Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha chiesto e ottenuto la revoca dell’arresto per Mohammad Abedini Najafabadi, cittadino iraniano detenuto nel carcere di Opera. L’imprenditore era stato arrestato su richiesta degli Stati Uniti con l’accusa di aver esportato componenti tecnologici per la costruzione di droni, utilizzati in un attacco in Giordania nel 2024 che ha causato la morte di tre militari americani.
Gli Stati Uniti avevano chiesto l’estradizione di Abedini sulla base dell’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA), una legge americana che regola le sanzioni internazionali. Tuttavia, secondo Nordio, le accuse non trovano riscontro nel sistema giuridico italiano: le violazioni contestate non costituiscono reato in Italia e mancano prove concrete di un suo coinvolgimento nel supporto a organizzazioni terroristiche.
Accogliendo la richiesta del ministro, la Corte d’Appello di Milano ha disposto l’immediata liberazione di Abedini. Il suo legale ha espresso soddisfazione per la decisione, sottolineando la fiducia riposta dal suo assistito nella giustizia italiana.
L’Iran ha accolto con favore la notizia, attribuendo il risultato agli sforzi diplomatici del Ministero degli Affari Esteri e alla collaborazione tra i servizi di intelligence dei due Paesi. Abedini farà presto ritorno in patria.
La scarcerazione di Abedini arriva poco dopo la liberazione della giornalista italiana Cecilia Sala, detenuta in Iran per 21 giorni. Sebbene non vi siano prove di un collegamento tra i due episodi, alcuni osservatori ipotizzano un possibile legame diplomatico tra le due vicende.
Questa decisione solleva importanti riflessioni sul rapporto tra il diritto italiano e le richieste di estradizione internazionali, soprattutto quando si tratta di accuse che non trovano riscontro nel nostro ordinamento. Un equilibrio delicato tra la tutela della giustizia nazionale e le dinamiche geopolitiche globali.
Paola Forte
Redattrice L’agone