Duro il comunicato: “Il racconto che emerge è sommario e parziale, con una narrazione che si focalizza in prevalenza sulle testimonianze di detrattori”
Rimini, 1 gennaio 2021 – “La comunità San Patrignano si dissocia completamente dalla docu-serie messa in onda da Netflix“. Così la comunità commenta ‘SanPa: Luci e Tenebre di San Patrignano’, docu-serie originale italiana Netflix da pochi giorni disponibile, definita versione “unilaterale”. “Il racconto che emerge – spiega una nota – è sommario e parziale, con una narrazione che si focalizza in prevalenza sulle testimonianze di detrattori, per di più, qualcuno con trascorsi di tipo giudiziario in cause civili e penali conclusesi con sentenze favorevoli alla Comunità stessa, senza che venga evidenziata allo spettatore in modo chiaro la natura di codeste fonti”.
“Per trasparenza e correttezza – spiega la Comunità di San Patrignano – abbiamo ospitato per diversi giorni la regista della serie la quale è stata libera di parlare con chiunque all’interno della comunità, e abbiamo inoltre fornito l’elenco di un ampio ventaglio di persone che hanno vissuto e o tuttora vivono a San Patrignano e della quale conoscono bene storia passata e presente, in modo da poterle dare gli strumenti necessari per una ricostruzione oggettiva e informata. Tale elenco è stato totalmente disatteso, ad eccezione del nostro responsabile terapeutico Antonio Boschini, preferendo lasciare spazio ad un resoconto unilaterale che paia voler soddisfare la forzata dimostrazione di tesi preconcette. Avevamo espresso fin dall’inizio la preoccupazione per gli effetti che un prodotto televisivo di ricostruzione delle vicende trascorse all’interno della comunità, se non ricostruite e presentate in maniera equilibrata e adeguatamente contestualizzate, poteva avere sulla odierna realtà di San Patrignano, con i suoi oltre mille ospiti. Purtroppo, ci troviamo a constatare che i timori erano assolutamente fondati”. La comunità si dice inoltre preoccupata «per gli effetti negativi e destabilizzanti che potrebbero ricadere sull’oneroso lavoro di recupero, reinserimento e prevenzione” sui quali è impegnata.
“Le spettacolarizzazioni, drammatizzazioni e semplificazioni presenti in un prodotto chiaramente costruito per scopi di intrattenimento commerciale – prosegue la nota – più che di seria ricostruzione documentaria che rispetti i canoni di oggettività per essere chiamata tale, potrebbero altresì colpire le purtroppo numerosissime persone e le loro famiglie che affrontano il grave problema della tossicodipendenza, oggi ancora emergenza nazionale. Persone alle quali San Patrignano ha sempre aperto le proprie porte e accolto gratuitamente in un programma terapeutico basato su principi e metodi molto distanti da quelli descritti nella docu-serie, come dimostrato da diversi studi indipendenti di prestigiosi atenei sia nazionali che internazionali. Per la nostra parte, continueremo, con l’impegno che da sempre ci contraddistingue, ad essere al fianco di tutti coloro, e delle loro famiglie, che intraprendono il percorso di recupero dalla dipendenza e ad aiutare gratuitamente quanti avranno bisogno di noi”.
La serie tv su Netflix
Netflix ha raccontato la storia della comunità di San Patrignano confezionando la prima docu-serie originale italiana, disponibile in 190 Paesi. Il prodotto televisivo racconta, appunto, a 360 gradi, l’esperienza avviata nel 1978 da Vincenzo Muccioli sulle colline romagnole. Si tratta di cinque puntate dove vengono evidenziate la vita, i successi, i fallimenti, le accuse, i processi – insomma tutta la movimentata storia della comunità insediata a Coriano (Rimini) – attraverso testimonianze e immagini di repertorio.
La docu-serie è stata realizzata con venticinque testimonianze, 180 ore di interviste e con immagini tratte da 51 differenti archivi. La regia è di Cosima Spender. Il lavoro è una Produzione 42, con produttori esecutivi Gianluca Neri, Nicola Allieta, Andrea Romeo e Christine Reinhold. La serie è stata scritta da Carlo Gabardini, Gianluca Neri e Paolo Bernardelli.
(Il Resto del Carlino)