Una nuova nota a firma del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, dispone il divieto di utilizzo dell’asterisco e dello schwa nelle comunicazioni scolastiche.
Una scelta, presa alla vigilia del T-DOV, il giorno di visibilità della comunità trans, che ha sollevato diverse polemiche: dietro la giustificazione legata alla lingua, si nasconde in realtà una posizione ideologica che mina il principio di inclusività che dovrebbe caratterizzare le scuole.
L’uso dello schwa è diventato una pratica per rendere la lingua italiana più inclusiva, superando l’uso preponderante del maschile e dando spazio a chi non si riconosce nel binarismo di genere (uomo-donna).
Questi simboli permettono di introdurre un terzo genere neutro, rispondendo così anche alle necessità delle persone non binarie, che non si identificano né con il genere maschile, né con quello femminile.
La decisione di Valditara di vietare l’uso di questi simboli nelle scuole appare come una scelta che limita la libertà di espressione e il diritto all’inclusione.
Invece che ascoltare le esigenze delle scuole, questa circolare mira a mantenere uno status quo che, di fatto, esclude la comunità trans; la scuola dovrebbe essere un ambiente che promuove il rispetto per tutte le diversità.
Questa nota strizza l’occhio a movimenti conservatori e di estrema destra, tra cui i gruppi “pro-vita”, che si sono sempre mostrati contrari a questioni come la carriera alias, come abbiamo già visto anche all’interno del Liceo «I. Vian».
Il divieto di utilizzare lo schwa non è una misura che salvaguarda la lingua, ma una mossa che limita l’evoluzione culturale del nostro Paese.
Le scuole dovrebbero essere motore verso l’evoluzione della nostra lingua, per tutelare ogni soggettività.
La circolare, in quanto tale, non è vincolante in alcun modo e, proprio per questo motivo, starà alle singole istituzioni scegliere se stare dalla parte dei diritti o meno.