7 Febbraio, 2025
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Il TAR dà ragione ad Agresti e Gubetti e rigetta il ricorso di un gruppo di cittadini di Borgo San Martino

La morale dovrebbe spingere un avvocato, bravo e preparato, a far comprendere al proprio eventuale cliente, nel caso in cui il motivo per cui è chiamato a rappresentarlo sia senza senso, che è meglio evitare di spendere soldi per la parcella a copertura di un lavoro che si riconosce inutile. Ma se la causa non ha come vero obiettivo il motivo infondato, ma una ragione politica, allora si comprende tutto pienamente e sappiamo che, in questo caso, la parola morale non si sa nemmeno cosa significhi.

Ma partiamo dall’inizio.

Una lista di genitori eletti in Consiglio di Istituto aveva, nel proprio programma, per il quale era stato eletto, una razionalizzazione delle strutture scolastiche che mirava non soltanto alla riduzione della spesa pubblica (riscaldamenti per plessi semivuoti, manutenzione di locali in disuso, scuolabus che devono servire molti plessi con pochi bimbi a bordo eccetera), ma soprattutto ad un miglioramento della didattica per i propri figli. Sappiamo tutti che avere tanti plessi sparsi sul territorio, sebbene possano essere comodi per un paio di famiglie, hanno la conseguenza che ci sia meno confronto fra docenti (necessario per la crescita professionale), meno controllo da parte della dirigenza (in genere non necessaria, ma utile per ricordare che si appartiene ad una comunità scolastica e non ad una brigata isolata), meno possibilità di accesso a servizi didattici (giochi e mezzi didattici sono sotto utilizzati e pertanto difficilmente rinnovati se rotti) eccetera.

Normalmente i genitori eletti negli organi collegiali, con tutte le loro buone intenzioni, non vengono minimamente ascoltati e le loro idee di miglioramento si scontrano con il “latinorum”, di manzoniana memoria, messa in campo da dirigenti che sanno parlare, ma che non vogliono affrontare eventuali diatribe e quindi non gestiscono la scuola per i bambini ed il miglioramento della didattica, ma solo per se stessi. Alla “Don Milani” di Cerveteri, invece, le idee sono state tutte democraticamente deliberate e messe in pratica,  fino al passo finale di creare un polo per l’infanzia a Borgo San Martino, luogo sereno e bucolico, ideale per i bimbi da 3 a 6 anni, spostando nel contempo tutte le classi della primaria nella sede centrale di Valcanneto, per consentire più contatto fra maestre e professori allo scopo, non banale, di scambiarsi osservazioni, opinioni, suggerimenti e metodi per la didattica mirante ad avere bambini più sereni e ancora più preparati per affrontare il successivo ordine di studi. Occorre notare come i docenti abbiano rinunciato alle ferie estive per fare in modo che, all’apertura del polo dell’infanzia, i bambini avessero potuto trovare tutto pronto.

Ma Borgo San Martino è una zona in cui certi pseudo politici hanno una strana influenza e raccolgono voti in cambio di promesse impossibili da attuare o, peggio, cavalcando eventuali onde mosse da persone che ovviamente amano i propri figli, ma non hanno ben compreso che le decisioni attuate dal Consiglio di Istituto guardano non al singolo, ma al bene di più bambini, anche se può esserci un minimo disagio personale.

Fatto sta che una brava avvocata, figlia di uno di questi politici, viene coinvolta nella causa al TAR chiedendo l’annullamento della decisione del Consiglio di Istituto e denunciando il dirigente scolastico (in quanto esecutore della delibera collegiale) e il sindaco (in quanto non si è opposta alla decisione).

Risultato: soldi sprecati (il ricorso al TAR non è certamente gratuito e l’avvocato non lavora pro bono, ma tanto hanno pagato i genitori turlupinati); tempo tolto alla didattica ed alla gestione della scuola (l’avvocatura dello Stato non scrive relazioni, ma, giustamente, se le fa scrivere dai dirigenti che devono restare a disposizione e rispondere delle proprie azioni e quindi tolgono tempo ai propri compiti didattici e gestionali); perdita di tempo dei giudici (che avrebbero altro da fare che essere coinvolti da beghe di pseudopolitici ignoranti o, peggio, ma speriamo di no, in cattiva fede), tutto per giungere alla sentenza definitiva: Consiglio di Istituto, Dirigente scolastico e Sindaco hanno agito correttamente e nel pieno rispetto della Legge, pertanto il ricorso, dopo quasi due anni, è stato respinto.

Il Consiglio di Istituto ora non esiste più perché la “Don Milani” è stata inglobata nella “Marina di Cerveteri, ottenendo una scuola composta da una decina di plessi, mentre quegli stessi politici del medesimo colore di chi ha deciso l’assurdo inglobamento, non hanno detto una parola per scongiurare l’obbrobrio della cancellazione della “Don Milani”, peraltro atto illecito in quanto la delibera regionale parlava di nuovo istituto e non di inglobamento.

Dirigente e sindaco potrebbero ora cantare vittoria, ma a cosa servirebbe? I soldi sono stati buttati; il lavoro in serenità, che è stato cancellato, non si può ripetere; le ingiurie e le accuse di incapacità sono ormai nel passato e ammettiamolo: vista la fonte da cui provenivano, nemmeno hanno mai scalfito alcun amor proprio.

Ci si chiede però se alle prossime elezioni i cittadini turlupinati, cui sono stati estorti soldi per pagare tribunale e avvocata, si ricorderanno di cosa dicevano dentro e fuori la sala consiliare quei signori, per i quali politica significa solo arrivismo.

Ci si chiede: con che faccia quei signori, per i quali politica significa solo pensare ai fatti propri e non alla comunità, si presenteranno in giro dopo avere seminato zizzania con il solo scopo di mettere in difficoltà chi lavora per il bene delle persone e dei loro figli.

Ci si chiede se alle prossime elezioni quei signori ignoranti (e speriamo non in mala fede) che nemmeno conoscono il significato vero della parola “politica”, si asterranno dal presentarsi o quanto meno criticare l’amministrazione.

Chi a suo tempo affermò che il Consiglio di Istituto non aveva il potere di riorganizzare la scuola, che il dirigente scolastico era un impreparato ed agiva di propria iniziativa a seconda dell’umore di come si svegliava la mattina e che il sindaco avrebbe avuto il potere di intervenire in questioni interne alla scuola e se ne infischiava è chiaramente un incapace ignorante perché, ne sono certo, non poteva essere in mala fede. Se questi signori hanno, come speriamo, un minimo di rispetto per i cittadini (che hanno turlupinato) e magari anche un po’ di riguardo per se stessi, probabilmente andranno a nascondersi da qualche parte, visto che hanno avuto la faccia tosta e la prosopopea di fingere di conoscere le norme.

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