31 Gennaio, 2025
spot_imgspot_img

Preadolescenza e uso dei social media, quali implicazioni

La preadolescenza è una fase di passaggio delicata, caratterizzata da importanti cambiamenti fisici, psicologici e sociali. In questa fase di crescita, molti ragazzi sono particolarmente vulnerabili all’influenza dei social media, che possono avere un impatto significativo sul loro sviluppo.

I social media, in particolare,  sono diventati per loro, uno strumento fondamentale di confronto e di connessione sociale e in questo contesto, l’intelligenza emotiva, ovvero la capacità di riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni e quelle degli altri, gioca un ruolo cruciale nel modo  in cui i preadolescenti affrontano le sfide legate al proprio aspetto e all’uso dei social media.                                                                    L’attenzione all’aspetto fisico, infatti, diventa sempre più importante durante la preadolescenza, e i social media possono amplificare questa tendenza, con la diffusione di immagini ritoccate e filtri che promuovono standard di bellezza spesso irraggiungibili. Quindi, se da una parte, i social offrono ai preadolescenti l’opportunità di esprimersi, di esplorare la propria identità e di entrare in contatto con gli altri, dall’altra, invece, possono avere un impatto negativo, esponendoli a contenuti inappropriati e ad un confronto costante con modelli di bellezza irrealistici, influenzandone in tal modo,  negativamente l’autostima e l’immagine di sé.

Importanti studi scientifici evidenziano al riguardo, la necessità di comprenderne pertanto, gli effetti sulla salute mentale e sugli atteggiamenti socioculturali. In questa intervista, abbiamo chiesto  ad Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista, ordinario della società psicoanalitica italiana, quali connessioni possono esserci, in particolare, tra atteggiamenti verso l’aspetto e l’intelligenza emotiva dei preadolescenti e come un elevato utilizzo dei social media tra i preadolescenti possa provocare conseguenze importanti sulla loro vita, evidenziando, in tal modo, l’importanza di interventi precoci per promuovere un consumo di media più sano.

Cos’è la preadolescenza e come i genitori possono aiutare i propri figli ad affrontarla in modo efficace?
La preadolescenza è una fase della vita del bambino, di transizione tra l’infanzia e l’adolescenza, generalmente compresa tra i 9 e i 12 anni. In questo periodo, i bambini vivono numerosi cambiamenti fisici, emotivi, intellettivi e sociali. Per affrontarla al meglio e aiutare i propri figli sono necessari degli accorgimenti e delle strategie, ad esempio, avere un dialogo sincero e disponibile con i figli, ascoltandoli senza dare giudizi impulsivi, stabilire regole chiare con un equilibrio tra concessioni e limitazioni, spiegando le motivazioni dietro ogni regola. Inoltre, è sempre importante aiutarli a prendere decisioni adatte alla loro età, tenendo sempre presente il loro progetto interno di progressiva autonomia e indipendenza.

I social media influenzano, in questa loro “delicata” fase di crescita, la percezione del proprio corpo e l’accettazione di se stessi?
Sì, certamente. Tutti i social hanno un forte impatto sulla percezione del corpo e sull’accettazione di se stessi. Infatti,  l’esposizione continuativa a immagini idealizzate, può generare insicurezza, bassa autostima e un confronto costante con modelli spesso irraggiungibili. È fondamentale il ruolo dei genitori e degli educatori nell’aiutare i ragazzi a sviluppare un senso critico rispetto ai contenuti che vedono online.

In che modo i social media possono contribuire a sviluppare insicurezze e complessi nei preadolescenti?
Da un lato, possono amplificare le insicurezze e dare origine a complessi, poiché in questa fase dello sviluppo si definisce la costruzione dell’identità e cambia inevitabilmente il rapporto con l’immagine di se stessi, anche per la rapida crescita, soprattutto nelle bambine. Il confronto con modelli irraggiungibili, lontani e virtuali, può causare un senso di inadeguatezza e dare origine ad angosce legate all’immagine corporea, all’essere se stessi al di fuori di canoni socialmente domanti e all’apparenza ad un gruppo di “popular”, sostanzialmente vincenti per l’immagine, più che per la sostanza.

Quali sono le conseguenze del costante confronto online con gli altri e della ricerca di approvazione attraverso “like” e commenti? E quali sono i segnali di allarme che possono indicare un uso problematico dei social media?
La spirale negativa dei like ad ogni costo può minare la fiducia in se stessi e l’autostima, in via di formazione, rendendoli dipendenti dal consenso esterno, più vulnerabili e soggetti a crisi d’ansia, insicurezze e cadute depressive. Crescere non è facile, diviene pertanto naturale, la necessità di modelli validi, di molto sostegno, di comprensione, di tolleranza rispetto ai propri errori, di indicazioni serie su come essere, pensare e costruire i propri valori. Per crescere in modo sano, bisogna avere dei modelli etici di riferimento, i social media ne sono privi. Alcuni segnali di allarme facilmente intercettabili sono un umore instabile, la facilità al pianto, i disturbi del sonno, tendenza all’isolamento che si accompagnano ad un’eccessiva importanza data all’immagine online. Fino all’ossessione per i like e alla difficoltà a staccarsi dai social. Purtroppo, alcune forme di dipendenza di utilizzo degli smartphone si possono constatare già nei bambini e nei preadolescenti.

Come i genitori e gli adulti di riferimento, vale a dire, anche educatori e tutti coloro che si adoperano per le comunità culturali e sociali, possono  informare i preadolescenti sulle conseguenze negative di un uso non consapevole dei social? Il primo punto è conoscerne personalmente i rischi, è importante che i genitori siano ben informati sugli aspetti negativi e non educativi dei social media sui bambini e sui preadolescenti. Quindi, attraverso un dialogo aperto con i propri figli, parlare loro dei rischi senza proibizioni assolute che possono stimolare la trasgressione, ma promuovendo un pensiero critico, riflettendo insieme intorno ai rischi. Un altro aspetto è dare un esempio positivo mostrando di avere un rapporto equilibrato con la tecnologia a scopo ludico compresi i social. Altra cosa è la tecnologia per motivi di lavoro o di studio. Far presente questa differenza. Insieme ai figli informarsi e riconoscere le fake news, imparare che cos’è la privacy e perché è necessario rispettare la propria e quelli degli altri, spiegare quali sono gli impatti psicologici negativi dei modelli proposti valorizzando dei modelli reali e realistici, spiegando che i risultati si ottengono nel tempo investendo su se stessi e sulle proprie qualità. Non è tutto oro quel che luccica.

Qualche giorno fa, abbiamo ascoltato le  dichiarazioni del ministro Giuseppe Valditara sul vietare completamente i cellulari sotto i 14 anni, è importante?
La letteratura scientifica internazionale evidenzia che l’uso precoce e non regolamentato degli smartphone può avere effetti negativi sullo sviluppo emotivo, intellettivo e sociale dei bambini. Ad esempio, uno studio ha rilevato che l’utilizzo del telefonino prima dei 12 anni può ridurre le capacità d’interazione sociale, le capacità di apprendimento per un deficit dell’attenzione indotto dai social stessi e quindi una diminuzione del rendimento scolastico. È indispensabile riconoscere i potenziali rischi associati all’uso troppo precoce degli smartphone, ma è altrettanto importante, contestualmente alle limitazioni, promuovere l’educazione digitale, la formazione in ambito scolastico per un utilizzo sano e consapevole della tecnologia e la capacità di scegliere se, come e quando usarli. Padroneggiare la tecnologia e i social, non essere utilizzatori passivi e schiavi di un ingranaggio che non si conosce.

Numerosi studi mostrano che i preadolescenti leggono molto meno i libri nel tempo libero rispetto a prima, vale a dire, in particolare, da quando sono immersi nell’utilizzo degli smartphone, dei social media e dei videogiochi online. E’ possibile invertire questo andamento?
Certamente, è possibile anche se non è semplice. È necessario, infatti, un impegno congiunto dei genitori, della famiglia, della scuola e di tutti coloro che si occupano di educazione. Il fenomeno della diminuzione della lettura è legato a molteplici fattori, certamente a crescente attrattività dei social media e videogiochi, che offrono gratificazione immediata e interattività e la minore abitudine alla lettura fin da piccoli, sono tra i fattori attualmente prevalenti. Tuttavia, è possibile stimolare il ritorno alla lettura incoraggiare i bambini attraverso attività coinvolgenti, ad esempio, organizzare eventi di lettura in gruppo, club del libro per i ragazzi, leggere libri in classe, anche uno all’anno, magari all’ultima ora quando sono più stanchi e l’ascolto di una voce che legge appassiona e aiuta a fantasticare, stimola l’immaginazione. Insisto sulla necessità di limitare il tempo sui dispositivi, di stabilire regole precise per l’uso degli smartphone e al tempo stesso, stimolare le attività all’aperto, lo sport, la musica, la pittura, il giardinaggio, le decorazioni floreali, il decoupage, i giochi creativi. Inoltre, portare i bambini alle mostre, ai giardini zoologici, al planetario a vedere e studiare le stelle. Come sempre, l’esempio aiuta molto. Se i genitori leggono appassionatamente, anche i figli lo faranno. Per i genitori che non lo facessero prima, può essere un’occasione iniziare a farlo leggendo per i propri figli. Si cresce sempre insieme, facendo cose insieme, divertendosi e giocando insieme, imparando e pensando insieme.

Quali consigli dare ai genitori al riguardo?
Avere la forza di proteggere i figli dall’ingerenza della tecnologia e dei social. La formazione digitale è tutt’altra cosa, che usare passivamente i social; Valorizzare l’espressione personale dei propri figli. Spesso, i preadolescenti sono attratti dai social perché vi trovano uno spazio per esprimere se stessi. Avvicinarli all’arte, alla musica e allo sport sono valide alternative; Affrontare la paura del “non essere visti”. Il desiderio di essere riconosciuti dai coetanei è molto forte in questa fase di crescita. Per questo è importante aiutare i preadolescenti ad affrontare la paura di “scomparire” se non partecipano attivamente ai social. Vivere in diretta è più emozionante della vita virtuale proposta dai social! Creare delle buone abitudini familiari che “ridimensionano” la dimensione digitale. I genitori possono creare rituali quotidiani che siano veri e propri “spazi protetti”, dove la famiglia si riunisce per fare delle cose insieme, anche leggere; Coinvolgere i figli nelle decisioni che li riguardano. Vincere la tentazione di imporre divieti rigidi senza spiegazioni che potrebbero essere controproducenti, è più utile coinvolgere i preadolescenti in una riflessione sul perché è bene limitare l’uso dei social e aspettare ad essere più grandi. Un approccio morbido consente loro di sentirsi protagonisti nella scelta; Tenere presente quanto è importante stimolare l’immaginazione e la fantasia. La lettura è uno spazio privilegiato per il giocare con le parole e le metafore, basi dell’umorismo e del pensiero creativo. I libri portano in luoghi bellissimi, in cui i preadolescenti possono esplorare e conoscere aspetti di stessi attraverso i racconti e le storie dei personaggi, che poi da più grandi saranno spronare a conoscere davvero, viaggiando e facendo esperienze importanti per la loro crescita e la loro formazione. Per il loro futuro.
Marialuisa Roscino 

Ultimi articoli