Sabato 22 marzo 2025, presso la Sala Conferenze dell’Archivio Storico di Bracciano, ho avuto il privilegio di moderare l’incontro “Intelligenza Artificiale: Incontro o Scontro?”, un evento che ha visto la partecipazione di due relatori d’eccezione come l’ingegnere Luca Lestingi e l’informatico Marco La Posta. È stata un’occasione stimolante per esplorare il modo in cui l’intelligenza artificiale sta ridefinendo le nostre vite, ma anche per porre domande cruciali sul nostro rapporto con la tecnologia e sulla necessità di mantenere il controllo del nostro pensiero critico.
Come grafologa e appassionata da sempre di scrittura, sia creativa che a mano, ho sentito il bisogno di portare il dibattito su un aspetto spesso trascurato: la progressiva perdita dell’abitudine alla scrittura manuale. Se l’IA offre strumenti incredibili per migliorare la produttività, dall’altra parte rischia di allontanarci sempre più da un’abilità fondamentale per la nostra crescita cognitiva ed emotiva.
Scrivere non è solo un atto meccanico, ma un gesto che racchiude molto di più. La scrittura a mano riflette il nostro stato emotivo, il nostro temperamento, la nostra struttura di pensiero. È un’espressione unica della nostra identità, un’impronta personale che nessuna tecnologia potrà mai replicare.
Nelle Nuove Indicazioni 2025 per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo di istruzione, del Ministero dell’Istruzione e del Merito, viene ribadita l’importanza della scrittura come strumento di crescita, apprendimento e umanizzazione. Si sottolinea come scrivere significhi strutturare il pensiero, rallentare per capire, esplorare se stessi. È introspezione, riflessione, cura. Ma allora perché questa pratica sta diventando sempre più rara?
Sempre meno giovani utilizzano la scrittura a mano, e non solo loro. Anche gli adulti, una volta usciti dal percorso scolastico, si affidano quasi esclusivamente alla tastiera. Il rischio è che, in un futuro non troppo lontano, ci si ritrovi a non saper più scrivere in modo fluido e leggibile, con conseguenze significative anche a livello cognitivo.
L’intelligenza artificiale: opportunità o pericolo?
Durante l’incontro, abbiamo discusso dei vantaggi dell’intelligenza artificiale, ma anche delle sue insidie. Marco La Posta, nel suo romanzo Terminale U99, immagina un futuro distopico in cui la tecnologia prende il sopravvento sulla libertà individuale, e in cui il pensiero umano rischia di essere soffocato da algoritmi che decidono per noi.
Eppure, non serve spingersi così lontano per cogliere la portata del cambiamento che stiamo vivendo. Sempre più spesso, anche per scrivere un semplice testo, ci affidiamo ai suggerimenti predittivi, ai correttori automatici, ai generatori di contenuti. È davvero un progresso, se significa che smettiamo di formulare autonomamente il nostro pensiero?
Ogni innovazione porta con sé aspetti positivi e negativi, ma il rischio che vedo è quello di disimparare la scrittura, di perdere l’abilità di organizzare il pensiero in modo chiaro e personale. La scrittura è una delle basi della conoscenza e dell’indipendenza umana: rinunciarvi significherebbe perdere un pezzo della nostra autenticità.
E’ fondamentale educare le nuove generazioni (e non solo loro) a un uso consapevole della tecnologia. L’intelligenza artificiale può essere un supporto straordinario, ma non deve sostituire la nostra capacità di pensare e comunicare in modo autonomo.
La scuola gioca un ruolo essenziale in questo processo: la scrittura a mano non dovrebbe essere considerata un retaggio del passato, ma una competenza da coltivare e proteggere. Corsivo, calligrafia, lettura ad alta voce: sono tutti strumenti che aiutano a sviluppare il pensiero riflessivo e a mantenere viva la connessione tra mente e gesto grafico.
Intercettare precocemente le difficoltà nella scrittura e offrire percorsi di rieducazione grafica è una priorità, così come lo è insegnare ai giovani a non farsi trascinare passivamente dalla tecnologia, ma a utilizzarla con spirito critico.
L’evento di Bracciano mi ha lasciato molte riflessioni, ma una certezza: la scrittura è parte integrante della nostra essenza e non possiamo permetterci di perderla. Scrivere è pensare, sentire, esprimersi. Scrivere è vivere.
Dobbiamo trovare un equilibrio tra progresso tecnologico e mantenimento delle nostre capacità umane fondamentali. L’intelligenza artificiale è una realtà ormai consolidata, ma la nostra autenticità dipende ancora, e dipenderà sempre, dalla capacità di mettere su carta i nostri pensieri con il tratto unico e irripetibile della nostra scrittura.
Paola Forte
redattrice L’agone