Gli emendamenti volti a modificare il disegno di legge per le liste di attesa votati favorevolmente dalla commisione Sanità del Senato che prevedevano un’estensione anagrafica per le mammografie preventive per la diagnosi precoce del cancro al seno hanno subito lo stop del Ministero dell’Economia e Finanze per impossibilità di reperire i fondi necessari al programma ” Però si reperiscono fondi per aumentare gli investimenti in armi” Lo dice Carlo Spinelli responsabile per la Politica Interna del movimento presieduto dal giornalista Antonello De Pierro
Roma 24 marzo 2025: La prevenzione è importante per preservare la salute e scoprire eventuali patologie che, se diagnosticate nei tempi dovuti, abbassano sensibilmente la possibilità di portare al decesso. Investire quindi sulla prevenzione sanitaria è fondamentale se si vuole garantire ai cittadini un’aspettativa di vita più alta; eppure in Italia investire sulla prevenzione diventa difficile a causa di fondi che non si riescono a reperire. E’ quanto emerge in questi giorni dopo il no del Ministero dell’Economia ad avallare delle modifiche al disegno di legge sulle liste di attesa che garantisca alle donne un’estensione dell’età per lo screening mammario fondamentale per la ricerca di eventuali tumori alla mammella. Carlo Spinelli responsabile nazionale per la Politica Interna del movimento Italia dei Diritti interviene sull’argomento: ” E’ di questi giorni la notizia del diniego da parte del Ministero dell’Economia alla richiesta presentata dalla maggioranza di governo ma avallata anche da gran parte dell’opposizione, di estendere lo screening per la prevenzione del cancro al seno alle donne dai 45 ai 74 anni. Attualmente la fascia di età per le donne che vengono chiamate al controllo biennale è compresa tra i 50 e i 69 anni – continua Spinelli – mentro soltanto in quattro regioni italiane l’età per essere chiamate al controllo si estende ai 45 e ai 74 anni di età, nel rispetto di quelle che sono le direttive europee. Altre due regioni invece allungano la fascia di età ai 74 anni mantenendo l’età minima ai 50 mentre nel Friuli Venezia Giulia si adotta l’allungamento al contrario e cioè dai 45 anni ai 69. Ci sono poi due regioni, Lazio e Piemonte dove c’è la possibilità di estendere l’età per lo screening mammario su richiesta delle interessate, per il Lazio si può estendere fino ai 74 anni, per il Piemonte invece si adotta una fascia di età compresa tra i 45 e i 74 anni. Come vediamo quindi c’è una disparità di trattamento da regione a regione grazie anche alla famosa autonomia differenziata voluta da questo governo che porta i cittadini italiani ad essere catalogati in serie A, serie B e addirittura serie C andando a ledere il principio costituzionale di uguaglianza che vorrebbe tutti i cittadini con pari dignità sociale. Per migliorare un programma di prevenzione per i tumori al seno vecchio di 50 anni e oltre, sono stati presentati appunto, degli emendamenti a firma bipartisan per apportare alcune modifiche al disegno di legge sulle liste di attesa, emendamenti che hanno avuto il benestare della commissione Sanità del Senato ma che, come già detto, non hanno passato il taglio della ghigliottina del Ministero dell’Economia e Finanze che ha negato l’approvazione per mancanza di fondi. Sarebbero serviti – va avanti ancora l’esponente IdD – 18 milioni di euro per un programma sperimentale di tre anni, il che avrebbe dato modo a circa 4 milioni di donne di usufruire dello screening per prevenire i tumori alla mammella che di fatto allo stato attuale è impedito. Mettere soldi sulla prevenzione sanitaria significa investire sulla tutela della salute, evidentemente in Italia si preferisce investire in altro, magari sul condono delle multe relative a chi non ha risposto all’obbligo vaccinale per il Covid, alla corsa al riarmo dove si prevede di superare il 2% di investimento lordo del PIL nazionale ( attualmente si attesta al 1,57% ) o ai vari bonus che, come abbiamo visto, potrebbero portare benefici a chi non ne ha bisogno attraverso attestazioni false come successo per i redditi di cittadinanza o bonus 110%. E pensare che il Servizio Sanitario Nazionale consiglia alle donne di sottoporsi a mammografia per la prevenzione del cancro al seno già al compimento del quarantesimo anno di età ma come abbiamo visto, per chi vorrebbe seguire questo consiglio deve forzatamente rivolgersi al privato con conseguente esborso di denaro in strutture che a volte, non garantiscono risultati attendibili. E così questo governo prende nuovamente a schiaffi il diritto alla salute dei cittadini italiani non investendo sulla prevenzione sanitaria che – conclude Spinelli – potrebbe salvare la vita a milioni di donne attraverso la diagnosi precoce del cancro al seno”.
Ufficio stampa Italia dei Diritti per la Politica Interna