Il 27 gennaio, si è commemorato, nell’aula consiliare del Comune di Manziana, il giorno dell’apertura dei cancelli di Auschwitz che, nel 1945, segnò la fine del periodo più buio dell’umanità.
Massimo Paffi, direttore del coro La Settima Nota e i rappresentanti del gruppo di lettura “Libri Insieme”, curato da Pia Settimi, ci hanno fatto vivere un pomeriggio in cui i sentimenti e le emozioni, riempivano l’aria. Nella sala aleggiava sdegno verso le atrocità commesse dal regime nazifascista, ma anche una grande speranza di futuro, ben espressa dal canto dell’Inno della Giornata Mondiale dei Bambini 2024:
“Siamo noi la gioia e la speranza, siamo noi la novità del mondo.
Siamo noi il futuro, siamo noi la vita, siamo noi il segno dell’amore.
Porteremo nel mondo il nostro canto di pace, un sorriso per chi non ce l’ha più.”
Parole di un canto che si librava in alto toccando il cuore di tutti, un messaggio di speranza affidato alla voce solista di Sophie Todino, al suono magico e potente della tromba suonata da Matteo Roncoloni e all’accompagnamento del coro diretto da Paffi. Hanno cantato tutti con un’emozione che veniva dall’anima. Il Sindaco Alessio Telloni, felice della grande partecipazione, ha ingraziato Massimo Paffi per l’impegno con cui porta sempre la sua arte sul territorio.
L’intervento del Sindaco ha aperto il pomeriggio della rievocazione con una riflessione sulla Shoah come immane tragedia di cui il mondo dovrebbe vergognarsi. Eppure, c’è chi vuole sminuire o addirittura negare l’esistenza dell’Olocausto. In merito, legge un bellissimo brano del giornalista Michele Serra poi conclude: “Dagli insulti alla senatrice Segre, dall’ostilità politica e razziale, il passato viene usato per alzare la voce come se gli uomini di buona volontà fossero ostaggio dei faziosi. “
Bellissimo e struggente questo brano di Morricone Nuovo Cinema Paradiso suonato dal giovanissimo Matteo Roncoloni.
I lettori di “Libri Insieme”, sono intervenuti di volta in volta apportando un proprio contributo nel celebrare questo giorno.
Stefania De Prai Sidoretti, autrice di romanzi a sfondo storico, ci conduce in un viaggio della memoria illustrando una serie di documenti interessanti dai quali appare chiaro che Auschwitz fu la diretta conseguenze delle leggi razziste, frutto della follia antiebraica nazista; purtroppo recepite e applicate anche in Italia dal regime fascista. Sono state Leggi che affondavano le radici in secoli di pregiudizi, di antisemitismo, di teorie pseudoscientifiche di superiorità, di filosofie ispirate alla sopraffazione e alla violenza. Ne emerge che Auschwitz è stato il punto di convergenza di tanti pregiudizi sui quali si è fondata un’ideologia disumana.
La lettrice Mariagrazia Garbarino legge due sue poesie “Filo spinato” e “Cavie” con cui fa “sentire” la sofferenza della vita nei lager; sono un messaggio al mondo affinché queste atrocità non si ripetano più. Riporto alcune parti della poesia “Cavie”.
… Non eravamo più persone, ma numeri da ricordare, bersagli da centrare, cavie da studiare, denti da strappare, capelli da conservare,
pelle per fare lampadari, oggetti di aberrante e sadico piacere… Eravamo il nulla, il disfacimento, il male che era dentro di loro di cui speravano di liberarsi bruciandoci come streghe da esorcizzare…
Beatrice Maffei, cita una frase del grande filosofo tedesco Theodor W. Adorno, figlio di padre ebreo. “Scrivere una poesia dopo Auschwitz è un atto di barbarie”. Quindi, dà lettura di una poesia di Paul Celan “Fuga di morte” e spiega il significato del “nero latte dell’alba”; quello che ogni mattina gli ebrei bevevano pur essendo consapevoli di essere condannati a morte. Il nero latte dell’alba fu anche quello di cui si nutrì Celan, scontando il fatto di essere sopravvissuto.
Laura Lattanzi, che crede nel valore della musica come arte che appiana le differenze e mette d’accordo tutti i popoli, esplicita così il suo contributo:” Affido la mia voce alle parole di un nostro grande poeta perché il suo Infinito è uno sguardo verso nuovi orizzonti e sa di laica e al contempo sacra speranza; perché l’uomo nell’ amore cerca un’esperienza d’infinito e nell’ infinito trova la sua libertà”. Poi dà una lettura espressiva al brano di Giacomo Leopardi, “L’infinito”, una delle liriche più famose dei Canti. Una lirica scritta per essere un’ampia riflessione sul tempo, sulla storia e sul triste destino degli uomini. “Il bisogno di Dio è nell’Infinito di Leopardi” – afferma Laura.
Claudio Negri si è espresso così: “Noi abbiamo ascoltato i superstiti che hanno direttamente vissuto queste atrocità, nessun altro dopo di noi potrà farlo. Il nostro compito è passare il testimone, affidiamo ai giovani, ai bambini il compito di mantenere viva la memoria sugli orrori del regime nazifascista, affinché ciò che è stato non si ripeta mai più”. Lui racconta l’impegno di Gianni Rodari che, nel 1950, visitò un lager, poi raccolse testimonianze e disegni dei bambini del posto e li pubblicò. Disegni, immagini, pensieri per ricordare.
Claudio Casani ha presentato una sua scultura. L’opera dal titolo “Delirio collettivo” rappresenta figure stilizzate scolpite su un cilindro di pietra che, agendo a mo’ di camino, le trascina verso l’alto mentre loro dicono prepotentemente ai loro sterminatori: ”Ovunque guarderete noi ci saremo”, prima di incenerirsi e trasformarsi in vento. L’artista vuole dirci che tutti, anche chi non c’è più, ricorderemo sempre la violenza che tanti innocenti hanno subito. Pur tuttavia sarà difficile per noi comprendere, fino in fondo, il dolore fisico e mentale, il martirio che hanno subito.
È stato un bel pomeriggio in cui si sono intrecciati aneddoti e racconti, riguardanti il periodo di occupazione nazista a Manziana, ancora vivi nella memoria dei presenti. Paffi ricorda i sacchi di iuta bianchi con la svastica dipinta in azzurro, probabilmente in essi, i tedeschi, trasportavano i prodotti dei nostri campi; racconta che il padre gli diceva di essere stato malmenato da un tedesco ubriaco che era entrato improvvisamente in casa sua. A Manziana, nella casa di Scalpellini, in piazza Tittoni, si era insediato un comando tedesco che, nel 1945, quando giunsero gli alleati americani, ingaggiò con loro una battaglia, all’altezza dell’attuale distributore Carucci. Morirono due americani che sono ancora ricordati da una lapide fatta apporre sul luogo, nel 2010, dall’amministrazione di Lucia Dutto, alla presenza di rappresentanti dell’ambasciata americana.
Pia Settimi, conclude gli interventi raccontando di vivere a Manziana, in una casa che fu abitata da nazisti. Racconta che la mamma e la nonna erano ebree e lei stessa ha rischiato di essere stata deportata. Ha imparato a tradure dall’ebraico e non dimenticherà mai tanto orrore. Poi apre un grande libro che ha tra le mani e racconta di averlo ricevuto in dono da Stefania De Prai quando un giorno, passeggiando per il mercato videro su una bancarella questo volume, che mostra ancora incartato nel cellophane perché – come lei dice – voleva aprirlo in questa occasione. Il libro dal titolo “Ebrei deportati dall’Italia fino al 1945”, contiene un infinito elenco di nomi. Pia invita un bambino ad aprire a caso una pagina: lì compare il nome di un certo Albert; “non solo un nome – lei afferma – perché Albert è una persona deceduta ma è qui”. Poi dona al Sindaco il volume affinché sia riposto in biblioteca.
L’incontro termina con i ringraziamenti del sindaco, di M. Paffi e il suono della tromba di Matteo sulle note di “La vita è bella”.
Tutti gli interventi sono stati intervallati da brani suonati e/o cantati:
F Guccini – AUSCHWITZ; Canto Neocatecumenale – VIENI DAL LIBANO; Andrea ed Ennio Morricone – LOVE’S THEME dal film Nuovo Cinema Paradiso; Don Marco Frisina – INNO MONDIALE DEL BAMBINO 2024, SIAMO NOI; Leonard Cohen – HALLELUJAH;
Roberto Benigni – Nicola Piovani – LA VITA È BELLA dal film omonimo.
Anna Maria Onelli
Redattore L’agone