Ho accolto con piacere la proposta della dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo di Bracciano, Antonella Di Spalatro e della vice preside Rita Orecchioni, di effettuare incontri con gli alunni delle classi quarte e quinte, per coinvolgerli in attività di prevenzione e contrasto al bullismo e al cyberbullismo. Ciò, in osservanza alla legge 29 maggio 2017, n. 71, modificata dalla legge 17 maggio 2024 n.70. Il progetto generale d’Istituto è affidato, come in tutte le scuole, ad un team di docenti che costituiscono il gruppo antibullismo, dedito a studiare, controllare e contrastare il fenomeno nella scuola. I dati emanati a novembre 2021, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, riportavano che a livello globale, tra i 10 ed i 19 anni, un adolescente su sette soffre di un disturbo mentale: depressione, ansia, disturbi comportamentali, deficit di attenzione e iperattività, disturbi della condotta, insorgenza precoce dei disturbi alimentari, dei casi di autolesionismo, di suicidio e di reati delinquenziali. Tra i fattori di rischio, vi sono le esperienze di abuso e il bullismo, le relazioni tra pari, la pressione per conformarsi ai coetanei, la qualità della vita familiare, i problemi socio-economici e l’influenza dei media. È essenziale attuare forme di prevenzione creando ambienti protettivi e di supporto in famiglia, a scuola, nella comunità. Tra gli interventi dello Stato: l’istituzione del Bonus Psicologo per sostenere le spese di psicoterapia; la reintroduzione, con l’ultima Legge di Bilancio, dello psicologo nelle scuole a partire dall’anno 2025-2026; l’istituzione dell’Ordine professionale dei pedagogisti (legge n. 55 del 15 aprile 2024) che stabilisce i compiti, i requisiti e le competenze per l’esercizio dell’attività professionale. Il pedagogista oggi è impegnato in attività di ricerca, sperimentazione e didattica; svolge funzioni di coordinamento, consulenza e supervisione in diversi contesti e su diverse età, dai giovani agli anziani. In quanto pedagogista, ho accolto di buon grado la proposta di dialogare con gli alunni di classe quarta e quinta dell’Istituto. Ho organizzato incontri separati tra le classi quinte e le quarte perché a nove anni il bambino è in piena fanciullezza mentre a dieci prende avvio lo sviluppo puberale e la prima adolescenza, dunque ho tarato il linguaggio sul loro livello evolutivo. Come affermava il grande Comenio, nel 1600, si possono insegnare concetti complessi ricorrendo ad un linguaggio adeguato. Del resto parlare di bullismo, senza rappresentare l’importanza delle emozioni, il motivo per cui occorre riconoscerle e governarle, quale importanza hanno l’empatia e l’autostima sulla loro crescita, avrebbe avuto poco senso. Sarebbe rimasta nel loro immaginario la semplificazione che mi avevano espresso: il bullo è cattivo e la vittima è buona. Questo non è sufficiente a destrutturare la figura del bullo. È stata una bella esperienza, insieme abbiamo riconosciuto il valore delle emozioni e la necessità di governarle; come reagire di fronte a un bullo e come non cadere nella Rete del cyberbullo; quali sono i rischi che possono incontrare sul web. Alla base di ogni considerazione c’è stato l’invito a parlare con mamma o papà o comunque confidarsi con un adulto di fiducia, sia quando si è presi di mira, sia quando si è contattati da sconosciuti sul web. I bambini sono stati attentissimi e interessati, tante sono state le domande e soprattutto hanno rivelato un grande bisogno di parlare e di confrontarsi.
Anna Maria Onelli
Redattore L’agone