docenti, tra cui il prof. Massa.

La sua è stata una vera e propria dissertazione che ha mostrato come la filosofia possa essere utile nella vita di tutti i giorni: ciò era vero nell’antichità classica greco romana ma è ancora vero in questa nostra società in cui l’ansia, l’insicurezza, l’angoscia attanagliano un po’ tutti. La filosofia è ciò che nutre quella fame latente che è in ognuno di noi, il suo compito è svelare i pregiudizi e farci comprendere ciò che vogliamo nella vita.

Molti pensano che la filosofia sia qualcosa di astratto ma approfondirne i contenuti significa imparare a conoscere sé stessi e a stare al mondo. “S’impara a bottega il mestiere di vivere” dice l’autore, citando Seneca, filosofo e politico romano nato nell’anno 4 a.C. Eppure a scuola, dove l’interrogazione e il voto sono diventati un pensiero che genera ansia, si è ritenuto opportuno aggiungere qualità all’insegnamento aumentando la quantità di ore impegnate, introducendo un eccesso di burocrazia che sta riducendo lo spazio delle relazioni; c’è il tentativo di trovare rimedio all’angoscia esistenziale dei giovani con l’apertura di “sportelli“. In essi i professionisti dell’area sanitaria s’impegnano a sostenere il giovane che vive di ansia e di angoscia rincorrendo il mondo, ma non va bene quando trattano la sua situazione di sofferenza, come fosse un problema suo personale e della famiglia. Perché far credere a un ragazzo che lui ha qualcosa che non va? Mark Fisher, filosofo e sociologo, in tempi recenti affermava che «la pandemia di angoscia mentale che affligge il nostro tempo non può essere compresa adeguatamente, né curata, finché viene vista come un problema personale di cui soffrono singoli individui malati».
Anziché aggiungere dovremmo togliere eliminare il di più. Gli antichi pensavano che la nostra è una natura buona, che gli esseri umani vogliono vivere in comunità, vivere serenamente relazioni ricche.

 

L’autore afferma che per rendere tutto più vivibile bisognerebbe evitare gli eccessi e nel suo libro prende ad esempio il “Manuale di Epitteto”, filosofo greco vissuto a Roma, sotto l’impero di Nerone, dei Flavi, di Adriano. Fu prima schiavo poi liberato. Lui non scrisse libri ma il suo Manuale, redatto da un discepolo, influì su moltissimi intellettuali, tra cui Leopardi che lo tradusse. Epitteto più che al fondamento della virtù fu interessato alla pratica della virtù nella vita quotidiana. Epitteto era uno “stoico” e lo stoicismo, che era una filosofia nata ad Atene intorno al 300 a C., sosteneva la virtù dell’autocontrollo, pertanto, raggiungere la saggezza significava dominare le passioni. Il raggiungimento della felicità dipende, dunque, dal buon uso della ragione.

L’uomo saggio è felice, libero e virtuoso solo se desidera ciò di cui può disporre perché è in suo potere, dunque, dipende da lui ad esempio la ragione, la volontà, il desiderio. Ma l’uomo non è libero quando persegue ciò che non gli appartiene: non sono in suo potere gli onori, la ricchezza, la politica, il suo stesso corpo. Noi siamo pienamente liberi solo nel luogo dell’interiorità dove possiamo gestire le emozioni. Ma se viviamo costantemente estroflessi, dipendenti dal giudizio degli altri, andiamo incontro a delusioni, infatti la paura del giudizio ha in noi radici profonde. Tutti abbiamo bisogno di sentirci accettati e amati.

L’approvazione degli altri è, per molti, un elemento fondamentale per affrontare la vita.
Tuttavia dobbiamo tener conto che siamo tutti diversi e ciò implica che non si possa soddisfare sempre le aspettative altrui. Possiamo tener conto delle critiche costruttive fatte da chi vuole il nostro miglioramento e possiamo tranquillamente ignorare quelle distruttive.
La differenza tra vivere in maniera dolorosa o vivere felici e liberi consiste nel saper distinguere ciò che è in nostro potere di intervento e lasciar da parte ciò che non lo è. Nella nostra “cittadella” interiore, lì c’è casa nostra, lì dobbiamo essere padroni, li è la nostra libertà. Al contrario, la schiavitù consiste nel dipendere da fattori esterni, allora dobbiamo essere consapevoli che non possiamo controllare i giudizi degli altri ma siamo noi a decidere che impatto possono avere su di noi. Ecco perché dovremmo coltivare l’interiorità e disfarci degli eccessi; è la filosofia, con il suo costruire e decostruire i pensieri in un ciclo continuo, che consente lo sviluppo di uno spirito critico ed è proprio il pensiero critico che ci rende liberi. I principi di Epitteto sono compatibili con il Cristianesimo ma anche con il confucianesimo.

Massimo Guitarrini e Rita Orecchioni, entrambi impegnati in ruoli diversi ma con l’obiettivo di far dialogare le famiglie, i servizi, le agenzie educative e l’associazionismo affinché Bracciano diventi una comunità educante, esprimono le loro considerazioni sugli strumenti utili a relazionarci in questa società complessa e dinamica. Nel condividere molte osservazioni dell’autore essi riconoscono il principio che occorre lavorare molto su sé stessi. L’educazione deve certamente rispondere alle esigenze dell’intero essere umano composto da corpo, anima, spirito.
Pertanto, anche nell’ epoca della tecnologia e delle specializzazioni, se desideriamo far crescere giovani liberi, creativi, responsabili, occorre che l’educazione non si limiti alla trasmissione delle conoscenze, a un sovraccarico di compiti, ma dia impulso alle capacità creative e sociali degli studenti affinché come ebbe a dire il filosofo educatore Rudolf Steiner “quello che l’educatore non sa fare con il ragazzino oggi, lo farà il medico domani”.
Anna Maria Onelli
Redattore L’agone

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