Da una ricerca nell’Archivio Storico del Senato – racconta il prof. Livio Spinelli – risulta che Rosario Bentivegna frequentava fin da piccolo Santa Marinella e Santa Severa. Santa Marinella era anche il luogo di vacanze prediletto da un bambino, Michele di Veroli, in anni spensierati, ignaro del suo tragico futuro, come si legge in un libro di Silvio Caratelli.
Ricordo quando a S.Marinella una troupe della TV tedesca intervistò Silvio, che conosceva Michele e suo padre, tanto che da Sindaco il primo atto che fece fu quello di intitolare una Via al povero Michele. Silvio era stato uno dei primi a individuare la grotta fatta saltare dai nazisti per nascondere i corpi dei caduti.
L’ attentato dei Gap a via Rasella, fu il più sanguinoso e clamoroso attentato urbano antitedesco in tutta l’Europa occidentale, causando la morte di trentatré soldati altoatesini e due civili italiani. A seguito della rappresaglia tedesca furono uccisi 335 prigionieri completamente estranei all’azione gappista. Rosario Bentivegna – come scrive Michela Ponzani – nel 1937, durante le vacanze a Santa Severa, se ne stava spesso a “chiacchierare di massimi sistemi” col suo amico Luciano Vella, eminente dirigente del Partito comunista italiano e combattente dei Gap centrali. Fu in quell’estate a Santa Severa che la fiducia di Rosario nel fascismo comincia a incrinarsi, tanto da finire qualche anno dopo a ritrovarsi nelle file dei Gap.
Mio Zio, Egidio Cristini, “il poeta muratore” di S.Marinella, in ricordo dei suoi amici caduti alle ardeatine: Antonio Margioni e Alfredo Chiricozzi di Civitavecchia. incise su disco e poi recitò in TV questo pometto intitolato “Il massacro dei 320” che inizia con questi versi:
Padre celeste di bontà d’amore,
dona forza a mia musa, gran sovrano;
d’un fatto sento lacerarmi il core,
e mentre scrivo mi trema la mano,
Via Romagna, Tasso, principale
il ventitrè marzo fu la ricorrenza.
Di tempi molto critici, o normale,
Angelo Joppi che innocente
ebbi giorni novanta di tortura;
trenta giorni legato a braccia tese,
fregiato in faccia d’orrenda figura;
il sangue dalle ferite che buttava
col da mangiare suo si mescolava.
Interrogato Joppi non parlava,
un occhio li cavorno, poco vede,
e l’unghia dalle piedi li tirava,
ma sempre al buon Gesù teneva fede;
un martello pesante si pigliava,
l’infransero i ginocchi, delle piede;
quasi alla morte ne siamo vicini,
fatta fu nelle fosse Ardeatini.
Nelle foto: Michele di Veroli al Mausoleo delle Ardeatine, Via Michele di Veroli e Targa. Il Poeta Egidio Cristini sulla spiaggia di Santa Marinella.