Devi essere uno squalo, in questo mondo e nella vita”.
Poche parole, incisive, dirette, sincere; il faro in una notte che non aveva confini, non conosceva margini, e che invece proprio grazie a questa frase, si è trasformata ogni giorno in alba e in tramonto. La dicesti proprio tu, Massimiliano, a una ragazzina di 16 anni che timorosamente, forse per casualità o semplice curiosità, faceva il suo primo incerto passo nel mondo dei grandi. In una stanza piena di adulti, c’ero io, così piccola e intimorita; e poi c’eri tu, molto più simile a me che a loro, apparentemente distante ma in realtà intimamente vicino. Proprio questa nostra silenziosa somiglianza, immediata, quasi naturale, ha fatto sì che tra tutti ti accorgessi di me, la più piccolina, la persona che per chiunque altro, forse, sarebbe stata solo debole comparsa di uno spettacolo ancora troppo grande.
E in silenzio, senza sapere niente di me, senza conoscermi, mi hai donato una cosa preziosissima, che giorno dopo giorno è diventata linfa fertile di un rapporto reciproco: la fiducia. È iniziata così: una scommessa, per te, una sfida per me. Scrivere un articolo, 1200 battute, tema a scelta, una settimana di tempo. Per chiunque altro sarebbe stata un’incosciente follia, un azzardo che inevitabilmente avrebbe condotto al fallimento, eppure tu già sapevi che era solo l’inizio di un viaggio che ero pronta ad affrontare. Un viaggio al quale tu, Massimiliano, hai indicato la rotta, attraverso il quale mi hai accompagnato con una delicatezza e una dolcezza che sembravano apparentemente lontane da quello che davi l’impressione di essere, ma che, invece, disegnavano quello che sei. La tua ironia sottile e intelligente, il tuo sguardo buono e rassicurante, la tua comprensione paterna, sono stati il vento che mi ha permesso di rimanere sempre in moto, ma che non è stato mai troppo forte da farmi cadere. È proprio grazie a quella brezza leggera e vigorosa che sono qui oggi, con qualcosa che senza di te e senza quell’azzardo iniziale non avrei probabilmente mai avuto. Solo quella brezza ha saputo trasformare una ragazza impaurita in un piccolo progetto di donna, prima ancora che di aspirante giornalista.
Direi che è stato proprio il “caso” a muovere le fila del viaggio, seppur breve, fatto insieme a te, Massimiliano. Il caso che ha permesso a una ragazzina di 16 anni di iniziare a credere in qualcosa e a un uomo di sessanta di tornare a credere in qualcosa. E proprio lo stesso destino, che delicatamente aveva cucito insieme la trama di un tessuto appena abbozzato, ha deciso improvvisamente di lasciare il filo. Eppure, solo adesso, proprio in quello che potrebbe sembrare solo vuoto, riesco a trovare il senso, a capire il perché avevi scelto proprio me in quella stanza. Nella tua scommessa iniziale e nella mia sfida c’era la stessa prepotente voglia di vivere. Un desiderio talmente irruento e vivace, che neanche la morte riuscirà a vestire di quel senso di niente che porta con sé, perché certe trame riescono a rimanere insieme anche senza filo.
Ludovica Di Pietrantonio