19 Febbraio, 2025
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A Viterbo, con Valentina Berneschi, storica dell’arte, un viaggio alla riscoperta del grande Giorgio Vasari

Si è tenuta, nell’Hotel Salus Terme di Viterbo, un’interessante conferenza su Giorgio Vasari, artista poliedrico, pittore, scultore, letterato di fine Rinascimento, molto ben rappresentato nella relazione della storica dell’arte Valentina Berneschi.
Un evento organizzato dall’Inner Wheel club di Viterbo, presidente Mariateresa Batistelli Lecchini che, dopo aver aperto l’incontro con i saluti istituzionali, ha introdotto la

presidente, Federica Critelli, del Rotaract Club di Viterbo, composto da giovani rotariani tra i 18 e i 30 anni di età. Entrambi i club sono un’espressione del Rotary International e del Rotary club di Viterbo, presidente l’avvocato Rosita Ponticiello, con cui collaborano, condividono eventi, perseguono finalità volte a migliorare la comunità, a promuovere la pace, l’amicizia, la ricerca sul patrimonio artistico e socio culturale del territorio.


Mariateresa Batistelli ha ringraziato gli ospiti intervenuti dando il benvenuto a Giuliana Ceso, presidente dell’Associazione FIDAPA di Viterbo, Caterina Ricci per l’Associazione “Mani Unite” di Viterbo, ringrazia della disponibilità la bravissima amica giornalista Mariella Zadro, la scrittrice Simona Maucci vincitrice all’Argentario del premio letterario per i racconti, le socie dell’Inner club Anna Maria Stefanini e Nadia Pascucci con cui sta strutturando un nuovo progetto di prossima realizzazione, la prof.ssa Anna Maria Onelli, esponente dell’Associazione Nazionale Pedagogisti Italiani, che nel recente convegno sul bullismo ha effettuato un intervento molto apprezzato.


La dottoressa Berneschi, per cogliere nel profondo l’essenza delle opere dell’artista, ne ripercorre i tratti salienti della vita. Nato ad Arezzo nel 1511, Giorgio Vasari fu un letterato di tardo rinascimento, un artista di spiccato gusto manierista che segnò il passaggio tra Rinascimento e Barocco. A soli 16 anni, con la morte del padre iniziarono i suoi problemi: lottò prima contro la miseria e dopo contro la depressione. Sopravvisse dipingendo pale d’altare per chiese e conventi finché la situazione economica migliorò. L’artista portò a termine importanti committenze al servizio della famiglia dei Medici a Firenze e dei Papi a Roma, due città che furono punti focali della sua formazione.

Egli dipinse grandi saloni, soffitti, pale d’altare, eppure nell’opera del 1534, in cui rappresentava il suo protettore, Cosimo I dei Medici che indossa un’armatura in ferro, Vasari stesso espresse umilmente il grande sforzo sostenuto nell’imprimere sulla tela la lucentezza di quel materiale.
Fu il grande architetto che a Firenze, costruì la Galleria degli Uffizi, il corridoio vasariano che collega Palazzo Vecchio con Palazzo Pitti, il Palazzo delle Logge ad Arezzo, … È considerato il primo storico dell’arte per aver scritto le Vite, una storia delle pittura, scultura ed architettura, contenente le biografie dei singoli artisti a partire da Cimabue.
Ad Arezzo, città ricca di un’eccezionale storia etrusca, romana, medioevale e rinascimentale, l’artista, risollevatosi dalla miseria, attorno al 1540, aveva fatto costruire una piccola ma fastosa casa, oggi Museo Casa Vasari.

 

Essa conserva gli affreschi di pregevole fattura che lui stesso dipinse per testimoniare i suoi valori e le idee, documentati anche nei suoi scritti e nelle carte del suo archivio privato.
La dott.ssa Berneschi, nel tratteggiare un quadro esaustivo delle opere del Vasari, ci ha “aperto le porte” di uno dei più suntuosi palazzi del Rinascimento romano, la Cancelleria Apostolica dove tra le sale che ospitano i tribunali della Santa Sede, ci ha guidato alla scoperta degli affreschi presenti nel “Salone dei Cento Giorni”. Questo era stato commissionato nel 1546, da Alessandro Farnese per onorare il nonno, il pontefice Paolo III Farnese. L’artista, che ebbe l’ordine di completare gli affreschi sugli episodi della vita del pontefice in solo 100 giorni, per osservare questo impegno, ricorse ad aiuti esterni, dei quali non rimase soddisfatto.


Tuttavia, dal salone dipinto con quattro grandi scene, emergono effetti ottici straordinari: gli ornamenti allegorici, le figure in architettura dipinta con sculture simulate, le pitture nello stile manierista svolgono la narrazione in uno spazio che appare immaginario e reale, dove i gradini che si osservano, pur essendo solo dipinti, danno allo spettatore l’illusione di poter entrare nella scena.

Interessante l’aneddoto sull’ “Adorazione dei Magi “, una grande pala d’altare dipinta, nel 1566, su commissione di Papa Pio V. Questi, come scrisse monsignor Sangalletti in una missiva indirizzata al Vasari, alla vista del bozzetto, esortava l’artista ad eliminare tutti gli elementi pagani e limitarsi a tradurre in immagini il racconto evangelico. Praticamente il Papa suggeriva di rivedere il progetto ambientando la scena in una grotta o in una stalla senza far mancare il bue e l’asinello. Naturalmente Vasari accolse la richiesta, rivide la struttura architettonica della scena e collocò sullo sfondo l’asino e il bue.
Oggi sono ancora in atto le celebrazioni per commemorare il 450° anniversario della morte dell’artista, deceduto a Firenze nel 1574. Ad Arezzo, sua città natale, nelle sale della Galleria d’arte contemporanea in piazza San Francesco e in Sant’ Ignazio, è stata allestita una mostra eccezionale “Vasari il teatro delle virtù”. Il fil rouge che collega le opere è rappresentato dalle virtù.


Un tema presente nel dipinto “Allegoria della Pazienza”, raffigurante una fanciulla in piedi, con la caviglia incatenata a una roccia. Lo sguardo della donna è rivolto a un vaso, sembra in paziente attesa che lo stillicidio dell’acqua che da esso scende, goccia a goccia, corroda la roccia sottostante liberando lei dalla catena.

Era stato Bernardetto Minerbetti, vescovo e uomo di corte di Cosimo I de’ Medici a commissionare l’opera, nel 1551, perché rappresentasse la virtù principale del suo carattere, ovvero l’arte della Pazienza. Fu la pazienza che lo premiò con un’esistenza soddisfacente vissuta grazie ai beni ereditati dallo zio Francesco, uomo facoltoso ma
avaro e dal pessimo carattere, che lo aveva pesantemente subordinato.

Tra le sale espositive della mostra è possibile ammirare disegni, dipinti e opere provenienti da importanti collezioni internazionali, pale d’altare, documenti tra cui le Vite del Vasari e i Ragionamenti pubblicati postumi.

Presente anche “La Chimera”, giunta da Firenze dove è conservata. Trattasi di un bronzo etrusco che rappresenta un corpo con testa di leone, coda di serpente e una testa di capra sul collo. Fu ritrovato con gli scavi ad Arezzo, nel 1553, e proprio il Vasari ne riconobbe l’alto valore artistico suggerendone la ristrutturazione.

Terminata la presentazione, la presidente Mariateresa Batistelli, ha chiuso l’incontro complimentandosi con la bravissima relatrice dott.ssa Berneschi, che ha trattato tanto efficacemente l’intreccio tra l’arte del potere e il potere dell’arte nella vita dell’artista. Ha ricordato come Viterbo sia una città medioevale ricca di storia; con le sue chiese e il grande patrimonio storico artistico che la contraddistingue, essa deve essere motivo di orgoglio per coloro che ci vivono o semplicemente la frequentano. Infine ha invitato gli ospiti, le socie e i soci rotariani in una sala dell’hotel, allestita per un momento conviviale di saluto molto apprezzato perché all’insegna dell’amicizia e della condivisione.

Anna Maria Onelli   Redattore L’agone

 

 

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