10 Marzo, 2025
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Anna Maria Ortese una voce fuori dal tempo

Ho avuto il piacere di partecipare all’incontro che si è tenuto il 26 febbraio 2025 presso la Biblioteca Comunale Bartolomea Orsini di Bracciano, un evento organizzato dallo Sportello Donna del Comune di Bracciano. Dopo gli appuntamenti dedicati ad Alda Merini e Alba De Céspedes, questa terza tappa è stata incentrata su una scrittrice che merita di essere riscoperta: Anna Maria Ortese.

La scelta delle presentatrici di dedicare questo incontro ad Ortese non è stata casuale. Se Alda Merini, dove spesso la letteratura femminile viene relegata a ruoli secondari, ha finalmente ottenuto il giusto tributo nella maturità, e Alba De Céspedes ha goduto di un grande successo in vita, Anna Maria Ortese è rimasta a lungo invisibile, incompresa anche dai suoi contemporanei. Nonostante il suo straordinario talento, la sua scrittura non ha mai trovato una collocazione chiara nel panorama letterario italiano, forse per la sua originalità e per la sua difficoltà a essere catalogata.

L’evento ha rappresentato un’occasione straordinaria per approfondire la figura enigmatica e controversa di questa autrice, la cui vita è stata segnata dalla solitudine e da un riconoscimento tardivo e parziale. Elio Vittorini la definì “una zingara assorta nel sogno”, mettendo in luce il carattere onirico e fuori dagli schemi della sua scrittura. Ortese stessa raccontò di essere stata criticata dai sostenitori del realismo, un’accusa che può sembrare paradossale, considerando che il suo realismo fosse qualcosa di unico: allucinato, visionario, capace di trasformare il quotidiano in un teatro surreale di miseria e speranza.

Le letture dei suoi scritti, curate dalle presentatrici Beatrice Maffei, Luigia de Michele, Barbara Busetto e Sonia Boffa, hanno mostrato chiaramente la capacità di Ortese di muoversi tra realismo e fantastico, tra denuncia sociale e dimensione fiabesca. Particolarmente toccante è stato l’ascolto di “Un paio di occhiali”, tratto dalla raccolta “Il mare non bagna Napoli”. Questa opera, emblematica della sua visione del mondo, racconta con crudezza e poesia la condizione di povertà del dopoguerra, attraverso il realismo allucinato di una bambina che, ottenendo finalmente degli occhiali, vede il mondo in tutta la sua tragica realtà. Una potente metafora sull’impossibilità di sfuggire alla propria condizione sociale.

Ortese non si è mai limitata alla semplice descrizione della realtà, ma ha cercato di scavare in profondità, di cogliere l’essenza nascosta delle cose, portando alla luce il dolore e la bellezza che si celano sotto la superficie. Nei suoi ultimi lavori, ha addirittura esplorato un universo quasi fantasy, popolato da allegorie e simbolismi, dimostrando una straordinaria capacità di reinventarsi e sperimentare nuove forme narrative.

L’incontro ha stimolato un interessante dibattito sulla ragione per cui Anna Maria Ortese sia ancora troppo poco conosciuta, e su quanto sia importante riscoprirla. Spesso la letteratura femminile viene relegata ai margini, e autrici di valore come Ortese non ricevono la giusta attenzione. La sua prosa intensa, le sue immagini potenti, la sua sensibilità verso gli ultimi fanno di lei una scrittrice che merita di essere letta, studiata e valorizzata.

Ritengo che sarebbe fondamentale che i suoi libri venissero introdotti nelle scuole, affinché le nuove generazioni possano scoprire una voce così potente e originale. I suoi racconti, i suoi romanzi e i suoi saggi sono una testimonianza di una scrittura che non si piega alle convenzioni, che sfida il lettore a guardare il mondo con occhi diversi, invitando a riflettere sulle ingiustizie sociali. Le presentatrici, con la loro straordinaria capacità di guidare l’incontro, ci hanno fatto comprendere come la scrittura di Ortese possa ancora oggi rappresentare uno strumento potente di riflessione e riscoperta.

Invito tutti a leggere le sue opere: sono certa che chiunque si immergerà nei suoi scritti ne resterà profondamente colpito. La sua prosa è una finestra su un altrove capace di parlare al cuore e alla mente, scuotere le coscienze e lasciare un segno indelebile.

Un sincero ringraziamento a Beatrice Maffei, Luigia de Michele, Barbara Busetto e Sonia Boffa, le cui letture e approfondimenti mi hanno permesso di conoscere più a fondo l’opera di questa straordinaria autrice, restituendo alla sua voce la visibilità che merita.

Paola Forte

Redattrice L’agone

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