Nel 2023 oltre ottomila minori, alcuni piccolissimi, sono stati arruolati ed utilizzati nelle guerre. Lo afferma il Segretario Generale dell’ONU in un rapporto dedicato alla situazione dell’infanzia nei conflitti. Un numero che è aumentato rispetto al 2022. I minori vengono sottratti con la forza dalle scuole e dai villaggi e arruolati nelle milizie e negli eserciti regolari, per combattere le tante guerre senza fine. I Paesi interessati sono molti: Afghanistan, Burkina Faso, Colombia, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Iraq, Mali, Nigeria, Sudan, Sudan del Sud, Somalia, Siria, Yemen, Myanmar, Nigeria e coinvolge decine fra gruppi guerriglieri e forze armate regolari.
Anche la Somalia, secondo l’ONU, nel 2023 è stata fra i Paesi più coinvolti con circa 700 minori, per lo più rapiti da Al Shabab, ma anche dalle forze di sicurezza, che li hanno utilizzati in quasi 20 casi.
Nell’ex colonia sono presenti missioni militari italiane con compiti di addestramento dell’Esercito e della Polizia somala. Sempre secondo l’ONU, all’interno di queste forze ci sono individui responsabili di stupri ed uccisioni di minori. Sarebbe opportuno che il Parlamento italiano affrontasse la questione al momento in cui approva ogni anno queste missioni.
Nello Yemen, sempre secondo l’ONU, quasi 2.000 minori tra i 10 e i 17 anni, reclutati dai ribelli Houthi, sono morti combattendo tra gennaio 2020 e maggio 2021.
Le guerre combattute da decenni in molte parti del mondo richiedono sempre nuovi soldati, per cui tanti ragazzi vengono rapiti da scuole e villaggi e trasformati in combattenti, oltre che come messaggeri e spie. Le ragazzine non sono risparmiate ed infatti subiscono ulteriori atrocità: sono reclutate per fini sessuali, per matrimoni forzati, sottoposte a gravidanze forzate o per compiere attentati suicidi, in quanto sfuggono più facilmente ai controlli.
Pur in un contesto così negativo va segnalato che l’anno scorso oltre diecimila minori, in passato componenti di milizie o di eserciti, hanno potuto usufruire di protezione o di aiuto al reinserimento. A dimostrazione di quanto sia diffuso lo sfruttamento dei minori come soldati, dal 1999 il lavoro dell’ONU ha consentito il rilascio di circa duecentomila di loro.
“È urgente porre fine al regime di impunità e che i responsabili di questi crimini ne rispondano in tribunale – afferma Maurizio Simoncelli, di Archivio Disarmo – La comunità internazionale deve agire con segnali forti nei confronti dei paesi che utilizzano i minori in guerra. I Paesi democratici dovrebbero non solo sostenere le azioni di recupero sociale dei baby soldiers, ma anche porre fine alle vendite di armi ai regimi in guerra o liberticidi, nel rispetto delle norme italiane (L. 185/90) ed internazionali (Arms Trade Treaty)”.