20 Febbraio, 2025
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I sindaci dicono “no” al riordino delle aree naturali protette

Questa mattina il Sindaco Alessandro Bettarelli é stato audito in Commissione VIII del Consiglio Regionale del Lazio sul progetto di riordino dei parchi regionali che, di fatto, accorperebbe la nostra Riserva ai parchi di Barbarano e Sutri sotto un unico ente gestore chiamato “Parchi della Bassa Tuscia e dei Monti della Tolfa”.
Dai Sindaci interessati agli accorpamenti un ‘no’ unanime al progetto di riordino che, di fatto, non migliorerebbe le cose, forse le peggiorerebbe.
Dopodomani anche l’Università Agraria di Canale Monterano sará audita.
A seguire la memoria lasciata agli atti della Commissione.
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Ai Consiglieri regionali componenti la VIII Commissione consiliare permanente “Agricoltura, ambiente”:
SAMBUCCI Vittorio, LA PENNA Salvatore, CIARLA Mario, MAURA Daniele,
NICOLAI Michele Pasquale, NOVELLI Valerio, SABATINI Daniele, TIDEI Marietta, TIERO Enrico.
OGGETTO
Audizione sulla Proposta di legge n. 186 del 10 gennaio 2025, concernente: “Disposizioni per il riordino delle aree naturali protette”.
Memoria del Comune di Canale Monterano
PREMESSA
La Riserva Naturale Regionale Monterano è stata istituita con L.R. 2 dicembre 1988 n.79 e modificata con la L.R. 15 Novembre 1993, n. 62, è estesa per circa 1085 ettari nel Comune omonimo e nell’ambito territoriale di Roma. L’ente gestore è stato da sempre il Comune di Canale Monterano, in stretta collaborazione con l’Università Agraria di Canale Monterano, che gestisce l’uso civico in gran parte del territorio della stessa.
La proposta di legge regionale (la legge n. 186 del 10 gennaio 2025) sul riordino delle aree naturali protette istituirebbe un nuovo ente regionale di diritto pubblico denominato “Parchi della Bassa Tuscia e dei Monti della Tolfa” che andrebbe a gestire la Riserva naturale regionale Monterano, il Parco suburbano Marturanum e il Parco antichissima città di Sutri.
Si esporranno nei punti a seguire i motivi del nostro “no” alla proposta di legge oggetto di questa audizione.
I – LA LEGGE ISTITUTIVA DEL 1988 E IL PROGETTO DI RIFORMA: UN PATTO VIOLATO TRA COMUNITÀ CANALESE E REGIONE LAZIO
Sul finire degli anni ’80 i cittadini di Canale e gli utenti della locale Università Agraria decisero di vincolare un terzo del loro territorio con l’istituzione di un’area protetta. Non fu una decisione semplice, né presa senza un dibattito locale acceso e a volte duro. Alla fine, la legge istitutiva fissò i capisaldi di un vero e proprio patto tra Comunità canalese e Regione Lazio:
 Art. 4, comma 1: La gestione della riserva parziale naturale Monterano è affidata al Comune di Canale Monterano.
 Art. 5, comma 1: “Per la gestione della Riserva parziale naturale Monterano l’ente gestore si avvarrà della consulenza di un Comitato tecnico – scientifico con funzioni consultive;
 Art. 5, comma 2: “Il Comitato tecnico – scientifico sarà integrato da: g) un rappresentante dell’Università agraria di Canale Monterano”.
L’art. 2 della legge istitutiva prevedeva invece le finalità della Riserva Monterano, tese:
a) al corretto uso ed alla valorizzazione del territorio e delle sue risorse naturali;
b) a garantire lo sviluppo sociale ed economico delle comunità locali interessate e di mantenere le componenti sociali e culturali nel territorio, tra le quali l’agricoltura e l’allevamento, la pescicoltura, l’artigianato, l’agriturismo;
c) alla conservazione degli ecosistemi e dei processi ecologici essenziali;
d) alla utilizzazione razionale e duratura delle specie e degli ecosistemi;
e) al mantenimento della diversità genetica delle specie animali e vegetali presenti;
f) alla promozione del turismo didattico e naturalistico;
g) al recupero e valorizzazione dei beni culturali presenti nel proprio territorio ed in particolare, le rovine dell’antico abitato di Monterano e la necropoli etrusca.
La Proposta di legge n. 186 del 10 gennaio 2025, istituendo un nuovo ente regionale di diritto pubblico denominato “Parchi della Bassa Tuscia e dei Monti della Tolfa”, che accorperebbe di fatto la Riserva naturale regionale Monterano, il Parco suburbano Marturanum e il Parco antichissima città di Sutri, modifica i capisaldi su cui si poggia l’istituzione della Riserva Monterano e rompe il patto tra Comunità locale e Regione Lazio che ne portò alla istituzione.


II – EFFICIENTAMENTI E RISPARMI DI SPESA SOLO SULLA CARTA
Il fallimento delle Unioni di Comuni, accorpamenti forzati dei piccoli Comuni, ha già dimostrato come “unire” non vuol dire migliorare i servizi ed avere risparmi di spesa. Ha invece spesso portato a risultati opposti. Le piccole realtà in Italia hanno sempre garantito servizi e attenzione alla propria popolazione amministrando le proprie risorse in maniera più efficiente, e a costi inferiori, rispetto alle realtà di dimensioni maggiori. Stessa cosa avverrà nel caso dell’accorpamento di tre aree naturali diverse nella logica istitutiva, non confinanti tra loro, appartenenti a provincie e, soprattutto, ambiti territoriali diversi.
Al nuovo ente di gestione spetterà infatti decidere innanzitutto una cosa: tenere in piedi gli uffici preesistenti (triplicando i costi di gestione) o essere lontani dai territori?
Canale Monterano dista 13 km da Barbarano, 24 da Sutri. Dal centro del paese si impiegano anche 30 minuti per raggiungere le aree periferiche dell’area protetta. Quali saranno i tempi di intervento in tema di antincendio boschivo o altra emergenza?
Infine, l’approvazione della riforma nel sistema considerato prevederebbe i costi di:
a) un Direttore equiparato a Dirigente di Area regionale in luogo degli attuali Direttori equiparati a Dirigenti d’ufficio previsti (Antichissima Città di Sutri non lo prevede affatto).
b) l’eventuale Commissario, il Presidente, i membri del Consiglio Direttivo e per il Revisore dei Conti, salvo altresì gettoni di presenza per i membri della Comunità.
c) i costi delle sedi, uffici e immobili per le attività dell’ente di gestione e dei dipendenti. Immobili che attualmente sono messe a disposizione gratuitamente dal Comune ente-gestore.
In riferimento alle considerazioni suesposte occorrerebbe verificare se effettivamente non derivino nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio regionale, come affermato nella Relazione Tecnica a corredo della P.d.L.: “Per quel che concerne le spese relative alla nomina dei nuovi Direttori, dei Consigli direttivi e dei Revisori unici, tenuto conto dei Direttori in carica che decadono a seguito della riorganizzazione ovvero dei Direttori mancanti ma che non verranno nominati per via della riorganizzazione e relativa destinazione, nonché in considerazione dei Consigli direttivi da sciogliere o non ancora costituiti per le motivazioni predette, il costo complessivo è ricompreso nell’ambito delle risorse già stanziate all’interno del bilancio regionale a copertura delle spese di funzionamento delle aree protette interessate.”
III – UN RIORDINO CHE NON PUÒ ESIMERSI DAL RISPETTARE IL SUO OBIETTIVO: INDIVIDUARE LE AREE CHE POSSONO COSTITUIRE UN “UNICO SISTEMA”.
Possono costituire un “unico sistema” aree come quelle della Riserva naturale regionale Monterano, del Parco suburbano Marturanum e del Parco antichissima città di Sutri, non confinanti, appartenenti ad ambiti territoriali e provincie diverse, nate e istituite con finalità diversissime?
Il nome stesso “Parchi della Bassa Tuscia e dei Monti della Tolfa”, scelto per il nuovo ente di gestione, esemplifica come si voglia mettere insieme forzatamente aree che poco hanno a che fare tra loro e, soprattutto, con Canale Monterano e la sua la Riserva.
IV – ADEGUATEZZA DELLE STRUTTURA ORGANIZZATIVA IN RAPPORTO ALLE ESIGENZE DEL TERRITORIO
Non è certo un mistero che, soprattutto nella pubblica amministrazione, i tentativi di “accorpare” realtà più piccole in un unico soggetto centrale di gestione abbia portato risultati positivi solo in rarissimi casi (e, ad onor del vero, difficilmente nella nostra realtà regionale).
La vicinanza del Comune alla comunità è al contempo un punto fermo nell’organizzazione della PA: svincolare le aree protette dalla gestione dell’ente che più potrebbe intercettare le esigenze e difficoltà di un territorio è un vero e proprio autogol, oltre che un pericolo concreto che rischia di compromettere un sistema di tutela come quello delle aree protette che, negli anni, tra tutte le criticità e difficoltà che conosciamo, ha comunque salvaguardato i territori interessati, ad esempio, dalla speculazione edilizia.
In un momento in cui anche per l’utilizzo dei fondi del PNRR si punta sulla creazione di reti territoriali forti non più centralizzate, questa modifica normativa decide di andare controcorrente, con tutti i rischi che questa logica porta con sé.
A riprova di questa considerazione portiamo ad esempio la nuova organizzazione del sistema sanitario regionale locale che sta portando all’attivazione di numerose case di comunità dislocate in più punti sul territorio, andando a creare una rete capillare di sostegno e supporto ai cittadini, coerentemente con la cosiddetta “sanità di prossimità”.
Una ipotetica ottimizzazione dei costi non può, quindi, essere di per sé l’unico criterio per attuare delle riforme così impattanti sui cittadini: farsi scudo di eventuali risparmi mettendo a rischio l’operatività delle aree protette (vedi quanto già detto sull’antincendio boschivo e aggiungendo, solo per citarne alcune, le difficoltà amministrative sulle pratiche per il rilascio di autorizzazioni e nulla osta) è un pericolo concreto per la reale tutela dei territori e salvaguardia delle loro caratteristiche naturalistiche e storico/archeologiche.
Proviamo ad essere più concreti: permessi di transito, permessi per le riprese audio-video, etc. etc. a chi e dove si effettueranno le richieste? Chi farà i sopralluoghi? Evitare gli sprechi è sacrosanto ma limitarsi a fare tagli, privando di fatto i Cittadini di strumenti essenziali, non è la strada giusta.
V – IL TEMA DEGLI USI CIVICI.
Si rimanda alla nota che presenterà in audizione l’Università agraria di Canale Monterano il giorno 20 febbraio 2025.
CONCLUSIONI
Come riportato correttamente nella P.d.L. n. 186/2025, l’art. 39 della Legge Quadro regionale n. 29/1997 prevedeva proposte di legge di adeguamento delle vigenti leggi regionali istitutive delle aree naturali protette entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge stessa, e quindi entro il 10 novembre 1998.
A distanza di 26 anni da tale disposizione legislativa, appare necessaria prioritariamente ad accorpamenti che uniscono aree diverse per storia, finalità e ambito territoriale, una riflessione di riforma sulla stessa L.R.29/1997, che tenga conto del mutato quadro normativo nazionale e regionale ed attualizzi forme di gestione comunali, non in contrasto con la norma nazionale, laddove ne ricorrano i presupposti di economicità, efficacia ed efficienza a vantaggio del corretto funzionamento delle Aree Protette interessate.
A tal fine potrebbe essere emendata la L.R. 29/1997 nell’art. 12, che dispone: “Le aree naturali protette possono essere gestite, in relazione alla dimensione delle aree stesse o singolarmente o nell’ambito di un sistema di aree naturali protette a gestione unitaria, con l’aggiunta di una terza possibilità:
a) ad enti di diritto pubblico;
b) alle province;
c) “Ai Comuni di cui alla L.R. 7 agosto 2020 n. 9, laddove l’Area Protetta ricada interamente all’interno del territorio dell’Ente locale”.
Si richiama in tal senso l’art. 3, comma 4 lettera a) della L.R. 7 agosto 2020 n. 9 “La Regione assicura, altresì, ai piccoli comuni, anche mediante forme di avvalimento o convenzione, le risorse umane e strumentali per la gestione ordinaria delle funzioni proprie o delegate”;
L’esperienza italiana ha già infatti dimostrato che le sole unioni che funzionano sono quelle determinate dalla libera volontà dei territori e delle Comunità, che debbono valutare le loro convenienze in materia di obiettivi perseguiti, efficienza, efficacia, economicità e produttività.
Qualsiasi proposta di riforma, per quanto sopra esposto, non dovrebbe essere portata avanti senza l’ascolto e il consenso delle Comunità interessate. Nello specifico i cittadini di Canale Monterano e gli utenti della locale Università Agraria.
Il Sindaco dott. Alessandro Bettarelli
e l’Amministrazione Comunale di Canale Monterano

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