L’adhd che sta per deficit di attenzione e iperattività sembra essere il disturbo più diffuso nell’età scolare causando grandi problemi di apprendimento ed inserimento sociale che continuano poi nell’età adulta rendendo deficitarie alcune aree della programmazione giornaliera che rendono a chi ce l’ha molto difficile la qualità della propria vita. L’agone pertanto ha chiesto al presidente di Ritadhd (www.ritadhd.it) il dottor Vito Pinzone, alcune domande in merito.
Che cosa è ritadhd?
Ritadhd è un’associazione fondata nel 2023 e vuol dire rete italiana adhd ed è nata dall’esigenza di medici collaboratori di formare una rete poiché in Italia ad oggi vi sono pochi esperti che si occupano di adhd specialmente nell’età adulta. Spesso infatti non si sapeva a chi indirizzare i pazienti o far si che accedessero ad informazioni valide da un punto di vista scientifico. Attualmente, dopo la fondazione l’associazione sta crescendo ed è composta da una cinquantina di soci ma ad oggi ancora è difficile individuare medici formati in tutte le regioni che si occupino di diagnosi e trattamento. Ritadhd serve per riconnettere i medici con le persone che cercano informazioni valide e fornire un supporto ai professionisti realizzando ad esempio una guida alla prescrizione dei farmaci, fornire strumenti per i clinici che non lavorano nell’ambito della neuropsichiatria infantile dove l’adhd è arrivato molto prima, se si considera che l’adhd è un disturbo del neuro sviluppo e la media nella diagnosi è di trenta anni.
Che cos’è l’adhd?
L’adhd è caratterizzato come un disturbo del neuro sviluppo ovvero un disturbo che esordisce in età infantile e adolescenziale. Adhd è l’acronimo di disturbo da deficit di attenzione e iperattività perché sostanzialmente i sintomi presenti fanno parte di queste due categorie che sono l’inattenzione e l’altra l’iperattività e l’impulsività. Queste sono presenti nell’età infantile e possono persistere nell’età adulta, ciò che lo rende un disturbo è che poi questi sintomi compromettono la vita delle persone con costante disattenzione , difficoltà nel pianificare, nell’organizzarsi nel gestire la vita quotidiana. Iperattività e impulsività sono dimensioni che si manifestano in difficoltà nello stare fermi, aspettare e gestire gli impulsi.
Quali sono i fattori che influenzano negativamente la qualità della vita di una persona adhd?
Possono essere molti ma dipendono da come si presentano i sintomi nelle varie aree. Le difficoltà nella vita quotidiana possono essere tante, alcune possono essere più compensate, possono essere presenti delle strategie per tenere sotto controllo queste difficoltà oppure può presentarsi un under achievement dove la persona non riesce a raggiungere l’obiettivo prefissato. Vi possono essere casi di abbandono degli studi in via precoce, la poca capacità organizzativa rende difficile programmare la giornata e raggiungere degli obiettivi quotidiani.
Come arriva l’adulto adhd a diagnosi?
Il discorso è complesso, L’età media di diagnosi nell’età adulta è vent’otto trenta anni pertanto nel frattempo la traiettoria evolutiva dell’adulto si è espressa . Le difficoltà possono già essersi instaurate, possono anche esserci altre patologie psichiatriche che si aggiungono poiché c’è anche una maggiore suscettibilità a questi. Succede spesso che si chieda aiuto ma per problematiche non specifiche come ad esempio un disturbo d’ansia o dell’umore,oppure si possono avere adulti che hanno problemi con le sostanze, questi problemi possono in parte essere collegati ad un adhd non diagnosticato.
Quali sono i rischi di una diagnosi tardiva?
Il problema rimangono le traiettorie evolutive, ovvero il percorso di vita dell’individuo. Ci possono essere state altre cose che si sono sovrapposte all’adhd oppure disagi psicologici nella vita di tutti i giorni come la difficoltà a mantenere un lavoro ad esempio, portare a termine un percorso di studio, cose che possono avere un impatto diverso per ciascuno. Le conseguenze di una diagnosi tardiva stanno nell’individuazione precoce per ridurre l’impatto di certi sintomi nelle aree di vita.
Si può vivere bene senza sapere di essere un adhd?
Si, ovviamente se uno non ha delle difficoltà non si chiede se ha l’adhd, parliamo di persone con sintomi lievi che non impattano col decorso della vita, nei casi in cui i sintomi invece impattano è un po’ più difficile, immaginiamo una persona che fa sempre tardi, che ha difficoltà a gestire il tempo anche nel suo lavoro, ovviamente questo comportamento crea una serie di problemi a catena, vi possono essere delle capacità strategiche e di adattamento ma l’adhd sfuggirà sempre di mano.
Per ogni deficit corrisponde una compensazione. Quale negli adhd?
Un deficit neurologico tende ad avere una compensazione per equilibrare. Questo nell’adhd di una persona disorganizzata può avere un compenso di tipo ansioso che lo induce a portare una maggiore attenzione in quell’ambito. Alcuni possono essere funzionali ,ma strategie come un agenda, una timeline ,possono verificarsi efficaci e non in un adhd. Entrando in terapia uno può sviluppare strategie di compenso o anche svilupparle naturalmente.
Consigli per i genitori?
Sono presenti sul territorio molte associazioni che possono essere utili sia nel Lazio che nel territorio di Bracciano come l’associazione italiana famiglie adhd e adhd Lazio, associazioni di famiglie che conoscono molto bene il tema. Se si è riscontrato delle difficoltà magari pervenute in ambito scolastico, avere un interlocutore che possa rispondere alle tante domande è importante poiché prima si riconoscono le difficoltà prima si può intervenire per gestirle. Non sentirsi soli affidandosi alle associazioni che sono molto esperte al riguardo e cercando il confronto sull’argomento con quello che già è presente sul territorio. L’adhd non è un discorso di educazione o di fallimento nell’area genitoriale.
Ilaria Morodei
Redattrice L’agone