16 Aprile, 2025
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La Polizia di Stato celebra la sua festa. A Roma la cerimonia solenne 173 anni portati bene

Si è celebrata a Roma, in una piazza del Popolo gremita e ammantata d’azzurro, il 173° anniversario dell’Istituzione della Polizia di Stato, fondata nel 1852 durante il Regno di Sardegna come Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, voluto dal Re Carlo Alberto.

Da sempre al servizio del cittadino, è l’autorità di pubblica sicurezza che, oltre a vigilare sull’ordine pubblico e provvedere al mantenimento della sicurezza, fornisce soccorso a soggetti pubblici e privati in caso di infortuni, e favorisce la risoluzione pacifica dei dissidi tra privati. Assolve a compiti di contrasto a ogni forma di criminalità, organizzata o diffusa, grazie a le eccellenze investigative centralmente e localmente dislocate su tutto il territorio della Repubblica.

Grazie alle numerosità specialità, assicura la sicurezza alle frontiere terrestri, marittime e aeree, vigila su strade e rete ferroviaria.

L’aquila turrita che la rappresenta, portata sul berretto e sul basco di ogni poliziotto, è un segno identitario che esprime la capacità di saper cogliere le trasformazioni della società anticipandone esigenze e bisogni.

Pensavo a quanto si è trasformata la società in 173, quanto si è evoluto il male, dissoluto il rispetto, alterata la capacità di convivenza civile; e quanto la Polizia sia sempre riuscita a rimanere al passo con le esigenze di tutela, di contrasto a un crimine che evolve non cedendo mai il passo all’ingiustizia senza contrastarla e combatterla.

Oggi celebrati per il loro giorno di festa, ogni giorno insultati, maledetti, accusati e maltrattati: donne e uomini che hanno fatto giuramento di essere poliziotti e non di fare i poliziotti, rinunciando all’ordinario, al convenzionale, alla certezza. Eppure cercati nel bisogno, determinanti nell’urgenza, fondamentali nelle calamità, presenti nei drammi.

Forse a ridosso della celebrazione, dovremmo chiederci quanto davvero identifichiamo la democrazia con questa istituzione, quanto siamo grati per riconoscergli la nostra prerogativa di essere liberi, quanto siamo disposti a difendere la libertà vestendo l’uniforme del cittadino riconoscente.

Ludovica Di Pietrantonio

Redattrice L’agone

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